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COSTI SOCIALI E AMBIENTALI DELLE RINNOVABILI (3)

Ma Quanto è Verde la Tua Auto Elettrica?

di: Giovanni Brussato*
Sempre dalla Rete di Resistenza sui Crinali, riprendiamo la terza e ultima parte di un documentato articolo sui problemi relativi all’approvvigionamento dei minerali indispensabili alla produzione di energia rinnovabile con pale eoliche e pannelli solari, e alla sua conservazione con batterie. Il senso dell’articolo di Brussato è chiaro: i costi reali di una transizione energetica irrazionale, decisa sotto la spinta emozionale dell’emergenza climatica, sono ben più alti persino di quelli che i cittadini europei già pagano in bolletta. Sono quelli, sociali e ambientali, di un nuovo brutale sfruttamento dei paesi poveri. Uno sfruttamento di cui non si parla e che non è nemmeno sufficiente a soddisfare la domanda generata dal Green Deal dei paesi ricchi.


Pare che anche il visonario Elon Musk, CEO di Tesla, stia avendo delle difficoltà a far comprendere ai cittadini tedeschi che abitano in prossimità del sito dove sorgerà la gigafactory europea di Tesla la fortuna che avranno nell’essere parte integrante del motore del new green deal europeo.

Anche i tedeschi stanno quindi dimostrando atteggiamenti ‘nimby’ (espressione che sta per not in my backyard, ‘non a casa mia’) e contestano aspetti, del progetto di Musk, tutto sommato banali di fronte al futuro verde che li attende : dai 372 metri cubi di acqua l'ora che la fabbrica attingerà dalla condotta pubblica, subito contestati con un tweet da Musk che sostiene che quei dati sono valori di picco, ai circa 150 ettari di bosco che verranno abbattuti, immediatamente classificati, con il solito tweet, come sito rimboscato con alberi destinati alla produzione di cellulosa. Sta di fatto, però, che il prelievo di acqua sarà comunque importante viste le grandezze in gioco e il sito, per quanto precedentemente rimboscato, non verrà più nuovamente piantumato.

Guarda con favore progetti di questo genere la presidente della BCE, Christine Lagarde, che ha annunciato che l’ambiente sarà d’ora in poi una delle preoccupazioni della Banca Centrale Europea. Si chiama Ngfs (Network for Greening the Financial System) ed è un forum internazionale tra banche centrali, che ha emanato una sorta di “Guida all’investimento sostenibile” rivolta alle banche centrali stesse. Si tratta dell’introduzione di criteri di sostenibilità nelle strategie d'investimento che puntino a migliorare significativamente l’impronta ambientale dei portafogli azionari della banca grazie a una riduzione delle emissioni totali di gas serra, dei consumi di energia e di acqua. Si tratterebbe in pratica di privilegiare i titoli emessi da imprese che si caratterizzano per un minore consumo di carbonio rispetto a quelle che operano in settori ad alta intensità di carbonio. Queste considerazioni potrebbero trovare applicazione negli acquisti fatti dalla Bce con il quantitative easing (Qe) agevolando le imprese più virtuose, sotto il profilo delle emissioni, riducendo loro il costo del capitale.

Peccato che gli effetti tangibili della decarbonizzazione non si sentano in Europa, con tutto il rispetto delle istanze dei cittadini tedeschi, ma in quei luoghi del Pianeta dove la natura benigna ha riposto le sue ricchezze e dove le istanze di chi, quei luoghi li abita, non hanno lo stesso seguito mediatico e la stessa tutela di quelle esercitate nella nostra civile Europa.

Il deserto di Atacama è uno dei luoghi più antichi e secchi della Terra, si trova nel nord del Cile e si estende per oltre 1000 km. Delimitato dalla Cordigliera costiera ad ovest e dalla Cordigliera andina ad est definisce una grande area priva di precipitazioni dove l'umidità è quasi del tutto assente. Un altopiano ad un’altezza media sul livello del mare di oltre 2000 metri che, alle pendici delle Ande, sale ad oltre 4000 metri; l'intera geografia è dominata dalla catena dei maestosi vulcani andini.

Nell'ultimo decennio, la ricchezza e la diversità microbiche sono state riconosciute come un'importante risorsa biologica di questa regione ed è ancora necessario continuare a catalogarle per contribuire a preservare l'ampia gamma di nicchie ecologiche della regione di Atacama.

I livelli di radiazione UV eccezionalmente elevati, la quasi totale assenza di nubi, l'estrema aridità - la media di pioggia annuale è di 10-20 mm- i venti forti e costanti con un'umidità relativa bassissima, le infinitesime concentrazioni di carbonio nel suolo rendono l'Atacama un primo esempio di biosfera estrema, che definisce i limiti ambientali alla vita sulla terra, per queste sue caratteristiche microbiologiche, è stato definito "il limite secco della vita microbica", un analogo ragionevole, per la NASA, dei suoli marziani essendo le proprietà di questo ambiente unico analoghe a quelle di Marte. Il paesaggio del deserto sembra ultraterreno, è punteggiato di lagune poco profonde in cui nidificano i fenicotteri in un recinto di vulcani e montagne. Le lagune sono alimentate da bacini sotterranei e sottili corsi d'acqua che scendono dalle montagne e, nel corso dei millenni, quell'acqua ha depositato gli ambiti minerali nel cuore della salina: il rame ed il litio. Le salamoie da cui viene estratto il litio derivano da lisciviazione (migrazione degli elementi solubili nel suolo dovuta alla circolazione delle acque) di argille ricche di questo minerale. L'accumulo a lungo termine e l'evaporazione delle acque drenate in questo bacino in condizioni desertiche ha dato luogo a grandi quantità di materiali salini.

Il Sud America ha nel suo sottosuolo circa il 70% delle riserve mondiali di litio, il metallo con cui vengono realizzate le batterie degli smartphone, dei laptop e delle auto elettriche. Nelle batterie di uno smartphone sono contenuti circa tre grammi di carbonato di litio, in quelle di un laptop circa trenta grammi. Le quantità diventano però significative se parliamo di batterie per automobili : i modelli Hev (Hybrid Electric Vehicle), in cui il motore elettrico funziona insieme a quello a combustione interna Ice (Internal Combustion Engine), note come auto ibride, dove servono circa 1,5 kg di carbonato di litio, o di Phev (Plug-In Hybrid Electric Vehicle) in cui il motore elettrico si ricarica anche con la presa di corrente, dove mediamente contengono circa 20 kg di carbonato di litio. Questa quantità è destinata a raddoppiarsi se parliamo della Tesla Model S nelle cui batterie sono presenti oltre 60 kg di carbonato di litio. Si capisce bene come mai il litio venga definito il nuovo oro bianco.

Giova precisare, per quanto vedremo in seguito, che Tesla produce anche batterie per immagazzinare energia solare, in modo da poterla utilizzare su richiesta ed autoalimentare la casa per ridurre la dipendenza dall'elettricità della rete, chiamate Powerwall. Ci sono però alcuni aspetti, sconosciuti a molti, come il fatto che le batterie agli ioni di litio sono un materiale non rinnovabile, che nel corso dell'utilizzo e della ricarica il litio perde la sua capacità di accumulo di elettricità ed una volta persa non può essere rinnovata ed, al momento, essendo complesso riciclarlo - si ipotizza che sarà industrialmente praticabile, ma con risultati incerti, non prima del 2030- spesso la sua destinazione finale sono le discariche.

 

Un po' di storia

La salamoia di litio fu scoperta nella regione andina nel 1962 quando una compagnia mineraria USA lo trovò mentre esplorava l'acqua, in un posto chiamato Salar de Atacama (letteralmente "bacino di acque salate"), in Cile. Ne fu scoperta anche in aree confinanti di Argentina e Bolivia, formando quello che oggi è noto come il "Triangolo del litio". Alla fine degli anni '70 quando il litio venne utilizzato nelle tecnologie per la produzione di energia nucleare, gli investitori e il governo cileno deciso di cogliere l'occasione.

Il governo, guidato dal dittatore Augusto Pinochet, dichiarò le riserve di litio sotto il suo controllo nel 1979. Poi nel 1984 iniziò una collaborazione tra la Corporación de Fomento de la Producción (CORFO), l'agenzia cilena per lo sviluppo economico, con la società statunitense, Foote Mineral, per estrarre e vendere il minerale. Foote aveva la tecnologia, sviluppata nel suo stabilimento in Silver Peak, Nevada, per convertire la salamoia di litio in un prodotto commerciale. Nel 1997, la produzione di litio a livello globale è cambiata radicalmente a seguito delle estrazioni di salamoia nel Salar de Atacama in grado di produrre carbonato di litio a un prezzo estremamente competitivo. La società cilena SQM, Sociedad Química y Minera de Chile, divenne rapidamente leader di mercato sfruttando i bassi costi di produzione, mentre molte miniere di pegmatite, rocce appartenenti alla famiglia del granito da cui si estraeva il litio, furono costrette a chiudere. Dall'inizio del sito, negli anni '80, Foote - oggi Albemarle Corporation- ed SQM hanno estratto circa 300.000 tonnellate di carbonato di litio dal sottosuolo delle terre ancestrali degli Atacamas, gli indigeni che vivono da sempre in questi luoghi, allevando lama e capre in una terra arida. Vivono in case fatte di mattoni di fango con tetti di fogli di metallo ondulato appesantito con rocce contro i venti rigidi. Eppure, sotto la loro terra ancestrale, si trova un tesoro: il litio. Ai prezzi attuali, il valore di mercato di quel carbonato di litio estratto si può calcolare in miliardi di dollari. Fino al 2015, le società minerarie che estraevano il litio non effettuavano nessuna forma di risarcimento agli Atacamas. Ma, nel 2012, hanno iniziato a migliorare le infrastrutture delle comunità vicine e, in base a un nuovo accordo, Albemarle, che "Produce il litio che muove il mondo"- come proclama nel suo sito- nel 2016, ha effettuato un pagamento iniziale di una somma non rivelata ai gruppi indigeni.

 

Uno studio di LCA sull'estrazione del litio nel Salar de Atacama.

LCA, Life-Cycle Assessment, [1] letteralmente analisi del ciclo di vita, è una raccolta e valutazione degli ingressi, uscite ed impatti potenziali sull'ambiente di un prodotto lungo il suo ciclo di vita; è un procedimento oggettivo di valutazione dei carichi energetici ed ambientali relativi ad un processo, effettuato attraverso l'identificazione e la quantificazione dell'energia e dei materiali usati e dei rifiuti rilasciati nell'ambiente. Quello proposto è stato realizzato, utilizzando il metodo TRACI, sviluppato dall'EPA, l’Agenzia per la protezione dell'ambiente americana, uno strumento per fornire assistenza nella valutazione dell'impatto su metriche di sostenibilità, sui processi produttivi per l’estrazione del carbonato di litio equivalente (LCE) da depositi di salamoia come quelli presenti nel Salar de Atacama.

L'estrazione inizia con la perforazione per pompare le salamoie in superficie, che vengono raccolte in piscine di evaporazione solare. La salamoia contiene circa lo 0,15% di litio e viene pompata attraverso una cascata di stagni in cui le impurità, tra le quali boro, magnesio e calcio, o i sottoprodotti vengono fatti precipitare dall'evaporazione solare, dal vento e dagli additivi chimici. Le condizioni climatiche estreme determinano un alto tasso di evaporazione (10 litri per metro quadrato al giorno) che favorisce la concentrazione delle salamoie ricche di elementi alcalini. La salamoia viene spedita agli impianti industriali nei pressi di Antofagasta, dove vengono prodotti carbonato di litio e idrossido di litio. I principali processi coinvolti nella produzione del carbonato di litio sono rimozione dell'impurità, sedimentazione, filtraggio, pressatura, riscaldamento, precipitazione e ispessimento-essiccamento. Dopo la rimozione iniziale delle impurità, la miscela rimanente progredisce attraverso un processo di sedimentazione, filtrazione e pressatura. La sedimentazione e la filtrazione utilizzano principalmente le forze gravitazionali e pertanto richiedono esigue quantità di energia. Dopo il riscaldamento e la precipitazione del carbonato di litio, la soluzione risultante deve essere addensata. Il processo di addensamento prevede l'utilizzo di macchinari con camere di combustione che operano a temperature di circa 980° C e conseguenti consumi di energia termica.

Ci siamo soffermati solo sugli impatti ambientali dovuti ai processi estrattivi e di trattamento del minerale che vengono realizzati in loco, non prendendo in esame gli impatti della trasformazione del terreno, dovuti agli stagni di evaporazione solare, né gli impatti sull'aria e sull'acqua, dovuti allo stoccaggio e smaltimento dei rifiuti di miniera, di cui ci occuperemo più avanti.


Vista aerea degli stagni di evaporazione nel deserto di Atacama

Lo studio ha portato risultati numerici che dimostrano la pervasività sull’ambiente circostante, confermando quanto già altri studi avevano espresso circa il bilancio ambientale assolutamente negativo, sia della fase estrattiva sia di quella produttiva delle batterie al litio, e constatando ancora una volta che affermazioni come “emissioni ad impatto zero” per le auto elettriche siano solo slogan pubblicitari.

Per il processo di trasformazione di salamoia in carbonato di litio, così come descritto, è stato stimato che siano necessari, per ogni chilogrammo prodotto, da 31 a 89 MJ di energia proveniente principalmente da oli combustibili o da propano e carbone. I due parametri che producono uno spettro di valori così ampio sono la variabilità del tasso di evaporazione effettivo degli stagni solari e l'uso di fonti di energia per essiccare le salamoie acquose. Piccoli aumenti delle precipitazioni annuali possono causare interruzioni di mesi nella produzione per l’evaporazione delle salamoie mediante energia solare, come è stato sperimentato nella regione di Atacama nel 2015. In questi casi, l'uso del combustibile in luogo di energie rinnovabili per l'essiccazione della salamoia diventa un ulteriore fattore nell’aumento degli impatti sull’ambiente circostante.

La tabella sotto esprime i risultati dell'analisi per kg di carbonato di litio prodotto e, tuttavia, può essere in qualche modo fuorviante, poiché la quantità totale di litio estratta sta aumentando rapidamente, il che significa che gli impatti totali saranno un valore di molto superiore a quello espresso, soprattutto considerando le numerose variabili che possono intervenire nel modello proposto. Gli impatti sulle comunità che ospitano i siti di estrazione e lavorazione del litio aumenteranno drammaticamente all'aumentare delle attività e, pertanto, sarà onere dell'industria mineraria concentrarsi sulla loro riduzione per prevenire aumenti significativi dell'inquinamento ambientale e proteggere le comunità e i territori dove viene prodotto il litio. Il grafico sottostante rappresenta la sintesi degli impatti dei singoli inquinanti normalizzati per chilogrammo di carbonato di litio prodotto.


Elaborazione di Brussato G. dai dati Ambrose H., Kendall A. (Department of Civil and Environmental Engineering, University of California) Understanding the future of lithium: Part 2, temporally and spatially resolved life-cycle assessment modeling.

 

AP [kg SO3-eq] (acidification potential) è una conseguenza degli acidi che vengono emessi nell'atmosfera e successivamente depositati in terreni e acque superficiali. Le sostanze acidificanti sono spesso emissioni nell'aria, che possono avere una deposizione bagnata come pioggia acida, nebbia o neve o una deposizione secca come polvere o fumo di particolato sul suolo o sull'acqua.
ETP [CTUeco/kg] (ecotoxicity potential) sono gli effetti tossici delle sostanze chimiche su un ecosistema. È un indicatore della perdita di biodiversità e / o estinzione di specie. La tossicità ambientale viene misurata come tre categorie di impatto separate che esaminano acqua dolce, marina e terrestre e misurate sugli standard dell'EPA.
EP [kg N-eq] (eutrophication potential) l'eutrofizzazione è l'accumulo di una concentrazione di nutrienti chimici (ammoniaca, nitrati, ossidi di azoto e fosforo) in un ecosistema, che porta ad una produttività anormale : un'eccessiva crescita delle piante come le alghe nei fiumi che provoca gravi riduzioni della qualità dell'acqua e delle popolazioni animali. 
GWP [kg CO2-eq] (global warming potential) il potenziale di riscaldamento globale esprime il contributo all'effetto serra di un gas in questo caso relativamente all'effetto della CO2 espresso in chilogrammi di anidride carbonica.
HHP [PM2.5-eq] (human health particulate) sono particelle estremamente piccole sospese nell’aria originate da processi antropogenici come combustione, estrazione di risorse : sono espresse in chilogrammi per chilogrammo di LCE prodotto.
HHC [CTUh 108] (human health cancer)  effetti cancerogeni sulla salute umana. L'unità tossica comparata per gli impatti della tossicità umana (CTUh) esprime l'aumento stimato della morbilità (il numero di casi di malattia) nella popolazione per unità di massa della sostanza chimica emessa. In pratica: casi di malattia per kg emesso = CTUh per kg emesso.
HHNC [CTUh 107] (human health non cancer) analogo a quanto espresso nel punto precedente riferito ad effetti di patologie non cancerogene.
ODP [kg CFC-11-eq] (ozone depletion potential) diminuzione dello strato di ozono stratosferico a causa delle emissioni antropogeniche di sostanze che riducono lo strato di ozono. Nello specifico il valore del potenziale di eliminazione dell'ozono associato ad una sostanza è definito come il rapporto fra la perdita di ozono per la sostanza considerata (LCE nel nostro caso) e la perdita di ozono prodotta da una uguale massa di triclorofluorometano(CFC-11).
SFP [kg × 10 O3-eq] (smog formation potential) è un tipo di smog creato dall'effetto degli ossidi di azoto (NOx) e dei composti organici volatili non metanici (COVNM). Sulla salute umana possono provocare una varietà di problemi respiratori tra cui l'aumento dei sintomi di bronchite, asma ed enfisema. Gli impatti ecologici includono danni agli ecosistemi ed alle colture.

L'analisi di queste cifre dovrebbe far comprendere come la centralità di minerali e metalli per la futura diffusione di tecnologie a basse emissioni di carbonio richiede che la pianificazione del loro approvvigionamento sia formalmente inclusa nella pianificazione climatica. I Contributi Nazionali Determinati (N.D.C. Nationally Determined Contributions) al centro dell'accordo di Parigi e del raggiungimento dei suoi obiettivi, incarnano gli sforzi di ciascun paese per ridurre le emissioni nazionali e adattarsi agli impatti dei cambiamenti climatici, e pertanto potrebbero includere i necessari impegni sull'approvvigionamento di minerali. Questo introdurrebbe anche i paradigmi necessari alla tutela degli abitanti di quelle zone del Pianeta particolarmente soggette alle attività minerarie e quelli per la valutazione dell’impatto e della sostenibilità nel reperimento delle materie prime, concorrendo a determinare – anche numericamente- gli obbiettivi che vengono prefissati.

È intuibile che l'introduzione di queste metriche comporterebbe una valutazione più concreta ed affidabile delle possibilità di raggiungimento degli obbiettivi in coerenza con la tutela ambientale, anche in quelle aree meno visibili del Pianeta.

Per capire l'ondata di devastazione che sta per abbattersi su questi luoghi basta osservare il grafico in cui sono riportate le stime della richiesta e dell'offerta di litio per la mobilità elettrica secondo un modello matematico ampiamente condiviso [2].

Le due stime divergono profondamente e, soprattutto, l'ipotesi migliore di stima di produzione prevede che l'attuale produzione, che sta causando effetti devastanti, vada raddoppiata.

Significa che, se qualcuno pensa di salvare il pianeta con le auto elettriche, deve anche mettere in conto di distruggere questo deserto e molte altre parti del pianeta. In questa parte remota delle Ande, questa idea di salvare il pianeta sta già distruggendo un fragile ecosistema ed esaurendo le riserve di acqua potabile.

 

Lo sfruttamento ambientale o l'ecologia dell'esaurimento

Abbiamo visto come il litio viene "estratto dall'acqua". Il problema, con questo metodo relativamente economico, è che fino al 90% dell'acqua contenuta nella salamoia estratta è persa per evaporazione e non recuperata. L'estrazione di una tonnellata di litio richiede mediamente 500.000 litri d'acqua. Poiché l'acqua salata è in relazione idrodinamica con l'ambiente circostante in questa regione, estremamente arida, le falde acquifere si esauriscono ed influiscono sul bilancio idrico complessivo. Va considerato inoltre che questa metodologia estrattiva non solo utilizza enormi quantità di acque sotterranee, potenzialmente utili, perse nell'atmosfera, ma richiede anche l’utilizzo di grandi aree di territorio per tale evaporazione. Ciò si traduce in una diffusa rimozione dell'habitat naturale. Sta di fatto che proprio le regioni in cui tali stagni di salamoia sono così efficaci, cioè quelle che hanno scarse precipitazioni, sono anche quelle che possono essere carenti di acqua. Ricordiamo che le oasi che un tempo interrompevano i pendii polverosi del deserto di Atacama hanno permesso a uomini e animali di sopravvivere per migliaia di anni nel clima più secco del mondo.

Una recente ricerca [3] è stata in grado di produrre, mediante l'analisi di foto satellitari, ulteriori prove quantitative del fatto che gli sforzi di estrazione della salamoia al litio tra il 2015 e il 2019 da parte di SQM hanno causato un pesante pedaggio ambientale sul fragile ecosistema acquatico all'interno delle saline di Atacama.

L'analisi ha trovato una forte relazione inversa tra i livelli dei serbatoi d'acqua negli stagni di SQM e le lagune: con l'aumentare del livello dell'acqua negli stagni di SQM, quelli nelle lagune calano.

Le fragili lagune dell'area di Soncor, parte della Riserva Nazionale di Los Flamencos (foto) sono un terreno di nidificazione importante per i fenicotteri andini.

È stato scoperto, inoltre, come l'estrazione del litio nella zona porti forti correlazioni negative con la vegetazione e l'umidità del suolo, il che significa che l'estrazione mineraria è in diretta proporzione con la desertificazione della zona. Sono stati registrati in due decenni, 1997-2017, i dati di umidità del suolo, vegetazione e temperatura riscontrando che un ampliamento dell'area di estrazione della salamoia di un chilometro quadrato corrisponde a una riduzione significativa del livello medio di vegetazione e dell'umidità del suolo. In questi due decenni, le attività estrattive hanno aumentato la loro occupazione del suolo da 20.54 km2 a 80.53 km2, quadruplicando l'area di estrazione.

Come affermano studiosi locali [4], c’è evidenza che molti fenicotteri abbiano lasciato le lagune. Comprendere cosa succede con i microrganismi è più complicato ma, sostanzialmente, essi presentano gli stessi sintomi e la stessa diagnosi dovuti alla mancanza di ricarica dell'acqua nella salina di Atacama. Gran parte dell'acqua viene evaporata nel processo. Questo non è sostenibile.

Anche i dati governativi emessi dal Comité de Minería No Metálica (il Comitato minerario non metallico a cui sono state attribuite le funzioni che prima erano gestite dal Chilean Economic Development Agency - Corfo, che iniziò l'attività mineraria nel 1984) confermano che l'attuale sviluppo estrattivo nel bacino della salina di Atacama provoca squilibri idrologici. Con una produzione di salamoia di 8.842 litri al secondo e una capacità di ricarica di 6.810 litri al secondo, si è riscontrato che oltre 2000 litri al secondo superano la soglia portando in negativo il bilancio idrico. A causa del fatto che l'acqua salata non è considerata "acqua" ai sensi del codice cileno per l'acqua, le società del litio non sono obbligate a richiedere i diritti idrici per l'estrazione di salamoia, rendendo di fatto invisibile la loro estrazione di acqua contenuta nella salamoia nell'ammontare complessivo dell'acqua del bacino. Sottolineiamo il fatto che la salamoia è costituita da circa il 70% di acqua mentre il restante 30% sono i sali contenuti da cui viene estratto il minerale.

Il Codice delle acque, redatto nel 1981 durante la dittatura di Pinochet, garantisce i diritti idrici alle compagnie minerarie, diritti che non possono essere revocati se non attraverso una speciale legge di espropriazione e in base a straordinarie condizioni. Pertanto le dichiarazioni di divieto della D.G.A. (Dirección General de Aguas) non incidono sui diritti già concessi di estrarre l'acqua in tutto il bacino, che superano di gran lunga le condizioni ambientali sostenibili. Significativamente, queste dichiarazioni di divieto non proteggono dai potenziali impatti dell'industria del litio, poiché come sottolineato, non vengono prese in esame le quantità di acqua presenti nella salamoia estratta. Quindi queste dichiarazioni di divieto della D.G.A. di fatto sembrano efficaci solo per impedire l'apertura di nuovi siti, ma per il resto si limita a prendere atto del fatto che in un'area specifica del bacino si è verificato l'esaurimento di acqua dolce.

Il 26 dicembre 2019, la Corte Ambientale di Antofagasta ha sospeso l'approvazione per un'espansione della produzione di litio di SQM nel deserto di Atacama. La Corte ha affermato che di aver preso questa decisione “in considerazione delle fragili condizioni dell'ecosistema del Salar de Atacama e visto l'alto livello di incertezza scientifica riguardo al suo comportamento idrodinamico". La sentenza lascia un punto interrogativo sospeso sul previsto investimento di 380 milioni di dollari da parte di SQM per aumentare la produzione di litio. SQM attualmente produce 70.000 tonnellate all'anno di carbonato di litio e 13.500 tonnellate di idrossido di litio nell'Atacama. L'investimento prevedeva di aumentare la produzione a 120.000 t/anno di carbonato di litio e 30.000 t/anno di idrossido di litio, entro la seconda metà del 2021, e 160.000 t/anno di carbonato entro la fine del 2023. SQM ha dichiarato di "rimpiangere questa decisione" e di voler valutare le prossime linee d'azione. A far riflettere, però, è la dichiarazione successiva: la società non ha ancora apportato alcuna modifica ai propri piani di produzione o vendita.

Inoltre, pare che il Servizio di Valutazione Ambientale del Cile, abbia permesso alla società Wealth Minerals Chile SpA, di esplorare la parte settentrionale di Salar de Atacama. Il sito si troverebbe vicino a un sito di zone umide di importanza internazionale e vicino ad attrazioni turistiche in cui l'approvvigionamento idrico è fondamentale per fornire reddito alla popolazione locale. Quindi, non sembra esserci una reale volontà di tutela dell'ambiente e, probabilmente, SQM che conosce bene la situazione ritiene che, superato il clamore sollevato dalle popolazioni locali e dalla spinta mediatica, i buoni propositi possano venir presto abbandonati, visti gli enormi interessi in ballo.

Nel frattempo, i cambiamenti climatici stanno portando altri mutamenti nel microclima della regione. All'inizio dell'anno, l'area ha attraversato un periodo di piogge devastanti, ben atipico per l'area arida. Ironia della sorte, l'intensità delle piogge non è stata sufficiente a ricaricare le riserve d'acqua ma ha causato alluvioni distruttive. Nelle settimane successive l'acqua è arrivata nelle case e conteneva molti sali con metalli pesanti - naturalmente presenti nell'ambiente - a danno delle comunità che vivono in questi territori.

Nel corso di due decenni, un’ulteriore anomalia è stata osservata nell'aumento della temperatura locale che può essere collegato all'aumento delle attività minerarie nella salina di Atacama. Si è riscontrato che le temperature della superficie terrestre durante il giorno sono aumentate considerevolmente, da circa 28,4° C a 32,9° C in estate, mentre le temperature diurne invernali sono passate dagli 8,3° C del 1997 agli attuali 14,1° C. Molti dei sintomi rilevati dai ricercatori dell'Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) in un recente rapporto sulle cause del riscaldamento globale, come l'aumento della scarsità di acqua nelle terre aride o la perdita di vegetazione, sono riscontrabili nell'area mineraria del Salar de Atacama.

 

Follow the money

È difficile sapere dove vada a finire il litio estratto in quest'area o in quali dispositivi mobili finisca, ma ci sono alcuni indizi. Ad esempio la società estrattiva Sales de Jujuy, intervistata dal Washington Post, rifiuta di rivelare chi sono i suoi clienti ma, per il 14,99%, è di proprietà di Toyota Tsusho, una società commerciale legata alla casa automobilistica, che utilizza sempre più batterie agli ioni di litio per le automobili. Parte della sua produzione potrebbe essere venduta a Panasonic visto che è stato annunciato l'avvio di un progetto di collaborazione tra queste due compagnie e che Panasonic realizza batterie per Toyota e per Tesla. Toyota ha dichiarato, al Washington Post, che non acquista direttamente il litio ma che prova a minimizzare l'impatto dei propri fornitori sulle comunità locali chiedendo loro di intraprendere azioni per evitare l'uso di materiali di cui non venga certificata l'eticità dell'origine. 

Un'altra società estrattiva, Minera Exar, in parte proprietà di SQM, la società mineraria cilena gigante tra i produttori mondiali, con 13 Mld di dollari di capitalizzazione, è nella catena di approvvigionamento di Apple. Anche Apple, naturalmente, "..continuerà a lavorare sodo per aumentare gli standard, proteggere diritti umani e salvaguardare i luoghi in cui si trovano questi materiali..." esattamente come nelle miniere di cobalto della Repubblica democratica del Congo. Minera Exar ha difeso il suo rapporto con le comunità locali, rilevando che i suoi contratti con loro includono anche la formazione professionale e la promessa di cercare di assumere lavoratori locali. La società ha dichiarato di aver speso oltre 241.000 dollari negli ultimi due anni su progetti locali... a fronte di qualche centinaio di milioni di dollari di controvalore di minerale estratto, sembra un'elemosina.

Albemarle Corporation, altro gigante con 11 Mld di dollari di capitalizzazione, uno dei più grandi produttori di litio al mondo, non rivela al Washington Post i suoi maggiori clienti. Samsung non risponde alle ripetute richieste di commento. Tesla non vuole dire quali aziende forniscono il litio per le sue batterie. “Tesla si impegna a garantire che tutte le pratiche della catena di approvvigionamento siano sicure ed umane", ha detto un portavoce, Alexis Georgeson, in una nota.

Pertanto, se la Presidente della BCE, Christine Lagarde, ritenesse di penalizzare le aziende che presentano un pesante impronta di carbonio nella loro produzione non acquistando i bond che emettono, i "brown bond", ciò potrebbe anche avere un significato ambientalmente rilevante ma, se il progetto fosse di dare più soldi a chi utilizza "green bond" come collaterali, è meglio che prima vengano stabili gli esatti criteri, in sede europea, di cosa è green e cosa non lo è.

È proprio vero che a pensare male si fa peccato ma che, spesso, ci si azzecca: in assenza di una forte vigilanza sui certificatori dei "green bond" e sulle agenzie di rating è abbastanza evidente che dare una verniciata di verde ai propri prodotti rappresenti un'enorme tentazione per molti, se non per tutti... Quanto esposto qui ed in precedenza rende evidente che, prima di affermare che un veicolo sia ad impatto zero, è opportuno conoscere con assoluto rigore la provenienza dei materiali con cui quel veicolo è prodotto, informazioni che per il momento, i produttori interessati non sembrano essere disposti a dare.

Il Cile è la rappresentazione plastica del paradosso che stiamo vivendo. Da un lato parliamo di decarbonizzazione per mitigare i cambiamenti climatici e la perdita di biodiversità e, dall'altro lato, esauriamo le risorse ambientali per alimentare la rivoluzione della mobilità elettrica che dovrebbe mitigare il cambiamento climatico” [4]

Ma, forse, la spiegazione del paradosso si trova, come spesso accade, seguendo il denaro. Consideriamo Tesla, il produttore di batterie più famoso al mondo: 184.000 € di batterie Tesla, che pesano oltre 9.000 kg, sono necessarie per conservare il l'equivalente di energia di un barile di petrolio. Un barile di petrolio, mediamente, pesa 136 kg e può essere immagazzinato un serbatoio del valore di 20 €.

Questi sono i numeri delle batterie al litio odierne.[5]

Anche un miglioramento del 200% non sposterebbe gli equilibri. Eppure, in questo momento, Tesla, con una produzione di 300.000 veicoli, ha una capitalizzazione di borsa tale da valere 6 volte di più di chi ne vende 12 milioni. Lo dice Morgan Stanley ritenendo che questo titolo sia una bolla che sta per scoppiare. 

 

*ingegnere minerario, sostenitore della Rete di Resistenza sui Crinali 

 

Riferimenti

(1) Ambrose H, Kendall A. (Department of Civil and Environmental Engineering, University of California) Understanding the future of lithium: Part 2, temporally and spatially resolved life-cycle assessment modeling.

(2) Jamie Speirs, Marcello Contestabile, Yassine Houari, Robert Gross (Imperial Centre for Energy Policy and Technology Imperial College London) The future of lithium availability for electric vehicle batteries.

(3) Lithium firms are depleting vital water supplies in Chile. Institution of Engineering and Technology Stevenage UK

(4) Cristina Dorador, professore associato del Dipartimento di biotecnologia dell'Università di Antofagasta - Cile

(5) The “new energy economy”: an exercise in magical thinking Mark P. Mills

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L'Astrolabio

progetto editoriale di
Amici della Terra

l'Astrolabio © 2015
ISSN 2421-2474

Periodico di informazione sull’energia, l’ambiente e le risorse
Testata registrata presso il Tribunale di Roma
Aut. Trib. di Roma del 22/04/1996 n. 189

Direttore Responsabile:
Aurelio Candido

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