Tags: Energia, Europa, Efficienza energetica

VERSO L’OTTAVA CONFERENZA PER L’EFFICIENZA ENERGETICA

In Difesa dell’Industria Europea

di: Agime Gerbeti
L’EU pone incisivi limiti emissivi alle proprie industrie e contemporaneamente importa nel proprio mercato, il più importante al mondo con 510 milioni di consumatori, beni prodotti con vettori energetici e processi industriali altamente inquinanti, e li considera, da un punto di vista energetico ambientale, come se fossero fabbricati con i migliori standard ambientali europei. Occorrono nuovi strumenti per superare le contraddizioni delle politiche ambientali europee basate sul sistema ETS.


La Cina è entrata a far parte dell’Organizzazione mondiale del Commercio il 1° gennaio 2001. L’accordo prevedeva che dopo 15 anni sarebbe stata riconosciuta come Economia di Mercato e sarebbero decaduti tutti i dazi.

Il Parlamento Europeo all’inizio dell’anno ha votato contro questo riconoscimento cercando di evitare che decadessero quelle protezioni fiscali che hanno schermato l’industria europea in questi anni. La Cina è la fabbrica del mondo e ciascuno dei settori industriali nei quali produce annichilisce il resto della produzione mondiale. Così, ad esempio, la percentuale di produzione europea di acciaio sul mercato mondiale è passata, dal 2003 al 2013, dal 20 al 10%, quella cinese è cresciuta dal 23 al 49%[1].

Oppure, parlando di ceramica – un’eccellenza italiana che ancora primeggia nel mondo per ricerca, eleganza e innovazione – sebbene l’export continui ad essere incoraggiante[2] questo si deve in buona percentuale alle misure antidumping introdotte nel 2011 che hanno permesso al mercato di reggere la concorrenza di prodotti importati da altri mercati con regole di produzione diverse, soprattutto dalla Cina. Le importazioni di ceramica cinese in Europa, a cui sono stati applicati dazi antidumping finalizzati a correggere prassi commerciali opache, hanno subito una riduzione del -63% rispetto ai massimi del 2010, arrivando ad aprile 2015 ad un livello di 23 milioni di metri quadrati.

“La Cina è un’economia sussidiata non di mercato”, ha dichiarato Lisa Ferrarini, vicepresidente Confindustria con delega all’Europa[3], che produce la metà dei 12 miliardi di mq di piastrelle consumati nel mondo (contro i 400 milioni di mq fabbricati in Italia) e “la sua sovraccapacità produttiva si traduce in concorrenza sleale. I dazi antidumping europei sono i più bassi al mondo, ma già mantenerli sarebbe un successo”.

La Cina produce l’85% della propria elettricità con il carbone, un vettore molto economico ma, salvo meraviglie tecnologiche, molto emissivo.

L’esempio cinese è paradigmatico, ma si potrebbe fare analogo ragionamento con l’economia industriale statunitense che sta raggiungendo l’indipendenza energetica con lo shale gas e tight oil – attività estrattive di enorme impatto ambientale ed emissivo - e che attraverso il caldeggiato TTIP, il trattato transatlantico sul commercio e gli investimenti, vorrebbe portare sul mercato europeo tutti quei beni prodotti con energia altamente inquinante. La crescita del PIL statunitense rispetto all’Area Euro è stata fenomenale. L’Europa dal 2009 al 2015 ha perso ben 11,5 punti percentuali. Nello stesso periodo gli Stati Uniti sono cresciuti del 24,5%[4].

Così altre economie più o meno emergenti che rivendicano il diritto di industrializzarsi e, dunque, di non sottostare a limiti ambientali di sorta.

Chi pensa di attribuire questa mancanza di competitività europea rifacendosi ai vecchi schemi legati al costo del lavoro fa un’operazione antistorica in tempi in cui la produzione industriale ha percentuali di meccanizzazione e robotizzazione altissime; lo stesso dicasi per le materie prime, di cui tutti i competitor si approvvigionano nel mercato globale, quindi a prezzi analoghi.

La questione centrale consiste nel riconoscere che l’EU pone penetranti limiti emissivi alle proprie industrie e contemporaneamente importa nel proprio mercato, il più importante al mondo con 510 milioni di consumatori, beni prodotti con vettori energetici e processi industriali enormemente inquinanti, e li considera da un punto di vista energetico ambientale esattamente come se fossero fabbricati con i migliori standard ambientali europei.

Anzi, di più, perché non solo queste produzioni non sono soggette al pagamento delle quote di emissione come prevede lo schema ETS per le fabbriche poste nel territorio europeo, ma non hanno neanche quei costi derivanti dall’impegno europeo nell’utilizzo di un mix energetico basato massimamente su metano e fonti rinnovabili, cioè su vettori costosi ma poco emissivi.

Una situazione che ha effetti devastanti per l’economia europea e la sua competitività nel mercato mondiale. Secondo la Commissione Europea l’aumento dell’1% della parte costi dell’elettricità comporta la riduzione del 1,6% dell’export[5].

Ma anche effetti enormi sulle emissioni globali e sul clima. I cambiamenti climatici sono una battaglia troppo importante per poterci permettere passi indietro, ma non possiamo nemmeno consentire di aggravare la nostra industria senza riconoscere anche sugli altri produttori degli obblighi, lasciare che avvenga una così massiccia delocalizzazionedei consumi e, con un perverso “Piano Marshall”, finanziare le economie in via di sviluppo e l’incremento delle loro emissioni.

Come realizzare un recupero della competitività industriale europea e di posti di lavoro, con l’esigenza di salvaguardare l’ambiente?Il prossimo 21 novembre proveremo, con gli Amici della Terra, a cambiare prospettiva, suggeriremo una diversa strategia, un nuovo approccio.

 



NOTE

[1] Fonte World Steel Association.

[2] Con un +8% in valore nei primi sei mesi dell’anno e con crescite stimate al +10% nel biennio 2015-2017.

[3] Alla 34esima edizione del Salone internazionale della ceramica per l’architettura e dell’arredobagno, riportato da Ilaria Vesentini il Sole24Ore del 27 settembre 2016.

[4] Fonte Trading economics.

[5] DG Trade 2014, Energy and competitiveness. 

Stampa Email

Commenta e Condividi

 Focus: Dibattito sui Certificati Bianchi

  • Così il Mercato Facilita l’Efficienza Energetica

    di: Massimo Tavoni*
    Nell’ambito del dibattito sul rilancio e la riforma dei Certificati Bianchi, ripubblichiamo un interessante intervento apparso su Lavoce.info del 3 marzo scorso. L’efficienza energetica industriale è uno dei pilastri delle politiche italiane ed europee. Meccanismi di mercato come i certificati bianchi permettono di risparmiare energia a costi ridotti..

    Leggi

  • La Coperta Corta degli Incentivi e gli Effetti Lunghi dell’Efficienza

    di: Nino Di Franco
    Cosa si dovrebbe fare per catturare il potenziale di risparmio in edilizia? Dal 2021 si potranno costruire solo edifici NZEB, quindi a risparmio quasi totale. Resta il parco esistente. Cosa fare, oltre tutto quello che già è previsto (detrazioni 65%, 90% per le facciate, conto termico, ecc.)?

    Leggi

  • Ridurre l'Inquinamento Urbano? Più Efficacia con le Aste

    di: ERmetici & SFidanti
    I collaboratori dell’Astrolabio Ermetici e Sfidanti che, negli ultimi mesi, hanno aperto un dibattito vivace fra gli estimatori dei Certificati Bianchi, tornano alla carica con la loro proposta di introdurre le aste nel meccanismo per l’assegnazione dei TEE. Questa volta, simulano l’applicazione della loro proposta ai fondi stanziati dalle Regioni…

    Leggi

  • Chi ha Ucciso i Certificati Bianchi

    di: Nino Di Franco
    Prosegue il dibattito sul salvataggio/rilancio dei Certificati Bianchi aperto prima e durante la XI Conferenza per l’efficienza energetica. L’autore osserva che la tematica può essere divisa in due: da una parte tutto ciò che riguarda la disponibilità e negoziabilità dei titoli, dall’altra la gestione del meccanismo...

    Leggi

  • Meno Burocrazia e Più Trasparenza per il Rilancio dei TEE

    di: Claudio Palmieri
    Il sistema dei TEE, una best practice italiana che ha dato ottimi risultati in termini di costo/efficacia, è da rilanciare e non da affossare perché si tratta della più importante sperimentazione della teoria economica dei permessi negoziabili applicata all’efficienza energetica...

    Leggi

  • TEE, Come Salviamo il Meccanismo?

    di: Dario Di Santo
    FIRE, l’associazione dell’Energy Management, com’è ovvio, sta sul pezzo dei Certificati bianchi e del loro indispensabile rilancio. Dalla loro newsletter, sulla scia del dibattito aperto, proponiamo l’intervento del direttore che ricapitola le critiche e le proposte di FIRE presentate in diverse sedi.

    Leggi

  • Basta Palliativi, per i TEE Servono Ormai Cure Drastiche

    di: ERmetici & SFidanti
    I TEE, Titoli di Efficienza Energetica o Certificati Bianchi, ideati in Italia per promuovere interventi di efficientamento energetico, soprattutto nel settore industriale, si sono guadagnati, anche a livello internazionale, la fama di essere uno degli strumenti più costo-efficaci. Da qualche anno però, a seguito di numerosi rimaneggiamenti, il meccanismo...

    Leggi

  • Rilanciare i TEE, l’Efficienza Made in Italy

    di: Stefano Venier
    Dieci anni di storia di un modello innovativo dei permessi negoziabili: i certificati bianchi rappresentano uno strumento economico ed efficace per gli obiettivi 2030 di efficienza energetica nel Piano Energia e Clima dell’Italia.

    Leggi

 Immaginando

L'Astrolabio

progetto editoriale di
Amici della Terra

l'Astrolabio © 2015
ISSN 2421-2474

Periodico di informazione sull’energia, l’ambiente e le risorse
Testata registrata presso il Tribunale di Roma
Aut. Trib. di Roma del 22/04/1996 n. 189

Direttore Responsabile:
Aurelio Candido

Redazione e Amministrazione:
Via Ippolito Nievo 62 -
00153 Roma - Tel. 06.6868289
06.6875308

Amici della Terra

Seguici