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Agricoltura e bioeconomia, 700 milioni di prestiti dalla Bei


La Banca europea per gli investimenti ha approvato finanziamenti per 700 milioni di euro destinati agli investimenti di cooperative e società private nel settore agricolo e della bioeconomia. Il prestito mira a sbloccare quasi 1,6 miliardi di euro di investimenti nel settore, sostenendo le società private che operano in tutte le catene del valore della produzione e della trasformazione di alimenti, materiali a base biologica e bioenergia.

La Banca afferma che “il programma di prestiti consentirà prestiti diretti per investimenti nel settore privato compresi tra 15 e 200 milioni di euro, con un importo del prestito Bei compreso tra 7,5 e 50 milioni di euro. Gli investimenti mirati sosterranno la protezione dell'ambiente e l'efficienza delle risorse naturali, l'energia rinnovabile, l'innovazione, la competitività e l'efficienza energetica. Il programma contribuirà a salvaguardare e creare occupazione nelle zone rurali e quindi a promuovere lo sviluppo rurale e l'integrazione territoriale in tutta l'Ue”.

Un piano d’azione per lo sviluppo della bioeconomia circolare e sostenibile è stato presentato dalla Commissione europea nell’ottobre 2018.

Il Consiglio Ue approva il regolamento per il riutilizzo delle acque reflue per l’irrigazione agricola ma anche per usi civili


Il Consiglio Ue ha approvato il regolamento per favorire il riutilizzo a fini irrigui e civili delle acque reflue urbane non potabili, adottando il testo di compromesso concordato con il Parlamento europeo, che ora dovrà approvarlo formalmente.

La proposta iniziale della Commissione, presentata nel maggio 2018, si proponeva di far fronte alla scarsità di acqua che caratterizza diverse zone dell’Unione, dando al contempo regole per la qualità delle acque in uscita dagli impianti di depurazione che possono essere riutilizzate a fini irrigui, garantendo la sicurezza degli alimenti. La proposta della Commissione si limitava alle acque recuperate utilizzate al fine d'irrigazione agricola, essendo l'agricoltura uno dei principali settori utilizzatori di acqua. Il Parlamento europeo aveva chiesto di allargare il campo di applicazione del nuovo regolamento anche agli utilizzi ai fini civili (irrigazione di aree verdi o campi da golf) e ambientali (contrasto all'intrusione salina o mantenimento dei flussi minimi ecologici), in modo da poter ampliare i benefici derivanti dal riutilizzo delle acque.

Nel testo di compromesso approvato dal Consiglio Ue si afferma che “Il Consiglio e il Parlamento convengono che le prescrizioni minime per la qualità dell'acqua e il relativo monitoraggio stabilite nel regolamento riguardano esclusivamente l'utilizzo delle acque reflue urbane trattate a fini irrigui in agricoltura. Tuttavia, riconoscendo il grande potenziale del riutilizzo delle acque trattate per altri scopi diversi dai fini irrigui in agricoltura, l'allegato I del regolamento stabilisce che, fatta salva la pertinente normativa dell'Unione nei settori ambientale e sanitario, gli Stati membri possono utilizzare le acque trattate per ulteriori scopi quali a fini industriali e a fini ricreativi e ambientali”.

Inoltre, è stata inserita “una clausola discrezionale che consente agli Stati membri di decidere che non è opportuno riutilizzare l'acqua a fini irrigui in agricoltura in uno o più dei loro distretti idrografici o parti di essi. Ciò consente agli Stati membri che non praticano il riutilizzo dell'acqua di evitare oneri amministrativi inutili, ad esempio associati all'istituzione di un'infrastruttura amministrativa per il rilascio dei permessi”.

Non è stato invece incluso nel testo di compromesso l'emendamento proposto dal Parlamento europeo volto a introdurre la responsabilità del gestore dell'impianto di affinamento in caso di mancata conformità, “poiché si è ritenuto che non rientri nell'ambito di applicazione. Inoltre, in pratica, sarebbe molto difficile dimostrare che le acque trattate siano state responsabili della contaminazione del suolo o delle colture”.

Ritardi in tutta Europa sulla nuova direttiva per l’efficienza energetica degli edifici e sui Piani energia e clima


Solo sei Stati Ue -  Belgio, Danimarca, Finlandia, Olanda e Svezia - hanno presentato le loro strategie di ristrutturazione a lungo termine degli edifici e, come riferisce Euractiv, solo 16 hanno notificato alla Commissione Ue le loro misure di recepimento della direttiva europea 2018/844 sull’efficienza e la prestazione energetica nell’edilizia, che modifica le precedenti del 2010 e del 2012, con l'obiettivo di rendere l'intero patrimonio edilizio europeo altamente efficiente dal punto di vista energetico e decarbonizzato, in modo tale da ridurre le emissioni quasi a zero entro il 2050.

Il termine per il recepimento della direttiva del 2018 era fissato al 10 marzo e, per quanto riguarda l’Italia, il nostro governo ha inviato al parlamento lo schema di decreto legislativo di recepimento il 31 gennaio. La commissione industria del Senato ha effettuato un ciclo di audizioni ma poi l’emergenza coronavirus ha interrotto l’esame del provvedimento. Intanto è intervenuto il decreto legge “Cura Italia”, che ha prorogato di tre mesi i decreti legislativi in scadenza tra il 10 febbraio e il 31 agosto.

La nuova direttiva del 2018 impone agli Stati di elaborare strategie nazionali a lungo termine per sostenere la ristrutturazione efficiente di edifici pubblici e privati, con l’obiettivo di ridurre le emissioni nell’Ue dell’80-85% entro il 2050, rispetto ai livelli del 1990. Le strategie nazionali dovranno seguire tabelle di marcia per raggiungere l’obiettivo, con tappe intermedie per il 2030 e il 2040. Saranno messi a punto anche indicatori misurabili per monitorare l’attuazione delle strategie nazionali.

Intanto, la Commissione europea ha avviato una consultazione pubblica, che si concluderà il 23 giugno, sui nuovi obiettivi di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra per il 2030, e sulle azioni e le politiche necessari per raggiungerli.

La Commissione Ue presenterà un piano globale e di valutazione d'impatto per aumentare l'attuale obiettivo del -40% al 2030, innanzandolo ad almeno il -50% e verso il -55%, rispetto ai livelli di emissione del 1990. Una volta definito, il nuovo obiettivo sarà inserito nella legge sul clima da poco presentata e determinerà un aggiornamento da parte della Commissione, entro l’estate 2021, della legislazione sull'efficienza energetica, le energie rinnovabili, la condivisione degli sforzi e il sistema di scambio di quote di emissioni dell'Ue.

C’è da registrare che cinque paesi non hanno ancora presentato i loro Piani nazionali integrati energia e clima (Pniec), nonostante il termine sia scaduto lo scorso dicembre. Euractiv riferisce che si tratta di Francia, Germania, Irlanda, Lussemburgo e Romania.

Finanza sostenibile, consultazioni pubbliche della Commissione Ue


La Commissione europea ha avviato una consultazione pubblica, che si concluderà il 15 luglio, sulla nuova strategia di finanza sostenibile, che fa parte del Green Deal europeo e “degli sforzi complessivi della Commissione volti a garantire una ripresa economica sostenibile e resiliente a seguito dell’epidemia di coronavirus”.

La strategia si basa su iniziative e relazioni precedenti, come il piano d'azione della Commissione per il finanziamento della crescita sostenibile del 2018 e le relazioni del Gruppo di esperti tecnici sulla finanza sostenibile (TEG). L'obiettivo della Commissione è quello di adottare la nuova strategia di finanza sostenibile nella seconda metà del 2020.

Nel contesto del Green Deal, la nuova strategia per la finanza sostenibile mira a creare una base solida per consentire investimenti sostenibili e a gestire e integrare pienamente i rischi climatici e ambientali nel sistema finanziario.

La Commissione europea ha aperto una consultazione pubblica fino al 6 maggio anche su altre due proposte di atti delegati in materia di finanza sostenibile: il primo riguarda gli standard minimi per i benchmark climatici e il secondo i benchmark ambientali, sociali e di governance.

“Attualmente stiamo combattendo l'epidemia di coronavirus ma non dobbiamo perdere di vista i nostri obiettivi di sostenibilità a lungo termine, incluso rendere l'Europa neutrale dal punto di vista climatico entro il 2050”, ha dichiarato Baldis Dombrovskis, vicepresidente esecutivo per un'economia al servizio delle persone. “La creazione di un'economia più sostenibile e resiliente sarà al centro della fase di ripresa e la rinnovata strategia di finanza sostenibile sarà essenziale per mobilitare il capitale tanto necessario. Questa consultazione è un'opportunità per tutti gli europei, le società, le organizzazioni della società civilee le autorità pubbliche di contribuire all'agenda finanziaria sostenibile dell'Ue e su come essa può contribuire alla ripresa economica”.

Nel 2019 le emissioni Ue di gas serra, escluso il trasporto aereo, sono diminuite dell’8,7%


Nel 2019 le emissioni di gas serra regolate dal sistema ETS, escluso il settore aereo, sono diminuite dell’8,7%, secondo i dati preliminari della Commissione Europea analizzati da Refinitiv, ex divisione Financial and Risk di Thomson Reuters.

La diminuzione, secondo quanto riferisce l’agenzia Reuters, è stata in gran parte dovuta delle emissioni nella produzione di energia elettrica, grazie alla sostituzione del carbone con gas ed energie rinnovabili, come eolico e solare.

Secondo l’analisi di Refinitiv, le emissioni da elettricità e riscaldamento sono diminuite del 14%, scendendo a 766,9 milioni di tonnellate, mentre quelle nel settore industriale hanno registrato un calo molto più contenuto, pari al 2,7%, attestandosi a 768,8 milioni di tonnellate.

I dati, seppur ancora incompleti, riguardano il 90% delle installazioni fisse ed è quindi improbabile, secondo gli analisti, che la cifra finale della riduzione complessiva cambi significativamente.

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