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CAMBIAMENTI CLIMATICI

Eventi Estremi o Estreme Valutazioni?

di: Gianluca Alimonti*
I grandi mezzi di comunicazione tendono a dare per scontato l’aumento della frequenza di eventi meteo estremi e ad attribuirne la responsabilità ai cambiamenti climatici di origine antropica. L’autore smentisce tale tendenza fornendo una lettura critica dell’ultimo report della World Meteorological Organization e una rassegna puntuale dei dati disponibili in letteratura.


Poco prima della COP 22 di Marrakech, è stato pubblicato dalla World Meteorological Organization, WMO, il report The global climate in 2011-2015 al fine di "rafforzare le basi scientifiche per l'attuazione dell'accordo di Parigi e correggere le politiche nazionali in accordo col mutamento delle condizioni climatiche".

La maggior parte del documento è dedicata alla descrizione degli eventi estremi negli anni 2011-2015: sebbene questi siano indice di drammatiche devastazioni e numerosi decessi, il punto è quanto/se questi stiano aumentando in intensità o frequenza e quanto siano attribuibili al riscaldamento globale.

A tal fine, credo sia utile sottolineare la differenza tra evidenza statistica di eccesso di eventi estremi e calcolo probabilistico di attribuzione antropica di evento estremo: i due aspetti hanno consistenze ben differenti.

Riguardo al primo punto devo dire che le evidenze statistiche sono alquanto deboli se non nulle, come anche sostenuto dal documento dell'Intergovernmental Panel on Climate Change, IPCC, Managing the risks of extreme events and disasters to advance climate change adaptation. Summary for policymakers. Di ciò sembrano rendersi conto gli autori stessi del report del WMO, tanto che, già nell'introduzione, sembrano mettere le mani avanti scrivendo che “molti eventi estremi meteorologici e climatici registrati fra il 2011 e il 2015 hanno avuto la loro probabilità di verificarsi sostanzialmente aumentata dai cambiamenti climatici indotti dall'uomo"senza far riferimento ad alcuna evidenza statistica.

Ma andiamo con ordine.

Le uniche "evidenze"nel report del WMO riguardano le ondate di calore:"L'influenza antropogenica più consistente dei cambiamenti climatici ha riguardato la probabilità di calore estremo, a varie scale temporali da un paio di giorni ad un anno intero, ove alcuni studi rilevano che la probabilità dell'evento osservato sia aumentata di 10 volte o più a causa del cambiamento climatico di origine antropica".

Si parla di "probabilità di calore estremo", non di evidenza statistica di eventi al di fuori della media. Riguardo le evidenze statistiche, e' illuminante l'articolo di Screen&Simmonds del 2014 Amplified mid-latitude planetary waves favourparticular regional weather extremes, che analizza gli eventi estremi alle medie latitudini dell'emisfero boreale nel periodo 1979-2012, ove si legge:

“- Una serie di condizioni meteorologiche estreme ha colpito le medie latitudini dell'emisfero settentrionale negli ultimi anni, come ad esempio l'ondata di calore europea nell'estate del 2003, il freddo e gli inverni nevosi nel 2009/10, 2010/11 e 2013/14 nel nord-est degli Stati Uniti, l'ondata di caldo russo nell'estate del 2010, la siccità del Texas del 2011, e le inondazioni nel Regno Unito dell'estate 2012 ed inverni 2013/14;

“- I mesi in cui si sono verificate temperature o precipitazioni estreme sono uniformemente distribuiti in tutto il periodo di 34 anni, e non c'è tendenza di lungo termine.”

Direi che il messaggio è molto chiaro.

Per quanto riguarda le precipitazioni estreme, il report del WMO è molto più cauto:"Il contributo del cambiamento climatico antropogenico agli estremi di precipitazione (sia alti che bassi), è risultato essere meno consistente."

Ciò è coerente con quanto affermato dall'IPCC:"Esiste un'evidenza limitata ad un valore medio per valutare le variazioni originate dai cambiamenti climatici nell'intensità e frequenza delle inondazioni su scala regionale perché i dati strumentali disponibili delle inondazioni sono limitati nello spazio e nel tempo e fuorvianti a causa di cambiamenti di uso del suolo. Inoltre, vi è basso accordo su questa evidenza e, quindi, nel complesso, una scarsa affidabilità su scala mondiale per quanto riguarda il segno di questi cambiamenti ".

Anche qui, però, il WMO cerca la responsabilità umana:"Un esempio di precipitazione estrema per cui potrebbe essere identificata un'influenza antropica è stata la pioggia estrema nel Regno Unito nel dicembre 2015, dove si è riscontrato che i cambiamenti climatici avevano reso l'evento circa il 40% più probabile."

Massimo livello del Tamigi a Kingston. La linea rossa indica il picco del Dicembre 2013 che e' stato raggiunto o superato 14 volte dal 1880. Grafico del Met Office.

Sarà anche così, ma il grafico sopra riportato non mostra alcun andamento delle piene del Tamigi dal 1880.

Se ciò non bastasse, si consideri anche "The variability of European floods since AD 1500" di Glaser et al. nelle cui conclusioni si legge "Anche per gli ultimi anni dal 1950 in poi, quando le informazioni sulle inondazioni si basano su dati strumentali, non si osserva alcun andamento (...) Ancor più significativamente, i recenti cambiamenti nella variabilità delle frequenze delle inondazioni non sono eccezionali rispetto alla frequenza degli ultimi 500 anni e non mostrano alcuna tendenza generale simile alla tendenza ampiamente citata ad "hockey-stick" per le temperature".

Le attribuzioni antropiche del documento del WMO finiscono qui se si escludono lo scioglimento dei ghiacci del polo Nord (al polo Sud stanno aumentando) e l'aumento del livello degli oceani (gli scenari peggiori dell'IPCC prevedono un aumento di qualche decina di centimetri per la fine del secolo. Ricordo che durante l'ultima era glaciale gli oceani erano oltre 100 metri più bassi e da allora continuano a crescere, mentre durante l'ultimo interglaciale, circa 100.000 anni orsono, erano 6/7 metri più alti, e non certo per cause antropiche): queste sono conseguenze del riscaldamento globale, sulle cui cause non è qui il caso di dilungarsi, e non rappresentano certo eventi estremi.

Altri eventi estremi di solito collegati ai cambiamenti climatici sono gli uragani, o cicloni, ed i tornado.

Ci viene detto nel documento del WMO: "L'attività globale dei cicloni tropicali è stata superiore alla norma nel 2013 con 94 cicloni e nel 2015con 91 cicloni (rispetto alla media di 85 nel periodo 1981-2010). "Con un minimo di conoscenza di base della distribuzione di Poisson, si capisce subito che detti valori sono in perfetto accordo con le attese e non hanno nulla di "estremo".

Per una visione più estesa del fenomeno, si osservi il grafico seguente che, direi, non evidenzia alcun trend, sebbene si riferisca al periodo di massima crescita della temperatura globale.

Discorso simile per i tornado ove ci viene detto :"Gli Stati Uniti hanno avuto nel 2011 una delle stagioni di tornado più attive mai registrate."

Dal grafico seguente si può concludere che quanto detto dal WMO sia corretto; altro discorso è se tale anno rappresenti un caso eccezionale o rientri in un trend significativo. Direi che non siamo nel primo caso e, se proprio vogliamo trovare un trend, questo piuttosto appare essere descrescente....

In definitiva credo si possa concludere che non esistono (o, per lo meno, il report della WMO non riporta) statistiche che mostrino aumenti di intensità o frequenza degli eventi estremi: gli studi di attribuzione antropica di eventi che non mostrano alcun trend hanno una limitata consistenza. Ciò non vuol dire che con gli aumenti di temperatura previsti dall'IPCC per fine secolo non ci potrà essere recrudescenza di eventi estremi, ma questo è tutto un altro discorso che, in assenza di evidenza scientifica, rientra meglio tra le speculazioni probabilistiche.

Se fosse necessaria altra evidenza, riporto i grafici seguenti, prodotti da chi osserva tali eventi da un altro punto di vista: gli assicuratori.


“Eventi convettivi, cioè inondazioni, tempeste di grandine, tornado, fulmini, meritano una maggiore attenzione dal momento che  sono probabilmente influenzati dal riscaldamento globale (Trapp et al 2007 2009; Kuntz et al 2009). La figura 5a mostra che non vi è alcuna tendenza significativa delle perdite assicurate globali per questi tipi di pericolo. Allo stesso modo, non vi è alcuna tendenza significativa delle perdite assicurate per gli eventi di tempesta, cicloni tropicali o eventi collegati a precipitazioni. Fonte: A trend analysis of normalized insured damage from natural disastersThe Munich Re Program: Evaluating the Economics of Climate Risks and Opportunities in the Insurance Sector.


Purtroppo, nonostante queste evidenze, sembra che i media abbiano accesso ad altre informazioni e forse questo è il motivo principale per cui siamo tutti portati a "vedere" eventi estremi in ogni occasione....

L'incidenza della frase "condizioni meteorologiche estreme" sulle pagine del New York Times, uno dei principali giornali degli Stati Uniti, dal 1965 al 2014. L'uso della frase è salito alle stelle nell’ultimo decennio, completamente in sproporzione con le tendenze osservate in eventi meteorologici.
Fonte: Catastrophes of the 21st Century R.Pielke Jr. University of Colorado 

Mi sentirei quindi di concludere che le uniche "evidenze scientifiche" sugli eventi estremi riguardano calcoli probabilistici di attribuzione di responsabilità antropica di eventi che non mostrano alcuna intensificazione o aumento di frequenza... tranne naturalmente le evidenze che ci riportano i media, che alle volte conducono veramente a valutazioni... estreme!

P.S.: Sebbene personalmente non condivida la divisione del mondo in negazionisti e credenti, e non ritenga che un'opinione non supportata da evidenze, anche se di persona alquanto esperta, possa spostare l'ago della bilancia, riporto qui un link di R.Muller, scienziato americano, citato da molti come "negazionista convertito", che non lascia scampo ai catastrofisti. Riguardo poi al grado di crescita della temperatura globale nei prossimi 40 anni....chi vivrà, vedrà!...adesso siamo più vicini ad una crescita media di 0,1 C per decade.

 

*Gianluca Alimonti, INFN ed Università degli Studi, Milano

 

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