Tags: Efficienza energetica, Certificati bianchi
CERTIFICATI BIANCHI
Ridurre l'Inquinamento Urbano? Più Efficacia con le Aste
- di: ERmetici & SFidanti
- I collaboratori dell’Astrolabio Ermetici e Sfidanti che, negli ultimi mesi, hanno aperto un dibattito vivace fra gli estimatori dei Certificati Bianchi, tornano alla carica con la loro proposta di introdurre le aste nel meccanismo per l’assegnazione dei TEE. Questa volta, simulano l’applicazione della loro proposta ai fondi stanziati dalle Regioni per mitigare l’inquinamento dell’aria, e ipotizzano risultati assai più interessanti di quelli raggiungibili con i contributi in conto capitale alla mobilità elettrica privata…
Non passa giorno senza che venga pubblicato un nuovo articolo dedicato alla mobilità elettrica, anche sulle testate non specialistiche. Una maggiore diffusione dei veicoli elettrici è ritenuta uno degli elementi chiave per percorrere la strada della "transizione energetica": minori consumi, minore rumore e minore inquinamento locale sono i principali vantaggi attribuiti a questa tecnologia. È dunque sacrosanto che, prima il Governo e poi molte amministrazioni regionali, abbiano finalmente stanziato cifre importanti per ridurne il costo iniziale d'acquisto da parte dei cittadini… o forse no?
Intendiamoci, nessuno mette in dubbio che il motore elettrico sia più efficiente del motore a scoppio o che le auto elettriche non emettano gas di scarico, ma negli ultimi quindici anni il meccanismo dei certificati bianchi (o TEE) ci ha insegnato molto in fatto di costo-efficacia dei sistemi di incentivazione: è bene non innamorarsi di una singola tecnologia; meglio mettere in competizione tra loro diverse soluzioni tecnologiche ed erogare incentivi proporzionali ai risultati realmente ottenuti.
Proprio in un contesto di questo tipo, a fine 2012 il Ministero dello Sviluppo Economico approvó la scheda tecnica standardizzata n.42E per riconoscere Titoli di Efficienza Energetica alla "Diffusione di autovetture a trazione elettrica per il il trasporto privato di passeggeri" (https://www.mise.gov.it/images/stories/normativa/Allegato_DM_Certificati_bianchi.pdf).
In quella scheda ENEA aveva quantificato il risparmio annuo attribuibile ad un veicolo elettrico adibito ad uso privato, che risultava variabile tra 0,19 e 0,59 tep/anno in funzione della tipologia (crescente dalle city-car alle taglie medio-grandi)[1]; tale scheda rimase tuttavia quasi completamente inutilizzata e generò un numero esiguo di certificati bianchi. I motivi del fallimento furono vari ma uno fu particolarmente evidente: l'entità irrisoria dell'incentivo rispetto all’investimento richiesto per l’acquisto di un’auto elettrica anziché un’auto a combustione interna. Se quella scheda fosse in vigore ancora oggi, con un valore del certificato di 250 €, in cinque anni verrebbe riconosciuto un incentivo totale compreso tra 250 e 750 €, a fronte di un maggiore costo iniziale d’acquisto nell’ordine di circa 15-20.000 €; si tratterebbe evidentemente di un incentivo di entità troppo ridotta per essere in grado di spostare qualunque decisione d'acquisto.
Analisi delle iniziative più recenti
Ecco allora che, nel 2019, sia lo Stato sia la Regione Lombardia (e poi altre Regioni) hanno stanziato cifre importanti per incentivare in conto capitale l'acquisto di auto a basse emissioni, in particolare elettriche. Solo per la Lombardia, si parla di 18 M€ totali e di 8.000 € per ogni auto elettrica, stanziati nell’ambito di un bando di finanziamento che ha come obiettivo dichiarato la riduzione dell'inquinamento atmosferico tramite elettrificazione del trasporto individuale. L'entità dell'incentivo è crescente passando da ibrido a elettrico. (https://www.regione.lombardia.it/wps/portal/istituzionale/HP/DettaglioBando/servizi-e-informazioni/cittadini/Tutela-ambientale/Qualita-dell-aria/bando-contributi-rinnova-autovetture-cittadini/bando-contributi-rinnova-autovetture-cittadini).
Si può allora provare a fare questo esercizio: se tutti i 18 M€ fossero spesi per auto elettriche, verrebbe incentivato l'acquisto di 2.250 veicoli. Il risparmio annuo generato da questi veicoli, valutato in tep, sulla base delle valutazioni che erano state fatte da ENEA e sopra riportate, sarebbe compreso tra circa 430 e 1320 tep, in funzione del mix di tipologie d’auto vendute. Il costo medio del risparmio energetico indotto, considerando una vita utile di 5 anni come previsto dai progetti standardizzati attualmente in vigore, sarebbe allora pari a ben 4.640 €/tep! Tenendo conto del fatto che buona parte di queste auto usufruirà anche degli incentivi statali, il costo unitario sfiorerebbe gli 8.000 €/tep: si tratta dunque di incentivi di entità circa 20-30 volte maggiore rispetto al contributo tariffario dei TEE.
Alla luce di queste valutazioni, sorge spontaneo domandarsi quali siano gli obiettivi specifici che la Regione o lo Stato si pongono nel promuovere questi finanziamenti: spingere lo specifico settore industriale delle auto elettriche (indipendentemente dai costi unitari associati ai benefici ambientali prodotti) oppure, come dichiarato, ridurre l'inquinamento atmosferico? Nel primo caso, i finanziamenti in conto capitale danno ottimi risultati con buona pace della valutazione costo-efficacia mentre, nel secondo caso, i TEE potrebbero giocare un ruolo importante... se usati bene.
La proposta delle aste
Proviamo a spiegarci meglio. Se fosse attivo il meccanismo di aste che abbiamo proposto pochi mesi fa dalle pagine di Astrolabio, la Regione potrebbe comportarsi in modo molto diverso: anziché attivare questo bando, potrebbe chiedere al Gestore Centrale di bandire un'asta TEE formulata, ad esempio, così: "Finanziamo progetti di elettrificazione dei trasporti e della climatizzazione per un totale di 20.000 tep con base d'asta di 900 euro per tep".
Con uno stanziamento regionale totale identico all'attuale (18 milioni di euro), i risultati sarebbero nettamente migliori, mettendo in competizione tra loro diversi interventi di elettrificazione e, dunque, di riduzione dell’inquinamento locale: pompe di calore (individuali, condominiali o nel terziario), trasporto pubblico locale, trasporto ferroviario e, ad esempio, veicoli elettrici per carsharing o flotte aziendali [2](che percorrono molti più km di quelli acquistati dalle famiglie e per i quali, tra l’altro, è oggi disponibile una scheda per progetto standard di "acquisto flotte di veicoli elettrici" - https://www.gse.it/servizi-per-te/efficienza-energetica/certificati-bianchi/documenti), ecc.
Per partecipare all’asta, si potrebbe ipotizzare che i titolari del progetto possano scegliere se utilizzare algoritmi già validati[3] (e pertanto partecipare senza preventiva approvazione del progetto) oppure proporre un algoritmo diverso e partecipare all’asta solo dopo aver ottenuto una valutazione positiva della proposta di progetto.
Con questo approccio gli incentivi economici all’elettrificazione verrebbero erogati sulla base di un meccanismo ad alta costo-efficacia, perché in grado di salvaguardare alcuni principi chiave del meccanismo dei TEE: la misurazione dei risparmi energetici realmente conseguiti (che verrebbero periodicamente rendicontati), la proporzionalità tra incentivo e risparmio e la completa apertura a diverse tecnologie, inclusi eventuali progetti innovativi (purché rispondenti ai requisiti di ammissibilità all’asta). A parità di stanziamento totale sarebbero dunque ottenuti risparmi energetici (e quindi riduzioni delle emissioni) molto maggiori (almeno 20 volte tanto), offrendo un incentivo in ogni caso molto interessante (900 euro a tep sono un contributo importante, in grado di smuovere diverse "inerzie" progettuali).
Conclusioni
Chi, tra i lettori di Astrolabio, è più allergico all’idea di stravolgere l’attuale meccanismo dei TEE per introdurre un meccanismo di aste… (vedi qui) starà ora senz’altro pensando che una maggiore costo-efficacia degli incentivi statali/regionali potrebbe essere ottenuta anche con altri espedienti, meno complessi da implementare. Ammesso che ciò sia vero, vale la pena di evidenziare qui altri vantaggi dell’approccio proposto, forse meno evidenti ma altrettanto importanti:
- i risparmi energetici ottenuti verrebbero contabilizzati a fini di obiettivi nazionali (diversamente da quanto avviene usualmente con i finanziamenti regionali);
- una parte degli obiettivi nazionali di risparmio energetico verrebbe ottenuta senza pesare sulle bollette elettriche o del gas, perché i fondi sono regionali;
- aste analoghe potrebbero essere organizzate sulla base di fondi stanziati da regioni meno organizzate della Lombardia, poiché tutta la gestione del meccanismo di selezione, valutazione e rendicontazione dei progetti sarebbe comunque centralizzata.
Quello dei veicoli elettrici è, in ogni caso, solo uno dei tanti esempi che si possono usare per evidenziare le opportunità che potrebbero nascere grazie ad un sistema di aste ben progettato (si veda il precedente contributo pubblicato qui).
Nessuno dice che la sua implementazione pratica sarebbe semplice, immediata o esente da rischi, ma è di altrettanta evidenza come le opportunità sopra descritte certamente non potrebbero venire colte continuando ad utilizzare gli strumenti sperimentati finora: per loro stessa natura, meccanismi di borsa (quale quello attuale dei TEE o una sua qualunque revisione) non potrebbero mai consentire quella differenziazione dell'incentivo (su base geografica o per specifiche finalità) di cui abbiamo sopra illustrato i vantaggi.
In buona sostanza, dunque, proporre una revisione profonda del meccanismo dei TEE significa attuare una manovra di razionalizzazione delle policy di sostegno alla decarbonizzazione del Paese, in grado di agire contemporaneamente su più fronti: favorire un migliore coordinamento tra iniziative promosse da diverse amministrazioni pubbliche ne ridurrebbe la frammentazione, creando sinergie e sfruttando economie di scala, riuscendo in tal modo ad utilizzare al meglio le risorse stanziate per il raggiungimento degli obiettivi del PNIEC.
Può allora valere la pena buttare il cuore oltre l'ostacolo e promuovere uno sforzo collettivo (facendo davvero sistema) in grado di perseguire questi obiettivi? Ai decisori l'ardua sentenza.
NOTE
[1] Passando dal segmento A al segmento D, cresce il risparmio energetico annuo riconosciuto, perché crescono le percorrenze tipiche assunte dalla scheda (da 9.000 a 18.000 km/anno)
[2] Si pensi, ad esempio, ai moltissimi furgoni utilizzati per l’ ”ultimo miglio” dei servizi di logistica (a settembre scorso la sola Amazon ha ordinato, a livello mondiale, 100.000 van elettrici per effettuare le proprie consegne: https://www.vaielettrico.it/amazon-prime-ordina-a-rivian-100-mila-furgoni-elettrici/)
[3] Creando un elenco iniziale a partire dagli attuali progetti standardizzati e da alcune precedenti schede analitiche, successivamente ampliabile con i progetti man mano presentati e approvati.