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LINEE GUIDA EUROPEE PER LA FINANZA

Tassonomia Verde

Scritto il .

di: Giovanni Barca
Un’iniziativa della Commissione europea per indirizzare gli investimenti istituzionali e per influenzare quelli finanziari e i risparmi dei cittadini europei verso interventi a tutela dell’ambiente.


Da qualche anno il mondo della finanza, attento come ogni altro settore del mercato a novità e migliori forme di guadagno, ha capito che il tema della sostenibilità ambientale è seguito da molte persone e che l’argomento può essere interessante per vendere specifici prodotti.

Naturalmente, gli operatori hanno anche ben presente che aziende attente ai temi ambientali e sociali corrono minori rischi reputazionali e sono meno soggette a sanzioni o costosi risarcimenti.

I più avveduti, infine, sono anche consapevoli che non porre attenzione all’ambiente in cui viviamo, alla lunga, si ritorce contro il mercato stesso.

I prodotti finanziari di cui parliamo sono i fondi ESG. Lacronimo sta per Environmental, Social, Governance e si utilizza in ambito economico/finanziario per indicare tutte quelle attività, legate all’investimento responsabile (IR), che perseguono gli obiettivi tipici della gestione finanziaria tenendo in considerazione aspetti di natura ambientale, sociale e di governance (cioè se l’azienda è governata con criteri di trasparenza, con amministratori indipendenti, secondo le migliori linee guida degli organi di controllo dei mercati azionari).

Normalmente, i criteri alla base della valutazione di sostenibilità ambientale vengono individuati sulla base dei 17 goals dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile di cui alla risoluzione ONU del settembre 2015, firmata da 193 stati (https://www.unric.org/it/).

In linea di massima gli argomenti considerati sono:

- pilastro ambientale: cambiamenti climatici, capitale naturale (biodiversità e materie prime), inquinamento e rifiuti, opportunità sul fronte ambientale (tecnologie pulite, edifici ecologici, rinnovabili);

- pilastro sociale: capitale umano (gestione forza lavoro, salute e sicurezza...), responsabilità da prodotto (sicurezza chimica, sicurezza dei dati...), opposizione stakeholder, opportunità sul fronte sociale (accesso alle informazioni, accesso alla sanità…)

- pilastro governance: corporate governance (retribuzioni, organi amministrativi...), etica aziendale.

L’attuale valutazione di corrispondenza ESG sembra essere effettuata prevalentemente da economisti più che da tecnici ambientali e in base a criteri non codificati/certificati; sino ad oggi ogni titolare di prodotto finanziario ha seguito propri criteri in assenza di norme o linee guida valide per tutti. Cosi operando, il cliente non è tutelato da norme o specifiche Autorità preposte all’effettiva sostenibilità ambientale del prodotto finanziario e deve fidarsi di quell’istituto bancario o fondo d’investimento (oltre che, naturalmente, delle ordinarie regole del mercato azionario).

In Italia, nella comunicazione di tutti i giorni, sfruttando emozioni e mode, sono molti i messaggi fallaci ed ingannevoli circa la sostenibilità ambientale, finalizzati alla vendita di prodotti oppure al lancio e al sostegno di attività (o addirittura di linee politiche) che poco sostanziano l’effettiva tutela dell’ambiente e la salute dell’uomo. Sul versante della politica mi vengono in mente le campagne che promettono Zero emissioni a breve ma senza spiegare come si fa oppure certe campagne per il sostegno della raccolta differenziata porta a porta che da sole risolverebbero definitivamente l’annoso problema della gestione dei rifiuti. Sul versante dell’industria penso a certe pubblicità delle compagnie che producono energia che ci proiettano in un mondo pulito e profumato che poco ha a che vedere con la vita reale.

Il mondo della finanza potrebbe avere analoghe tentazioni. Per evitare il greenwashing e dare concretezza a prodotti finanziari realmente orientati alla sostenibilità, in Europa qualcosa si è mosso.

Nel 2016 la Commissione europea istituisce un gruppo d’esperti ad alto livello, il cosiddetto TEG (tecnical expert group, composto da 35 membri provenienti dalla società civile, dall’università, dall’impresa e dalla finanza) per la formulazione di proposte sulla finanza sostenibile. A gennaio del 2018, il gruppo d’esperti pubblica la sua relazione che propone di:

- istituire un sistema di classificazione o "tassonomia", inteso a chiarire meglio ai mercati ciò che si intende per "sostenibile";    

- definire obblighi per gli investitori istituzionali, che debbono agire nell’interesse superiore dei loro investitori finali/beneficiari, verso il conseguimento di un sistema finanziario più sostenibile; 

migliorare la comunicazione, da parte degli istituti finanziari e delle imprese, sui modi per integrare la sostenibilità nel loro processo decisionale;

- creare un marchio UE per i fondi d'investimento verdi;

integrare la sostenibilità nei mandati delle autorità europee di vigilanza;

- elaborare una norma europea per le obbligazioni verdi.

A marzo del 2018, la Commissione, sulla base delle relazioni degli esperti, comunica al Parlamento, al Consiglio, alla Banca centrale europea, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni il Piano d’azione per finanziare la crescita sostenibile.

Il piano, nel riprendere le raccomandazioni del gruppo d’esperti, evidenzia che l’Europa accusa un divario d’investimenti complessivo annuo di 270 miliardi di Euro per modernizzare i trasporti e la logistica, aggiornare le reti energetiche, aumentare i risparmi energetici, le energie rinnovabili e a migliorare la gestione delle risorse, compresi i rifiuti e l’acqua.

Il piano evidenzia che gli investimenti tesi a trasformare l’economia europea in un sistema più “verde” hanno l’effetto di stabilizzare e di ridurre i rischi a cui sono esposti i mercati.

Si afferma inoltre che: “Uno spostamento dei flussi di capitali verso attività economiche più sostenibili deve fondarsi su una comprensione condivisa del senso del termine “sostenibile”. Un sistema, o tassonomia, unificato a livello dell’UE, farà chiarezza su quali attività possano essere considerate “sostenibili”.

A giugno 2019, la Commissione ha pubblicato le linee guida su come le aziende possono segnalare meglio l’impatto che le loro attività hanno sul clima e ha fatto proprie tre relazioni del TEG:

- un sistema di classificazione -o tassonomia- per attività economiche sostenibili,

- uno standard europeo per le obbligazioni ecologiche,

- una metodologia e requisiti minimi degli indici (indicatori?) che dovrebbero consentire agli investitori di orientare le proprie scelte con consapevolezza sugli impatti climatici, avendo strumenti per fronteggiare fenomeni di greenwashing.

La Tassonomia

Su questo sistema di classificazione delle attività sostenibili non si è ancora trovato un accordo definitivo che dovrebbe essere varato nella legislatura appena iniziata.

La tassonomia varata dal TEG riguarda una serie di obiettivi che dovranno essere considerati nella valutazione del grado di sostenibilità di un'attività economica:

Il gruppo tecnico d’esperti ha identificato le attività in cui può esserci un sostanziale contributo alla mitigazione dei cambiamenti climatici nei seguenti settori: agricoltura e foreste, manifatture, elettricità, gas, condizionamento, ciclo delle acque e gestione dei rifiuti, trasporti, tecnologie d’informazione e comunicazione, edifici.

Non è chiaro come questi criteri proposti dal TEG vadano a rapportarsi con la normativa ambientale di settore e quali soggetti siano preposti alla verifica di chi offre prodotti finanziari. Né, d’altra parte, si riscontra alcun riferimento al modello DPSIR (Determinanti, Pressioni, Stato, Impatti, Risposte) dell’Agenzia Europea dell’Ambiente, modello sul quale sono stati costruiti negli anni numerosi Piani d’Azione Ambientale e che potrebbe essere applicato anche a molti comparti produttivi. E’ possibile che gli esperti del TEG non lo conoscessero.

Come accennato, non è ancora stabilito se e chi certificherà i prodotti finanziari sulla base della Tassonomia né se si farà riferimento al rispetto delle norme ambientali già da tempo in vigore nella UE. Gli esiti dei controlli ambientali effettuati negli stati membri dalle Agenzie per l’Ambiente non trovano, per ora, raccordo con gli obiettivi della Tassonomia.

Certamente, sarebbe bene che ogni attività considerata, ai fini di un’etichettatura di sostenibilità, oltre a rispettare tutti o parte dei sei obiettivi elencati dalla Tassonomia fosse anche in regola con le normative di settore secondo i rapporti redatti annualmente dalle autorità di controllo di ogni singolo paese (Agenzie per l’Ambiente e non solo).

In ogni caso, l’iniziativa della Commissione sarebbe molto rilevante se si riuscisse a convogliare parte delle risorse degli investitori istituzionali e dei risparmi dei cittadini europei verso interventi a tutela dell’ambiente.

Spesso, si ipotizza che i risparmi degli italiani siano dello stesso ordine di grandezza del Pil dell’Italia. Se questa considerazione fosse vera, e se fosse rapportabile a livello europeo avremmo trovato una risorsa enorme per la concreta attuazione delle politiche ambientali!

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