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ACQUEDOTTI COLABRODO

Quanto Costa il Bene Comune

Scritto il .

di: Beniamino Bonardi
Al di là delle polemiche su Renzi e i renziani, la voragine apertasi sul Lungarno di Firenze ripropone il tema degli acquedotti colabrodo e degli investimenti necessari per la loro manutenzione.


 La media nazionale delle perdite d’acqua dalle nostre reti idriche è pari a oltre un terzo di quella erogata, con forti differenze tra le varie zone del Paese, e per risanare questa situazione occorrerebbero almeno cinque miliardi di investimenti realizzati l’anno, secondo le stime di Utilitalia, la federazione che riunisce le aziende dei servizi idrici, energetici e ambientali. L’attuale media di investimento è di 34 euro per abitante all’anno, contro una media europea che varia tra 80 e 120 euro. “Nelle aree gestite in modo diretto dagli enti locali, la media si abbassa a 12 euro”, osserva il presidente di Utilitalia, Giovanni Valotti. “Si tratta di una situazione gravissima che necessiterebbe un «recovery plan». Le nostre aziende programmano gli interventi ma spesso non riescono a portarli a termine in tempi brevi a causa iter burocratici autorizzativi che rendono complicati gli interventi. Il tutto mentre piovono le infrazioni europee a causa dei ritardi nella costruzione di reti e impianti. In sintesi, spendiamo i soldi per pagare le multe all’Europa anziché per manutenere e realizzare le opere che servono ai cittadini”.

Secondo i dati di Utilitalia, gli investimenti realizzati sono passati dai 26 euro per abitante l’anno del 2011 ai 34 euro del 2014. Gli investimenti programmati nel triennio 2014-2017 sono anch’essi pari a 34 euro l’anno per abitante. Questo a fronte di un reale fabbisogno di circa 80 euro ab/anno (5 miliardi di euro all’anno). Facendo un confronto con alcuni Paesi europei, si vede che attualmente gli investimenti annui sono di 88 euro/ab in Francia, 100 euro/ab nel Regno Unito e 129 euro/ab in Danimarca.

La capacità di investimento negli ultimi anni, osserva Utilitalia, è risultata limitata dalla scarsa disponibilità di contributi pubblici, che si sono ridotti nel tempo, e livelli tariffari inadeguati. Le tariffe Italiane sono tra le più basse in Europa: un terzo di quelle francesi, un quarto di quelle tedesche, un quinto di quelle scandinave e dei Paesi Bassi.

Il Rapporto Global Water Market 2017, pubblicato il 12 aprile da Global Water Intelligence ,contiene una sezione dedicata all’Italia, in cui sottolinea come le perdite della rete idrica del nostro Paese siano particolarmente alte e siano aumentate negli ultimi anni, come conseguenza del diminuito livello di investimenti, passando dal 32,1% del 2008 al 37,4% del 2012.

Sarebbe ora che, lasciandoci alle spalle gli scontri ideologici e gli slogan ad effetto, sul sistema integrato dell’acqua si incominciasse a fare sul serio, iniziando col tappare le miriadi di perdite prodotte da decenni di male gestioni, di clientelismo e di disinteresse, rinnovando una rete deteriorata, che ha un’età media di quarant’anni.

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