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RAPPORTO ISPRA SUI RIFIUTI URBANI
I Rifiuti da Nord a Sud: Risorse e Problemi

- di: Beniamino Bonardi
- La ventesima edizione del Rapporto Rifiuti Urbani è stata presentata nei giorni scorsi presso la Camera dei Deputati. Compilato annualmente dal Centro Nazionale per il Ciclo dei Rifiuti dell’ISPRA in attuazione dell’art. 189 del d.lgs. n. 152/2006, il Rapporto fornisce i dati, aggiornati all’anno 2017, sulla produzione, raccolta differenziata, gestione dei rifiuti urbani e dei rifiuti di imballaggio, compreso l’import/export, a livello nazionale, regionale e provinciale. Riferisce, inoltre, dei costi dei servizi di igiene urbana.
Dall’edizione 2018 del Rapporto rifiuti urbani, emerge che nel 2017 la produzione di rifiuti urbani è scesa dell’1,7% rispetto al 2016, attestandosi a 29,6 milioni di tonnellate. Dopo l’aumento riscontrato tra il 2015 e il 2016 - sul quale aveva anche influito il cambiamento della metodologia di calcolo, che aveva incluso nella quota dei rifiuti urbani i rifiuti inerti derivanti da piccoli interventi di manutenzione delle abitazioni - si rileva dunque una nuova contrazione della produzione. Raffrontando il dato 2017 con quello 2013 si riscontra, nel quinquennio, una sostanziale stabilità della produzione (+0,08%). Dopo il brusco calo del biennio 2011/2012 - concomitante con la contrazione dei valori del prodotto interno lordo e dei consumi delle famiglie - la produzione si mantiene su valori quasi sempre inferiori a 30 milioni di tonnellate.
Nel 2017 la raccolta differenziata ha raggiunto il 55,5%, contro il 52,5% dell’anno precedente. Più alti i valori al Nord (66,2%), più bassi al Sud (41,9%), mentre il Centro si colloca poco al di sotto della media nazionale (51,8%).
In particolare aumento la raccolta dei rifiuti in legno, che raggiungono le 800.000 tonnellate, con una crescita dell’8,2%. Un aumento percentuale analogo si osserva, tra il 2016 e il 2017, per la raccolta dei rifiuti metallici (+8%), il cui quantitativo si attesta, nell’ultimo anno, a quasi 320.000 tonnellate.
La raccolta dell’umido nel 2018 è cresciuta solo dell’1,8%, mentre nei sette anni precedenti era aumentata di quasi 8 punti percentuali l’anno, con picchi del 9,6% tra il 2013 e il 2014.
L’analisi dei dati evidenzia che lo smaltimento in discarica interessa il 23% dei rifiuti urbani prodotti. Il riciclaggio delle diverse frazioni provenienti dalla raccolta differenziata o dagli impianti di trattamento meccanico biologico dei rifiuti urbani raggiunge, nel suo complesso, il 47% della produzione: il 20% è costituito dal recupero di materia della frazione organica da RD (umido+verde) e oltre il 27% dal recupero delle altre frazioni merceologiche.
Il 18% dei rifiuti urbani prodotti è incenerito, mentre l’1% viene inviato ad impianti produttivi, quali i cementifici, centrali termoelettriche, ecc., per essere utilizzato all’interno del ciclo produttivo per produrre energia; l’1% viene utilizzato, dopo adeguato trattamento, per la ricopertura delle discariche, il 3%, costituito da rifiuti derivanti dagli impianti TMB, viene inviato a ulteriori trattamenti quali la raffinazione per la produzione di CSS o la biostabilizzazione, l’1% è esportato (355.000 tonnellate) e la stessa quota viene gestita direttamente dai cittadini attraverso il compostaggio domestico (267.000 tonnellate).
Infine, nella voce “altro” (4%), sono incluse le quantità di rifiuti che rimangono in giacenza alla fine dell’anno presso gli impianti di trattamento, le perdite di processo, nonché i rifiuti prodotti dagli impianti di trattamento meccanico biologico la cui destinazione non è desumibile dalla banca dati MUD. In merito al dato rilevato per le esportazioni l’Ispra precisa che non include i materiali esportati dopo operazioni di recupero a seguito delle quali sono qualificati come materie prime secondarie. Per tali materiali, infatti, non è previsto l’obbligo di dichiarazione MUD.
Lo smaltimento in discarica nel 2017 ha interessato il 23% dei rifiuti urbani prodotti, contro il 25% del 2016. Sono state smaltite in discarica 6,9 milioni di tonnellate di rifiuti urbani, con una riduzione del 6,8% rispetto ai 7,4 milioni dell’anno precedente. Le discariche operative, nel 2017, sono state 123, 11 in meno rispetto al 2016.
Quanto riguarda l’incenerimento, si è registrata una riduzione del 3% tra il 2016 ed il 2017. Il 70% circa dei rifiuti viene trattato al Nord, l’11% al Centro e quasi il 19% al Sud. L’Ispra rileva che quote considerevoli di rifiuti prodotte nelle aree del Centro e Sud Italia vengono trattate in impianti localizzati al Nord. La sola Lombardia riceve da fuori regione 300.000 tonnellate provenienti prevalentemente dal Lazio.
Nel 2017, sul territorio nazionale, sono stati operativi 39 impianti di incenerimento che trattano rifiuti urbani e rifiuti combustibili (CSS), frazione secca (FS) e bioessiccato derivanti dal trattamento meccanico biologico dei rifiuti urbani stessi. Rispetto al 2016, non risultano più operativi l’impianto di Macomer (in fase di revamping) e un impianto di Colleferro; l’altro impianto di Colleferro ha trattato, nel 2017, quantità molto esigue di rifiuti per un breve periodo di tempo e, successivamente, è stato chiuso. L’impianto di Capoterra, invece, ha trattato una quantità inferiore di rifiuti rispetto agli anni precedenti (circa -45%) a causa di numerosi fermi tecnici e incidentali.
Dal 2012 al 2017, il numero di impianti si è ridotto di 10 unità, mentre il quantitativo di rifiuti inceneriti si presenta abbastanza stabile sia per quanto attiene il livello nazionale che per macro area geografica. Tale situazione trova giustificazione nel fatto che, laddove le condizioni tecniche lo hanno consentito, gli impianti hanno incenerito una quantità di rifiuti tale da approssimarsi o giungere alla condizione di carico termico nominale. Il parco impiantistico è prevalentemente localizzato nelle regioni del Nord (26 impianti); in Lombardia e in Emilia Romagna sono presenti rispettivamente 13 e 8 impianti operativi che, nel 2017, hanno trattato 3,4 milioni di tonnellate di rifiuti urbani che rappresentano il 75% di quelli inceneriti nel Nord. Al Centro e al Sud, con rispettivamente 7 e 6 impianti operativi, sono state trattate quasi 600.000 e 985.000 tonnellate di rifiuti urbani.
Il trattamento della frazione organica della raccolta differenziata (umido + verde) è passato da 5,7 milioni di tonnellate a 5,9 milioni di tonnellate, con una crescita di 181 mila tonnellate, pari al 3,2%. Negli impianti di compostaggio sono state trattate 3,3 milioni di tonnellate, circa 2,4 milioni di tonnellate sono state trattate in impianti di trattamento integrato anaerobico/aerobico, mentre circa 288 mila tonnellate sono state avviate in impianti di digestione anaerobica. Gli impianti di trattamento integrato aerobico/anaerobico si stanno sempre più diffondendo a livello nazionale, mostrando una crescita dei quantitativi gestiti di circa il 47% nell’ultimo biennio e del 14% nell’ultimo anno. Il pro capite nazionale di trattamento biologico dei rifiuti organici provenienti dalla raccolta differenziata, nel 2017, è stato pari a 98 kg/abitante, con valori molto diversi nelle singole aree geografiche: 146 kg/abitante al Nord, 60 kg/abitante al Centro e 55 kg/abitante al Sud. Tali dati non sono completamente confrontabili con quelli della raccolta della frazione organica a livello territoriale. Infatti, la scarsa dotazione impiantistica rilevata in alcune aree del Centro-Sud del paese (178 impianti di compostaggio dei 285 operativi a livello nazionale, 25 dei 31 di trattamento integrato e 22 dei 24 di digestione anaerobica sono localizzati nel Settentrione) comporta la movimentazione di rilevanti quantità di rifiuti da queste aree verso gli impianti del Nord. La raccolta della frazione organica (umido+verde) al netto del compostaggio domestico, infatti, a livello nazionale raggiunge i 105 kg/abitante, con 121 kg al Nord, 107 kg al Centro e 82 kg al Sud.
Analizzando i dati relativi alle diverse forme di gestione messe in atto a livello regionale, l’Ispra evidenzia che, laddove esiste un ciclo integrato dei rifiuti grazie ad un parco impiantistico sviluppato, viene ridotto significativamente l’utilizzo della discarica. In particolare, in Lombardia lo smaltimento in discarica è ridotto al 5% dei rifiuti prodotti, in Friuli Venezia Giulia al 6%, in Trentino Alto Adige al 10% ed in Veneto al 13%. Nelle stesse regioni la raccolta differenziata è pari rispettivamente al 69,6%, 65,5%, 72% e 73,6% e consistenti quote di rifiuti vengono trattate in impianti di incenerimento con recupero di energia. Vi sono regioni in cui il quadro impiantistico è molto carente o del tutto inadeguato; è il caso della Sicilia, dove i rifiuti urbani smaltiti in discarica rappresentano ancora il 73% del totale dei rifiuti prodotti, ma anche del Lazio e della Campania, che non riescono a chiudere il ciclo all’interno del territorio regionale.
Infine, per quanto riguarda l’esportazione di rifiuti urbani, nel 2017 il Rapporto rileva l’esportazione di circa 355.000 tonnellate, di cui solo 271 tonnellate sono rifiuti pericolosi. Rispetto al 2016, si registra una diminuzione del totale esportato pari al 18,1%.
Nel 2017, le regioni maggiori esportatrici risultano il Lazio e il Friuli Venezia Giulia, rispettivamente con 81.000 tonnellate (il 22,9% del totale esportato) e circa 54.000 tonnellate (il 15,2% del totale esportato). Il Lazio ha esportato principalmente “rifiuti urbani indifferenziati” (codice 200301), circa 51.000 tonnellate, prodotti nella capitale e inviati in Austria ai fini dello smaltimento. Tale situazione ha comportato un notevole incremento del quantitativo esportato dalla regione rispetto al 2016. Il Lazio esporta anche Combustibile Solido Secondario - CSS (codice 191210), circa 22.000 tonnellate, destinate quasi totalmente in Portogallo per essere recuperate sotto forma di energia.
Diversamente, il Friuli Venezia Giulia, rispetto al 2016, presenta una forte diminuzione del quantitativo esportato, pari al 46,1%; ha esportato 40.000 tonnellate di Combustibile Solido Secondario - CSS (codice 191210), destinato principalmente in Ungheria (circa 18.000 tonnellate), in Austria (oltre 11.000 tonnellate) e in Slovenia (oltre 7.000 tonnellate); tali rifiuti vengono recuperati sotto forma di energia presso cementifici. Circa 7.000 tonnellate sono invece costituite da “altri rifiuti prodotti dal trattamento meccanico dei rifiuti urbani” (codice 191212), destinate quasi esclusivamente in Slovacchia ai fini del recupero di materia. In Veneto si registra invece un aumento del quantitativo esportato, pari al 20,8%; per lo più si tratta di Combustibile Solido Secondario - CSS - (codice 191210), 39.000 tonnellate, destinate principalmente in Ungheria e in Austria.