Da un sondaggio dell’INGV solo il 6% degli italiani sono consapevoli di abitare in una zona a pericolosità sismica e quindi a rischio sismico. Dobbiamo capire meglio come funziona la terra e riuscire a determinare quale è la magnitudo massima che ci dobbiamo aspettare. Utilizzare sì la carta della probabilità, ma associare una carta con la quale chi costruisce sa quale è la magnitudo massima e può decidere quale è il tempo di vita che vuole dare all’edificio. Proponiamo la lezione magistrale del prof. Carlo Doglioni, presidente INGV, alla ottava Conferenza nazionale per l’efficienza energetica nella sua versione integrale audio video.
Per un paese come l’Italia dove le abitazioni e i servizi coincidono spesso con il patrimonio storico e monumentale, la prevenzione è un programma ambizioso, non è amministrazione ordinaria. Prima di essere una questione tecnica di protezione civile, è un problema di sistema, quindi innanzitutto politico e culturale.
Pubblichiamo la sintesi dell’intervento di Mario Signorino, alla Conferenza “Per un’Italia piu’ sicura - Le vie dimenticate della prevenzione”, organizzata dagli Amici della Terra e dall’ISAT il
Il 22 aprile 2009, a poche settimane dal terremoto de L'Aquila e a cento anni dalla tragedia del terremoto catastrofico di Messina 1908. La prevenzione dai rischi naturali è stato uno degli impegni più assidui dello storico dirigente degli Amici della Terra, venuto a mancare questa estate. Questa sintesi del suo intervento alla Conferenza è ancora oggi di piena attualità. Anzi l’accenno al segnale di interesse da parte delle assicurazioni risulta eccessivamente ottimista. Non resta che augurarsi di non doverlo ripubblicare in futuro.
I disastri naturali che minacciano l’Italia sono molteplici. Una corretta politica di prevenzione richiede anche di operare scelte fra gli interventi possibili per attenuare le conseguenze degli eventi calamitosi. Innanzitutto però occorre essere consapevoli dei rischi che si corrono.
Proponiamo un breve articolo apparso sul periodico online “Il parere dell’Ingegnere”, in cui l’autore dà dei più recenti eventi meteorologici intensi una lettura diversa da quella ormai ricorrente, che li collega direttamente ai cambiamenti climatici e che sembra apprestarsi a diventare un nuovo luogo comune.
L’isola d’Ischia rappresenta la porzione sommitale di un apparato vulcanico che, nel corso della sua storia, ha dato origine ad eruzioni molto violente, separate da lunghi periodi di quiescenza. Negli ultimi 3.000 anni, nell’isola sono state registrate diverse eruzioni, effusive ed esplosive, tutte localizzate nella parte orientale dell’isola. L’ultima eruzione risale al 1302, con emissione, per circa due mesi, di una colata lavica (Colata dell’Arso) che raggiunse il mare in prossimità dell’attuale porto, distruggendo l’antico centro urbano. L’intensa attività idrotermale, i fenomeni fumarolici, i bradisismi, i terremoti del 1881 e 1883, e la sua storia eruttiva indicano che l’isola d’Ischia è da considerarsi un’area vulcanica attiva a tutti gli effetti e che l’eventuale apertura di nuovi centri eruttivi dovrebbe essere localizzata nelle aree interessate dalle eruzioni più recenti, che risultano essere anche le più popolate. L’isola è costantemente monitorata dall’INGV e, allo stato attuale, non vi sono segnali di ripresa dell’attività.
Ascolta i canti delle principali specie di uccelli presenti nelle "Riserve Naturali del Lago di Tarsia e della foce del Fiume Crati" gestite dagli Amici della Terra.
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