Tags: Energia, Europa, Fonti fossili

LE CAVE DI LIGNITE IN GERMANIA

Carbone e cocomeri

di: Leonello Serva
L’estrazione della lignite nella regione tedesca della Lusazia.


 

Figura 1. Mappa delle aree di cava (presenti e passate) della lignite (evidenziate dalle zone chiare e dai laghi) nella regione della Lusazia. Come si può notare, l’area interessata si estende per alcune entinaia di chilometri quadrati.

La figura 1  è  ripresa da Google e riporta la zona, nella regione della Lusazia, ove è ubicato il villaggio di Atterwasch (231 abitanti), recentemente descritto accuratamente dal National Geographic e dal New York Times.

Il motivo per tale risalto non è noto ma può essere collegato in termini geopolitici al problema della CO2. Questi articoli comunque sono utili per continuare il discorso già iniziato nei numeri precedenti (qui e qui) sulla “verde” Germania.

Miliardi di tonnellate di lignite sono presenti nel sottosuolo di questa remota regione, collinare, situata a circa 150 km a sud di Berlino, ai confini con la Polonia, piena di boschi di conifere, fattorie e piccoli paesini.

In questa regione, per l’estrazione della lignite, sono stati distrutti 136 piccoli paesini con lo spostamento forzato di circa 25.000 persone. La maggior parte degli scavi, iniziati nel 1934, sono stati effettuati dopo la Seconda guerra mondiale. La regione apparteneva infatti alla ex Germania Est e, nello stesso periodo, analoghe operazioni di estrazione sono state portate avanti in altri paesi dell’Europa orientale. Tra questi paesi vi è la Boemia (regione della Repubblica Ceca), ben conosciuta grazie alla ricognizione richiesta, dopo la caduta del Muro di Berlino, dall’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica dell’ONU (AIEA) sulla sicurezza degli impianti nucleari situati nei paesi ex socialisti europei (quasi tutti utilizzanti tecnologia ex URSS tipo Chernobyl). Chi scrive ha effettuato la verifica sismica del sito (originariamente cecoslovacco) di Temelín, che si trova proprio nel Massiccio Boemo. Tali azioni di verifica a volte non erano ben viste dagli addetti ai lavori di questi paesi in quanto investiva il loro operato; molti di essi inoltre credevano che i verificatori avessero l’obiettivo di chiudere gli impianti, che erano vitali per il fabbisogno energetico e quindi per l’economia del paese. La zona è tuttora piena di ampie cave di lignite (vedi "Brown coal mining limits in North Bohemia") e, in passato, molte famiglie presentavano serie patologie polmonari. 

Figura 2. Mappa (ripresa da Google) delle aree di cava della lignite (sono evidenziate dalle zone chiare e dai laghi) nella regione di Most. L’area interessata anche in questo caso si estende per centinaia di kilometri quadrati. E’ importante sottolineare che la città di Most (indicata in rosso)  fu completamente demolita e gli abitanti riallocati nei tipici palazzoni, stile sovietico, che caratterizzano tutte le periferie delle città dell’ex Europa socialista.

Secondo gli articoli sopra citati la ripresa degli scavi per l’approvvigionamento della lignite è dovuta per lo più al fatto che la chiusura degli obsoleti impianti nucleari tedeschi, (decisa dal governo tedesco per fine vita degli stessi, e propagandata dallo stesso governo come azione messa in essere a valle dell’incidente di Fukushima) ha creato un deficit energetico. Per tale motivo, si è ora deciso di fare ricorso alle enormi risorse di lignite (la Germania è leader mondiale per la produzione di tale risorsa) e ciò ha comportato la ripresa delle attività estrattive nella regione della Lusazia, che erano state quasi del tutto bloccate dopo la caduta del muro di Berlino come segno augurale per il nuovo corso che si andava a delineare con la riunificazione della Germania.

Questa riapertura alla lignite potrebbe comportare,secondo i critici, lo spostamento forzato di altre 10.000 persone, la distruzione di altri piccoli centri urbani e di un cimitero di soldati tedeschi morti nella II Guerra Mondiale. Tale riapertura ha degli oppositori ma anche dei forti sostenitori in loco in quanto crea occupazione in una zona non economicamente ricca. E’ importante sottolineare che una petizione pro lignite svolta in loco ha ottenuto 60.000 firme mentre un’altra,  contraria,  ne ha ottenute 120.000, per lo più provenienti dalle aree metropolitane di Berlino e Amburgo.

Anche in questo caso vale la domande già fatta nei precedenti articoli:

è corretto affermare che la politica energetica tedesca è verde, come credono in tanti?

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