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PIÙ RINNOVABILI ELETTRICHE E MENO EFFICIENZA ?

Ditelo a Renzi

di: Rosa Filippini
Il Governo torna a compiere errori gravi di politica energetica: è stato emanato il decreto che destina nuovi incentivi alle sole rinnovabili elettriche mentre ancora non si ha notizia delle linee guida per i Certificati Bianchi e un emendamento alla legge sulla concorrenza avalla i ripensamenti del GSE sui progetti già approvati di efficienza energetica ….


Il nuovo Ministro dello Sviluppo Economico Calenda, per qualche settimana, ha tenuto i lobbysti dell’eolico sulle spine ma, poi, la notizia della firma del decreto sugli incentivi per le FER non fotovoltaiche, che mette a disposizione nove miliardi di euro in venti anni, è stata data in pompa magna in una conferenza stampa a cui ha partecipato lo stesso Presidente del Consiglio Renzi. Il messaggio di fondo - osserva in una propria nota Quotidiano Energia – è che l'Italia sul tema "green" non deve prendere lezioni da nessuno. E anche per questo il capo del Governo ha voluto rispondere ironicamente a chi accusa l'Esecutivo di essere in mano alle lobby delle fonti fossili: "La giornata di oggi dimostra che siamo in mano alle lobby delle rinnovabili".

Forse Renzi non sospetta nemmeno quanto questa battuta non abbia proprio nulla di ironico e quanto sia paradossale l’azione del Governo che, pur di compiacere un codazzo di sviluppatori locali e poche imprese multinazionali che si avvalgono di una pretesa immagine “green”, sia disposto ad aumentare ancora la quota degli oneri di sistema, nelle bollette di famiglie e imprese. In questo senso le lobby di rinnovabili non hanno nulla da invidiare a quelle delle fonti fossili, visto che a causa degli incentivi a loro concessi, già da tempo, l’Italia ha il prezzo dell’energia più alto di Europa, un prezzo che grava come un macigno sulle possibilità di ripresa economica e sulla competitività del sistema paese.

La finalità formale di questi incentivi, ovvero quella di raggiungere gli obiettivi delle politiche climatico energetiche dell’UE, è stata già largamente soddisfatta e con anticipo sulla scadenza temporale del 2020. Per il resto, essi non servono affatto a rendere più sostenibile il sistema energetico del nostro paese: sono destinati a poche tipologie di fonti rinnovabili che producono solo elettricità (non intervengono quindi nel settore della produzione o della conservazione del calore, la più rilevante nel bilancio dei consumi energetici) e, in gran parte, favoriscono una produzione intermittente, non programmabile. L’impatto di molti di questi impianti, in particolare di quelli eolici, sul territorio e sul paesaggio è spesso devastante per le loro esagerate dimensioni e per la loro localizzazione nelle aree più pregiate e incontaminate del paese. Forse, proprio in attesa di questo decreto, sono tornati in pista alcuni dei progetti più osteggiati dalle popolazioni locali e dai (pochi) difensori del paesaggio italiano come quello del Monte Peglia, vicino ad Orvieto, quello di Tuscania o quello di Poggio Tre Vescovi sull’Appennino Tosco Emiliano. Non osiamo pensare a cosa potrà accadere ancora in Puglia, in Calabria, in Sicilia.

Queste sono cose note da tempo, non solo ai lettori dell’Astrolabio. Si tratta di errori compiuti negli scorsi anni, che pagheremo cari ancora a lungo, esplicitamente riconosciuti come tali dalle autorità, dalle amministrazioni competenti, da molti Ministri in carica e no. Per questo pensavamo che ormai fosse finita la stagione degli incentivi controproducenti per la nostra economia e per l’ambiente.

Invece, c’è di peggio. Questo decreto in favore dei lobbysti delle rinnovabili elettriche arriva proprio mentre si compie il definitivo affossamento di uno degli strumenti di promozione dell’efficienza energetica più originali ed efficaci, quello dei Certificati Bianchi. Nel corso dell’ultimo anno, il GSE ha fatto di tutto per scoraggiare la presentazione di nuovi progetti industriali efficienti mettendo in atto comportamenti ostili e vessatori, documentati da molte testimonianze delle associazioni di impresa, dalle ESCO e da chi scrive. In parte, le critiche sono state persino riconosciute e accolte dal Gestore ma il Governo non ha ritenuto di porre alcun rimedio. Anzi.

Mentre scriviamo, l’Aula del Senato si accinge ad approvare una norma (un emendamento al Disegno di Legge sulla concorrenza) che avalla la pratica sgradevole del ripensamento sull’erogazione dei Titoli di Efficienza Energetica. Ovvero si riconosce al GSE il potere di revocare provvedimenti di approvazione di progetti, emanati negli scorsi anni dall’Autorità per l’Energia e il Gas o dallo stesso GSE. La norma ha la finalità evidente di arginare la montagna di ricorsi ai TAR presentati da Imprese e da ESCO che, avendo ottenuto crediti da istituti bancari sulla base di progetti approvati, si sono trovati improvvisamente scoperti a causa dei ripensamenti del GSE.

Su questo argomento la volontà di stringere i cordoni della borsa, da parte del Governo, è tale che a nulla sono valse le proteste anche in sede parlamentare. A tal punto che abbiamo dovuto riconoscere come un successo del Senatore Scalia e dei relatori, una modifica all’emendamento che si limita a chiarire che il GSE non può esigere restituzione di titoli dovuta al ripensamento sulla loro concessione!

Dunque, per le rinnovabili elettriche e per l’efficienza, da parte del Governo, ci sono due pesi e due misure. Noi ne abbiamo preso atto. Speriamo che se ne accorgano presto anche Renzi e Calenda.

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