La recente Conferenza internazionale sullo sviluppo sostenibile, nota come Rio +20, nel ventennale del famoso Summit della Terra tenutosi a Rio de Janeiro, ha avuto esisti deludenti da molti considerati come un vero fallimento. In questo articolo, vengono brevemente analizzati i possibili errori di impostazione e le ragioni organizzative, burocratiche, politiche e scientifico-tecniche che hanno influito su un tale esito, con particolare attenzione alle difficoltà di implementazione delle convenzioni internazionali. Vengono anche esplorati alcuni possibili percorsi per riprendere l’iniziativa sull’ambiente e la sostenibilità.
La tutela dell’ambiente è incompatibile con la difesa del posto di lavoro? Su questa alternativa secca è in corso a Taranto un conflitto tra governo e magistratura che ci riporta indietro di decenni, alle prime parole d’ordine del movimento ambientalista. Pensavamo di essere culturalmente più avanzati, di avere assorbito bene la lezione di Rio sulla compatibilità tra ambiente e sviluppo. E invece no, molti sono rimasti fermi agli anni ’70 e continuano a riproporre i vecchi termini della questione ambientale con certezze di tipo ideologico.
Che cosa è l’ILVA? Com’è fatto l’impianto? Che cosa produce? A quali controlli è stata sottoposta? Nell’inchiesta di Maria Belvisi sono descritti in sintesi i cicli produttivi presenti nello stabilimento siderurgico, l’evoluzione della normativa ambientale riguardante le attività industriali, il tipo di autorizzazioni ambientali ottenute dallo stabilimento.
L’iniziativa governativa di “porre un tetto” all’edificazione nei terreni agricoli viene analizzata sotto due aspetti: le motivazioni e il meccanismo di controllo ipotizzato. I terreni agricoli sono interessati da complessi processi evolutivi che vanno studiati attentamente per non sbagliare diagnosi. L’evoluzione, ad esempio, sembra caratterizzata più da un ristrutturazione e riorganizzazione dei terreni agricoli che da una loro diminuzione di superficie. D’altra parte, l’espansione edilizia delle città, che è in ogni caso un problema all’ordine del giorno, appare difficilmente controllabile con il meccanismo proposto dal DDL governativo.
L’Africa ha un livello di sviluppo confrontabile con quello della Cina di vent’anni fa e dell’India di dieci anni fa. Le infrastrutture non sono quelle dei colossi asiatici, e neanche l’alfabetizzazione. Ma avviare lo sviluppo con le ricchezze a disposizione, con governi migliori e con il contributo del mondo sviluppato è possibile. La sorpresa dei prossimi anni potrebbe essere l’esplosione delle economie africane.
Ascolta i canti delle principali specie di uccelli presenti nelle "Riserve Naturali del Lago di Tarsia e della foce del Fiume Crati" gestite dagli Amici della Terra.
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