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STRATEGIA ENERGETICA NAZIONALE 2017
Spunti dalla Lettura della SEN e Brevi Commenti
- di: Giuseppe Tomassetti
- Dalla proposta di SEN, vengono estratti alcuni temi fra i più definiti o più facilmente presentabili. Per ognuno si riassume, sinteticamente ma fedelmente, la posizione del Governo. L’autore aggiunge poi (in corsivo) i suoi commenti.
Possibile significato di una SEN in Italia
Il documento cerca di essere un esercizio di analisi di possibile strategia, col senno di oggi;
(non è giustamente un elenco dettagliato di iniziative, ne cerca di “blindare” le proprie indicazioni per il futuro. Quindi non può rispondere né alle obbiezioni di Clò, di essere scritta sulla sabbia, né a quelle di Zorzoli di non valutare l’effetto delle nuove tecnologie. Abbiamo sperimentato che, nel suo insieme, l’Italia non è un paese efficiente, lo scorso referendum indica anche che non lo vuole diventare, quindi sarebbe del tutto inutile un documento fittiziamente più vincolante).
Eredità da gestire
La SEN racconta che noi abbiamo fatto molto, forse troppo, abbiamo dato un grosso contributo a tutta l'umanità facendo scendere il prezzo del fotovoltaico ma abbiamo da pagare gli oneri per altri 15 anni e nessuno ci dirà grazie. (Ingenui, improvvidi, entusiasti, casinisti) abbiamo fatto crescere i produttori cinesi e tedeschi e abbiamo contribuito, almeno in parte, alla crisi della nostra manifattura gravandola degli oneri di sistema, dai quali invece l’oculata Germania ha protetto la sua.
Le avversità non vengono mai da sole, per cui, avendo i progettisti del meccanismo ETS sbagliato completamente le previsioni, (guardandosi bene però dal correggerle), la nostra produzione da rinnovabili, invece di sostituire la produzione di impianti a carbone (nostri e dei nostri fornitori esteri), è andata a sostituire parte delle nostre centrali a ciclo combinato alimentate a metano, (CCGT) sprecando così circa il 40% di possibili minori emissioni di CO2, oltre agli investimenti sulle centrali.
Cosa possiamo fare per il prossimo decennio
Siamo andati oltre i nostri mezzi; dovremmo allora cercare di tenere assieme gli obbiettivi energetici con quelli economici e quelli sociali, sfruttare le infrastrutture esistenti e tener conto dei limiti delle nostre capacità. Le previsioni sono per l’elettrificazione generalizzata. Non si possono più caricare altri oneri sui consumatori per dare incentivi, anzi dobbiamo sgravare la manifattura da questi oneri. Dobbiamo modificare le tariffe e le norme per favorire sia l’autoconsumo elettrico sia l’elettrificazione degli altri consumi, nel riscaldamento con le pompe di calore e nel trasporto con l’auto elettrica. In tal modo si utilizzerà il parco esistente, si distribuiranno gli oneri su una base più larga, si utilizzerà l’innovazione sviluppata da altri, in particolare quella sulle batterie per l’accumulo elettrico.
Le priorità di intervento
La priorità è indirizzata al miglioramento dell’efficienza negli usi finali, anche grazie all’economia circolare, rispetto all’espansione dell’impiego di fonti rinnovabili. L’industria ha fatto abbastanza ed ha le forze per continuare, mentre occorre concentrare l’attenzione sul consumo degli edifici e sul trasporto. (Non sarà facile per tutti gli operatori e tecnici, abituati al meccanismo dei Titoli di Efficienza Energetica, TEE, sugli impianti industriali, visto che i TEE saranno disponibili solo per premiare risparmi oltre la baseline e non per la diffusione di componenti e soluzioni già nel mercato; per essi non sarà semplice riorientarsi verso la committenza del residenziale e dei trasporti.)
Si propone di rendere più efficace il meccanismo delle detrazioni fiscali e di favorire i meccanismi di finanziamento per la riqualificazione degli edifici, (ma la varietà delle tipologie edilizie, la varietà dei climi e la loro evoluzione, la breve durata della domanda, rendono più costosi gli interventi rispetto ad altri paesi, l’industria delle ristrutturazioni edilizie è ancora poco strutturata). Nel trasporto la proposta di favorire il rinnovamento del parco automezzi è chiara, favorendo la sostituzione dei mezzi (mentre le varie proposte per ridurre la congestione, la cura del ferro e la promozione del trasporto pubblico appaiono più invocazioni che elaborazioni, infatti si tratta di attività degli Enti Locali caratterizzati non solo da limitati finanziamenti ma anche dall’essere regolati da procedute contrattuali che, generalmente, raddoppiano sia i tempi che i costi.)
Si riconosce alta priorità alla ristrutturazione degli edifici della Pubblica Amministrazione, utilizzando i meccanismi dei contratti a prestazioni energetiche nei quali la spesa storica diventa la garanzia del finanziamento di terzi. (Sappiamo però che la PA è carente soprattutto di competenze e capacità decisionali; non si cita mai la CONSIP, una centrale di acquisti dimostratasi efficace a migliorare, in qualità e costi, le forniture di oggetti. Gestire centralmente contratti di efficientamento energetico, coinvolgendo una pluralità di edifici, diversi per tipologia e stato degli impianti, è molto più difficile, visto che la struttura che utilizza gli edifici non è affatto coinvolta nelle diagnosi e nella definizione degli obbiettivi e difficilmente sarà una controparte adeguata a valutare la fornitura).
Le batterie elettriche saranno la futura rivoluzione energetica?
I prezzi e le prestazioni degli accumulatori elettrici sono in continua evoluzione, sotto la spinta dell’elettronica di consumo; se le previsioni saranno confermate due settori ne saranno rivoluzionati:
1) quello della gestione e distribuzione dell’elettricità da fonti rinnovabili non programmabili, con l’esplosione dell’autoconsumo e dell’accumulo su base giornaliera (non su base stagionale);
2) quello della mobilità elettrica per mezzi individuali.
La SEN analizza le potenzialità ma non fissa impegni; avverrà come per il fotovoltaico dove, a prestazioni pressoché costanti, ci fu l’espansione della domanda a far calare i prezzi delle batterie agli ioni di litio o, invece, ci sarà ancora innovazione di prodotto? La SEN non propone che sia l’Italia a tirare la volata (ci sono molte ragioni al riguardo, tipo quale percentuale di auto in Italia ha un suo spazio di parcheggio ove fare la ricarica? Mentre si parla tanto di accumulo elettrico perché gli impianti esistenti, anche quelli al Sud, sono sempre meno usati?).
Molta attenzione è dedicata alla gestione del sistema elettrico, dove i ruoli di consumatori, distributori, venditori e produttori si stanno sempre più mescolando (con operatori, peraltro, molto squilibrati per competenze, autonomia e competitività).
Le fonti rinnovabili
Nella generazione elettrica siamo oltre gli impegni verso la UE, si ritiene che l’espansione richiesta dagli accordi possa realizzarsi senza incentivi diretti ma nel mercato, attraverso l’autoconsumo non gravato dagli oneri di sistema e sgravato da vincoli autorizzativi, specie per il ripotenziamento del vecchio eolico. Si prevede, però, che non vi sia più priorità al dispacciamento. Viene dato un parere negativo sugli incentivi per la generazione da biomasse solide perché senza prospettive di abbattimento di costi. Per gli impianti con produzione di biogas si propone di favorire la soluzione del biometano (ma limitati accenni alle prospettive di applicazione per il trattamento dei rifiuti umidi, la FORSU, come di tutte le altre materie seconde provenienti dalle varie industrie alimentari, seguendo gli schemi dell’economia circolare).
Nella generazione termica, invece, la SEN è molto poco definita, cita solo le prospettive delle pompe di calore, sia a gas sia elettriche, da promuovere attraverso la riforma delle tariffe per le residenze, favorevoli anche per la cottura ad induzione. (Anche se le temperature estive in crescita promuoveranno le pompe di calore reversibili, sembra difficile raggiungere gli obiettivi ignorando la realtà della legna. I timori sulle emissioni di inquinanti vari, strumentalizzati dalla concorrenza, richiederebbero qualificate campagne di misura sulle varie fonti, dagli incendi estivi al bruciamento delle stoppie, alle pizzerie - valutate a Milano pari alle stufe. I danni temuti vanno poi bilanciati dai benefici occupazionali, sociali ed ambientali dalla manutenzione e gestione dei boschi. Su quest’ultimo tema si osserva un pregiudizio informativo: la SEN richiama, in due punti, il rischio di disboscamento, ignorando che per l’abbandono delle attività agricole in montagna e in alta collina, la superficie boscata è circa raddoppiata dalla fine della guerra e che la massa tagliata è stimata pari a circa il 30% dell’accrescimento annuo). Le prospettive del teleriscaldamento sono quelle, limitate, indicate dallo studio del GSE sulle specifiche potenzialità.
Il futuro della generazione elettrica a carbone
Le centrali elettriche alimentate a carbone, specie quelle più vecchie e ammortizzate, negli ultimi anni hanno avuto, per le dinamiche dei prezzi dei combustibili, costi di generazione più bassi di 1-2 centesimi di Euro al chilowattora rispetto ai cicli combinati a gas. E’ successo così in Italia e in Germania, dove la crescita della generazione da rinnovabili ha fatto fermare impianti alimentati da metano, lasciando indisturbata la produzione da carbone, limitando così la riduzione delle emissioni di CO2, peraltro già superiore agli impegni. Questo spreco di risultati evidenzia l’inadeguatezza del meccanismo ETS, pensato in una fase di espansione dei consumi, del tutto inefficace nella situazione attuale. La SEN presenta scenari di scadenze di future chiusure nell’ottica di evitare la nascita di stranded cost, da parte delle imprese. (Questo tema vale anche per buona parte dell’elettricità importata da Francia e Germania. Si è visto, nel periodo di fine 2016 di fermata delle centrali nucleari francesi, che gli impianti di connessione permettono di invertire il flusso dell’energia ed esportare elettricità senza necessità di eccessivi investimenti. Le nostre centrali CCGT potrebbero partecipare alla sostituzione della produzione delle centrali a lignite e a carbone, specie tedesche, delle quali si sta discutendo un programma di chiusura; sembra però molto difficile che questo possa avvenire tacitamente, sulla base del mercato, senza precisi accordi con Francia e Germania, paesi sempre molto sensibili alla loro sicurezza di fornitura).
La sicurezza delle forniture
La SEN 2017 individua nel metano il combustibile di riferimento per la transizione verso la decarbonizzazione dell’economia nazionale. Esso dovrebbe coprire parte dei consumi di benzina e gasolio ed olio combustibile nei trasporti, nelle sue varie forme, compresso nelle auto, liquido o LNG nel trasporto pesante e nel trasporto marittimo; transizioni che richiedono infrastrutture e una forte rimodulazione delle accise da alzare per il gasolio ed abbassare per benzina (e gas naturale). Il metano dovrebbe alimentare il parco di centrali elettriche esistenti, efficienti e ancora da ammortizzare, con modifiche per migliorarne la capacità di rapida modulazione del carico, in modo da poter garantire la stabilità della rete anche per un quota fino al 50% di fonti non programmabili e poter coprire la crescita della domanda per l’elettrificazione spinta dei consumi per il riscaldamento degli edifici, per la cottura e per la mobilità elettrica.
Circa un terzo del documento è dedicato ad analizzare la sicurezza e le garanzie delle forniture di metano sia liquefatto che per gasdotto nei prossimi decenni. Il documento ignora il tema delle risorse interne (dopo il referendum istituzionale, gli è stata messa una pietra sopra?) e si dedica all’analisi delle nuove disponibilità nel Mediterraneo ed alle evoluzioni geopolitiche dei rapporti con i vari paesi produttori ed alle varie alleanze. (Si tratta di temi mai discussi pubblicamente in passato, per i quali nel paese non c’è preparazione. La preoccupazione di evitare investimenti eccessivi inutili mi ricorda gli attacchi dei petrolieri a Mattei negli anni 50! La realtà è che per avere sicurezza e garanzia occorrerebbe avere la capacità di investire in più direzioni; occorre disporre di una pluralità di impianti ridondanti che non saranno mai utilizzati tutti. Chi si è assicurato sulla vita, non lo considera un investimento inutile, anche nel caso in cui resti in vita a lungo! Penso che l’Italia sia un paese troppo piccolo e quasi privo di risorse proprie, per potersi “garantire” la sicurezza da solo, in un periodo così turbolento).