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NUOVE ELITE

Lo gnomo che viene dall’Egitto



Con la crisi della politica e in particolare della rappresentanza – una crisi che sembra essere globale sia pur in forme diverse nei diversi paesi o gruppi di paesi - e con l’acuirsi della crisi finanziaria e economica, ci si chiede sempre più chi siano i leader delle nuove elite al potere, i “padroni del vapore”, gli speculatori più o meno occulti, i veri (nuovi) ricchi. Recentemente, anche grazie ad un articoletto sul Corriere della Sera (23 febbraio 2013, pagina 12), a uno di questi personaggi si è accennato anche sulla stampa italiana. Qui cerchiamo di delinearlo con maggior precisione.

Nell’articolo, viene intervistato Mohamed A. El-Erian, presentato come “CEO (chief executive officer, all’incirca amministratore delegato) e responsabile, insieme al fondatore William H. “Bill” Gross, della Pimco, il più grande investitore mondiale di obbligazioni”, basata in California. Nell’intervista non si spiega in quale occasione e perché sia stata condotta l’intervista e non vengono fornite altre informazioni sulla persona e sulla compagnia (tranne che potrebbe “tornare” a investire in Italia). More solito, con domande abbastanza compiacenti, si lascia all’intervistato la libertà di pontificare sulla crisi italiana, i risultati delle elezioni, il rischio di instabilità politica.

Ma chi è El-Erian? Nato nel 1958 a New York dove il padre si trovava come diplomatico, visse gli anni dell’infanzia al Cairo, in Egitto, dove la famiglia era rientrata. Probabilmente, essendo nato in territorio statunitense, fin da allora era in possesso di una doppia cittadinanza, americana e egiziana, Rientrò a New York nel 1968 quando il padre ebbe un incarico presso le Nazioni Unite e seguì successivamente la famiglia in varie sedi diplomatiche, fra cui la Francia, dove il padre fu ambasciatore egiziano nel 1971-1973 (il periodo iniziale della presidenza Sadat, dopo la morte di Nasser). Tornò poi in Egitto solo per brevi periodi, studiando in diversi paesi (Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti). Nel 1983, venne assunto dal Fondo Monetario Internazionale a Washington, dove è rimasto 15 anni. E’ stato quindi direttore amministrativo della Salomon Smith Barney/Citigroup a Londra. E’ entrato una prima volta nella Pimco (Pacific Investment Management Co., LLL) nel 1999 con il ruolo di membro senior del gruppo per la gestione del portafoglio e le strategie di investimento. Uscito temporaneamente dalla Pimco nel 2005, è stato il CEO della Harvard Management Company (che gestisce il patrimonio dell’università), per poi rientrare alla Pimco alla fine del 2007.

Nella Pimco, El-Erian è il CEO responsabile della definizione dell’indirizzo strategico dell’azienda e della conduzione dell’azienda stessa a livello globale. Insieme al co-fondatore della Pimco Bill Gross, El-Erian supervisiona le regole e le strategie di investimento per tutte le attività della compagnia, con particolare attenzione agli investimenti al di fuori degli USA su scala globale mediante programmi di allocazione delle risorse (come Pimco Global Advantage e Pimco Global Multi-Asset, quest’ultimo in posizione mondiale preminente). Lo stipendio di El-Erian è attualmente stimato in oltre 100 milioni di US$ all’anno.

La Pimco è stata fondata nel 1971 con sede a Newport Beach, California. Al settembre 2012, aveva in affidamento la gestione di 1,92 trilioni di US$, il che la pone, se fosse un paese sovrano, intorno al 10^ posto nella classifica del PIL dei diversi paesi, all’incirca nella posizione dove staziona l’Italia. La società gestisce circa 70 fondi comuni (mutual fund) e dichiara, nel suo sito, di gestire in complesso nel 2011 un patrimonio di 925 miliardi di Euro. Gross tra l'altro guida il Fondo Total Return, il più grande fondo comune del mondo (240,7 miliardi di US$). Ma nel 2000, Pimco è stata acquisita da Allianz SE, una grande società di servizi finanziari con sede in Germania, anche se l'azienda continua ad operare come struttura autonoma rispetto ad Allianz. Quest’ultima, anche se i suoi interessi sono principalmente nel campo delle assicurazioni, è la 12^ compagnia a livello mondiale per i servizi finanziari e la 23^ compagnia più grande in assoluto in termini economici, nonché tra le prime cinque nel campo degli investimenti (grazie al suo controllo di gestori specializzati come Pimco per le obbligazioni, RCM per i titoli di capitale e Degi per i beni immobili).

Il curriculum degli studi in economia di mercato di El-Erian è notevole: dapprima un “undergraduate degree” presso il Queens College di Cambridge; un master e poi un dottorato dalla Oxford University; un dottorato onorario dalla American University del Cairo. Ha insegnato alla Harvard Business School. Scrive su riviste prestigiose e giornali specialistici (Foreign Policy, Financial Times, The Economist, Bloomberg, The Wall Street Journal, ecc.), autore di libri di economia sia specialistici che divulgativi, membro di comitati e gruppi di studio, oratore ricercato (e ben pagato) per conferenze e lezioni, dibattiti e presenze in televisione, ha ricevuto riconoscimenti come esperto soprattutto sull’economia globale, sulla crisi dei debiti sovrani in Europa e sulle trasformazioni in corso in Medio Oriente.

Nel 2012 è stato nominato dal presidente Obama “chair” del Consiglio per lo Sviluppo Globale che risponde direttamente al presidente stesso.

E’ stato incluso da Foreign Policy fra i 100 pensatori più influenti a livello globale del 2012, lista che comprende il presidente Obama e la cancelliera Merkel (gli unici italiani presenti nella lista sono Mario Draghi e l’economista Luigi Zingales, professore all’Università di Chicago e recentemente coinvolto nell’affare Giannino). La motivazione della scelta di El-Erian è la sua “capacità di disegnare una mappa della nuova normalità economica globale”.

Il nostro ha spesso espresso la propria simpatia verso posizioni laiche nel mondo arabo ma è stato un sostenitore delle “rivoluzioni della primavera araba” anche quando queste hanno avuto esiti religiosi. Ha inoltre espresso sostegno - in modo evidentemente contraddittorio - al movimento Occupy Wall Street ed alla “pratica bancaria islamica”. Il suo continuo adattamento sembra sconfinare nell’opportunismo o aver bisogno di una buona dose di cinismo. Le sue prediche all’Europa non escludono o potrebbero riflettere un enorme conflitto di interesse. Alcuni atteggiamenti sono tipici dell’alta burocrazia onusiana con quella parte della società civile e degli intellettuali ad essa legata; altri degli ambienti degli alti dirigenti delle multinazionali (con basi in USA e nel Medio Oriente); altri ancora dei filantropi prestati agli affari.  Da conoscere.

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