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COGENERAZIONE E TELERISCALDAMENTO

Il primato di Brescia

di: Rosa Filippini
Mentre l’emergenza rifiuti si diffonde in molte zone del paese, sarebbe utile far conoscere l’esperienza bresciana, con l’inceneritore che produce elettricità e calore nel cuore stesso della città. Si aiuterebbe così la campagna elettorale a liberarsi dalla demagogia e i partiti a entrare nel merito dei problemi.


 

Il 31 gennaio scorso si è tenuto il convegno per il quarantennale del teleriscaldamento di Brescia, organizzato da A2A in collaborazione con la Fondazione ASM, il Comune di Brescia e altre istituzioni. L’evento, a pochi mesi dall’approvazione della direttiva che promuove la cogenerazione e il teleriscaldamento in Europa, ha messo in rilievo il primato di Brescia accanto a Stoccolma, Amburgo, Copenhagen. Un riconoscimento dovuto per la scelta innovativa compiuta negli anni ’70, per l’impegno mantenuto e rinnovato nel tempo dall’azienda e dalle amministrazioni comunali (molto diverse fra loro) con risultati positivi per l’ambiente e per l’economia, per la buona gestione di impianti industriali in ambito urbano, per la comunicazione attiva con i cittadini, per i controlli efficienti.

Il convegno ha rappresentato, attraverso le relazioni (raccolte nel "Convegno: 40 anni di teleriscaldamento a Brescia") un resoconto puntuale dei risultati ambientali ed economici del sistema.

Come presidente di un’associazione ambientalista impegnata da più di trent’anni nella promozione delle politiche di efficienza energetica, particolarmente di quelle in favore della cogenerazione e del teleriscaldamento, ho accettato con soddisfazione l’invito a moderare la sessione mattutina. Inoltre, rispetto ad una residua contestazione, peraltro molto civile, prevalentemente motivata dall’opposizione all’inceneritore, mi sono proposta, almeno presso le cronache locali che ne hanno dato conto, di sparigliare l’interpretazione conformista che vuole gli ambientalisti schierati per principio contro qualsiasi gestione industriale anche se virtuosa. Durante il convegno, anzichè ignorare la protesta, come è d’uso, ho voluto replicare pubblicamente all’affermazione che la cogenerazione e il teleriscaldamento sarebbero “una tecnologia antiquata” adottata in contrasto con quanto “si fa nel resto d’Europa”. Affermazione singolare questa, visto che la direttiva che promuove la cogenerazione e il teleriscaldamento in Europa è stata approvata non più di tre mesi fa.

Il “Coordinamento comitati ambientalisti della Lombardia” mi ha poi inviato una lunga lettera. Ma più che delle motivazioni della prevedibile protesta, a margine dell’evento, vorrei sottolineare alcuni silenzi, quelli sì, a mio parere gravi e immotivati.

L’anniversario del teleriscaldamento a Brescia è rimasto all’interno delle cronache locali sebbene esso riguardi un raro esempio, in Italia, di applicazione di tecnologie ad un sistema di larga scala. Sembra che la concomitanza della campagna elettorale non abbia favorito l’evento. Ma il punto è proprio questo: perché un Paese dove la metà del territorio, compresa la capitale, è in emergenza rifiuti da decenni e dove, in molte città, le caldaiette per il riscaldamento contendono al traffico veicolare la principale causa dell’inquinamento dell’aria, non considera l’esperienza bresciana come uno spunto per il dibattito politico della campagna elettorale? Eppure, essa riguarda argomenti di attualità politica e direttamente connessi alla qualità dell’amministrazione.

Ad esempio, la green economy va di moda e fa parte di molti slogan elettorali. Al di là della retorica, sarebbe interessante sapere se i candidati che la enfatizzano conoscono o ignorano il teleriscaldamento di Brescia che, per tecnologia e risultati ambientali, ne costituisce un’esperienza concreta. Se la conoscono, che ne pensano? L’apprezzano? La osteggiano? O preferiscono non parlarne perché, riguardando anche l’incenerimento dei rifiuti, la considerano tabù?

A proposito di rifiuti, l’emergenza si aggrava in molte zone del paese e costituisce uno dei principali elementi di crisi nel rapporto fra i cittadini e la politica. A Napoli, nonostante il funzionamento dell’inceneritore di Acerra ne attenui la portata, il problema rimane irrisolto. A Parma, l’opposizione alla costruzione di un inceneritore ha determinato l’elezione del sindaco grillino che, però, non potrà mantenere le promesse fatte al proprio elettorato. A Roma, oltre a sindaci e governatori, anche ministri e supercommissari si sono ormai arresi ai rifiuti e all’impossibilità di trovare una nuova discarica dopo aver dissipato quella esistente. In questo quadro sarebbe d’obbligo far conoscere l’esperienza bresciana con l’inceneritore che produce elettricità e calore utile, realizzata negli anni da giunte di colore diverso. Aiuterebbe la campagna elettorale a uscire dalla propaganda demagogica e i partiti a entrare nel merito dei problemi.

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