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UNO ZOO SALVA UN INSETTO GIGANTE DALL'ESTINZIONE

Il Caro Estinto

di: Enzo Moretto**
Gli zoo del mondo hanno un ruolo sempre più marcato nella tutela e nella conservazione di specie in pericolo. Sebbene la salvezza della natura del nostro pianeta dipenda principalmente, secondo alcuni, dalle decisioni dei governi e dai comportamenti delle persone, tra i tantissimi casi di specie salvate in extremis, grazie al lavoro degli zoo, ci sono grandi e piccoli mammiferi e uccelli, che senza l'intervento degli zoo e del loro personale specialistico, oggi probabilmente sarebbero solo un ricordo o potremo ammirarli impagliati in qualche museo di storia naturale.


Tra le specie sopravvissute grazie al loro impegno ci sono il bisonte europeo, che era estinto allo stato selvatico ed oggi reintrodotto in natura, diverse sottospecie di rinoceronte bianco e nero, il furetto dai piedi neri, l’orice bianco o il condor della California. E' lunghissima la lista delle specie di vertebrati (principalmente anfibi, rettili, mammiferi) presenti nella lista delle specie minacciate di estinzione, oggi tutelati sia presso i siti di origine che nelle aree protette dei giardini zoologici, che svolgono un grande lavoro nella comunicazione ed educazione del pubblico alla salvaguardia e conoscenza di questi animali e dei loro habitat. Ma le maggiori attenzioni sono riservate soprattutto ai grandi animali e quelle specie che più ci sembrano capaci di sentimenti e percezioni più simili a noi.

Per questo, a parte alcune eccezioni, come ad esempio le farfalle, che per molti aspetti incarnano il mito della bellezza effimera e dell'immortalità dell'anima, o le api “laboriose” ci offrono i loro dolci servigi e ci danno servizi nell'impollinazione di alberi da frutto e sorveglianza dell'ambiente, per gran parte degli invertebrati, primi fra tutti gli insetti, gli esseri in tutti i sensi più numerosi del pianeta, non c'è molto spazio nel cuore delle persone o addirittura vengono caricati di negatività. Ma proprio gli insetti, alla cui conoscenza e divulgazione ha dedicato gran parte della sua mission la storica casa delle farfalle di Montegrotto Terme, una delle prime strutture realizzate al mondo,  ed il Museo Esapolis, il grande esploratorio del MicroMegaMondo, continuano a pagare il prezzo più alto di estinzione dovuto alla distruzione degli ambienti naturali per le alterazioni prodotte dall'uomo.  Molti insetti scompaiono in gran numero ogni qual volta intacchiamo le foreste tropicali, altri, invece, che sopravvivo in situazioni limitate, come isole, dune litoranee, caverne, zone umide, piante secolari, risentono della loro riduzione o inquinamento anche localizzato.

Alcune specie sono oggi protette perché particolarmente grandi e belle e pertanto ambite dai collezionisti, come la farfalla alessandra (Ornithoptera alexandrae Rothschild, 1907), della Papauasia, e omero (Pterourus homerus Fabricius, 1793 ), di Jamaica, o la gloria del Bhutan (Bhutanitis spp. Atkinson, 1873).  Nero e decisamente meno attraente delle farfalle il coleottero tenebrionide gigante (Polposipus herculeanus Solier, 1848) dell'isola di Frégate del gruppo delle Seicelles. Su queste specie, a rischio di estinzione, è da tempo in atto una azione di studio, allevamento e  tutela da parte di molti zoo ed istituzione collegate.  Oggi molte specie di insetti non le conosceremo mai a causa della totale distruzione del loro habitat. Altre sono state spazzate via dall'introduzione di specie aliene, anche di grandi dimensioni come: maiali, cani, gatti e soprattutto topi. Una di queste è la forficula gigante dell'isola di Sant'Elena, nell'atlantico meridionale, località famosa alla storia per essere stata l'ultimo esilio di Napoleone Bonaparte.

Questo insetto gigante, lungo fin a 8,5 cm, si è praticamente estinto a causa dell'introduzione nell'isola di ratti e scolopendre. Una cosa simile è successa ad un altro gigante del mondo degli insetti, uno dei più massicci del pianeta (chiamato anche salsiccia ambulante per la lunghezza che arriva a 15 cm) che viveva  Lord Howe Island, nel mare di Tasmania ad est dell'Australia.  Nel 1918 una nave mercantile, la S.S. Makambo della Gran Bretagna, dovette essere evacuata in emergenza è quindi approdò nell'isola. Nei 9 giorni che servirono a riparare la nave, oltre ai passeggeri umani scesero anche dei ratti neri  i quali scoprirono subito un nuovo e delizioso tipo di cibo: l'insetto stecco gigante.

Due anni dopo  i topi si erano diffusi ovunque e gli insetti stecco giganti sparirono. Nel 1960 il Dryococelus australis (Montrouzier 1885), questo è il nome scientifico di questa specie di insetto stecco, fu dato per estinto. Lo stesso anno però due scalatori segnalarono tracce di insetti stecco sulla Ball's Pyramid, una piccolissima isoletta formata da un singolo piccolo picco roccioso arido che rappresenta quello che resta di un vecchio vulcano del mare di Tasmania, a circa 15 miglia da Lord Howe Island. Qualche anno dopo un'altra spedizione rintracciò degli esemplari morti della specie. Nel 2001 partì una nuova spedizione di due scienziati australiani, David Priddel e Nicholas Carlile, che decise di dare un'occhiata più da vicino, increduli che forme di vita così particolari potessero essere sopravvissute in un ambiente roccioso ed arido in quello che era il più alto ed isolato faraglione al mondo.

Raggiunta la cima, a circa 600 metri di quota, sotto l'unico piccolo gruppetto di cespugli di Melaleuca howeana, che sopravviveva abbarbicato alle rocce, fecero la scoperta: c'erano alcuni esemplari degli insetti stecco giganti. Dopo questa scoperta, che fu definita “effetto Lazzaro”, il governo australiano decise di autorizzare il prelievo di 2 coppie di Dryococelus australis, che in quel momento era l'insetto più raro del mondo. Una coppia venne data ad un esperto allevatore di insetti stecco di Sydney. Questa però non sopravvisse. Alla seconda fu dato il nome di Adamo ed Eva e fu affidata a Patrick Honan del gruppo di conservazione degli invertebrati dello zoo di Melbourne.

La storia ci dice che non fu facile tenere in vita i due insetti, ma alla fine l'esperienza e bravura del personale dello zoo ebbe la meglio ed ora i due stecchi hanno una consistente discendenza, un possibile nuovo futuro e una storia emblematica. Se è vero che la conservazione deve passare attraverso uno sforzo globale di tutti, ci dona speranza sapere che la vita ha capacità di sopravvivere e resistere nelle crepe di un'arca roccia persa in mezzo all'oceano. Ma anche quest'arca, può trovare un moderno Noè,  in chi, come noi, vive 365 giorni all'anno per e a contatto con gli animali più improbabili, anche quando difendere la sua arca diventa una impresa.

Per chi volesse sapere di più di su questa storia può trovarla su http://www.npr.org/blogs/krulwich/2012/02/24/147367644/six-legged-giant-finds-secret-hideaway-hides-for-80-years.

http://en.wikipedia.org/wiki/Dryococelus_australis

http://www.insettostecco.it/bio_dryo.php

http://www.iucnredlist.org/details/6852/0

 

*Direttore ESAPOLIS
Museo Vivente del MicroMegaMondo della Provincia di Padova , Responsabile Scientifico della Butterfly Arc, Via dei Colli 28, Padova - Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

*Chi volesse conoscere molte specie straordinarie dal vivo e l'impegno di nostri entomologi, potrà visitare il MicroMegaMondo di Butterfly Arc a Padova e a Montegrotto Terme.

 

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