Tags: Bonifiche, Salute, Puglia

L’ILVA DI TARANTO

La macabra giostra dei tumori

di: F. M. e M. T.


Descrivere gli ultimi sviluppi della discussione sull’ILVA in modo da trarne delle indicazioni sulla realtà della situazione non è facile. Il commissario di governo preposto al risanamento ambientale e alla prosecuzione delle attività dell’impianto, Enrico Bondi, ha parlato di fumo di sigaretta come una concausa dell’insorgenza dei tumori nella zona di Taranto; si è subito scatenata una reazione a livello di stampa e di politici di una asprezza inaudita. Si sono distinti il ministro dell’ambiente Andrea Orlando, che ha convocato il commissario per “rendere conto” di quanto affermato; e il governatore della Puglia Nichi Vendola che ha difeso le evidenze presentate da Arpa e Asl considerandole come una “rivoluzione copernicana” per la protezione della salute dei cittadini.

Il tutto è cominciato con la presentazione da parte dell’ILVA di una relazione di parte affidata a quattro studiosi, incaricati secondo le regolari norme processuali come consulenti dell’ILVA stessa. I consulenti – uno che insegna alla Mount Sinai School of Medicine di New York, uno capo del dipartimento di epidemiologia dell’Istituto Mario Negri di Milano, due docenti in università italiane – hanno svolto un lavoro dettagliato, come è necessario per un lavoro scientifico, in cui, tra l’altro: criticano la procedura di valutazione del danno sanitario prevista da una legge della Regione Puglia; evidenziano i limiti metodologici dello studio SENTIERI; discutono della correttezza dei meccanismi di danno; attribuiscono i tumori ai polmoni in questa zona soprattutto all’amianto (sulla base della presenza del mesotelioma, dei tempi di latenza e dell’andamento delle esposizioni), al fumo di sigaretta e all’alcool; confermano che i dati finora noti non sono tali da chiarire gli effetti delle diverse fonti di inquinamento.

La critica è particolarmente evidente nel caso della legge regionale n. 21/2012 sulla procedura di valutazione del danno sanitario e del suo regolamento di attuazione n. 24/2012, a proposito del quale gli esperti notano che non corrisponde ad alcuno schema discusso nella letteratura scientifica e che contiene elementi di ambiguità dei concetti e metodi impiegati.

A causa della presentazione di questa relazione di parte, l’ILVA viene accusata di aver compiuto una marcia indietro, anche se non si capisce bene perché. In realtà il problema dell’Ilva potrebbe essere quello di ricevere supinamente le accuse senza controbattere e quindi accettare implicitamente la colpevolezza.

Ripercorriamo il percorso logico (vedi figura sotto). La provincia di Taranto mostra una mortalità da tumori in eccesso rispetto alla media nazionale, ma non assolutamente fra le peggiori, battuta tra l’altro da Napoli, Caserta, Roma, molte province della fascia Toscana/Umbria/Marche e da Piemonte, Lombardia, Emilia e Friuli. Inoltre, in Puglia, la provincia di Taranto ha un tasso più alto di quello di Lecce e simile a quello di Brindisi e Bari. La conclusione è quella che anche noi abbiamo sommessamente cercato di dire, nei vari articoli presentati nell’Astrolabio, che una situazione anomala per quel che riguarda l’insorgenza di tumori intorno all’ILVA non è certa, che l’attribuzione delle cause e delle concause non è possibile con i dati disponibili, che c’e molto da studiare ancora sui meccanismi d’azione e che servono esperimenti multi-dose.

Rilevazione sui decessi e le cause di morte (2009).
Tasso standardizzato di mortalità per tumori per provincia
Anno 2009 (per 10.000 abitanti)
Fonte: Istat, Rilevazione sui decessi e le cause di morte

Per quel che riguarda i tumori ai polmoni, è bene chiarire che le statistiche sull’incidenza e la mortalità dovuta a questi tumori, per i quali il fumo di sigaretta è considerato il primo responsabile, sono chiare: a Taranto questi tumori sono ovviamente presenti (le morti annuali sono più di 80.000 in tutta Italia), ma provincia e comune di Lecce presentano il record per la Puglia e la provincia di Pavia con alcuni comuni il record per l’Italia.

Il ministro Orlando, nel frattempo, dopo il sub-commissario Edo Ronchi, ha nominato i tre esperti che dovranno predisporre il piano delle misure e delle attività di tutela ambientale e sanitaria dei lavoratori e della popolazione e di prevenzione del rischio di incidentati rilevanti. I tre esperti sono: un dirigente della qualità della vita presso il ministero dell’ambiente, con pregressa esperienza di commissario; un docente di ingegneria dell’ambiente del Politecnico di Torino; un medico dirigente della Asl di Taranto. Ci sono poi tre epidemiologi già in precedenza utilizzati dalla procura della repubblica.

Ma i periti di parte, nominati dall’ILVA, che vantano un curriculum di alta qualità e una lista assai lunga di pubblicazioni garantite da sistemi di review collaudati, potrebbero rappresentare un fatto nuovo.

Certo è che in altri paesi gli esperti sembrano godere di una maggiore autonomia, sia che appartengano alla difesa che all’accusa. Ci si chiede nella situazione italiana se qualche esperto straniero di alta professionalità non sarebbe opportuno.

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