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RIFIUTI ED ELEZIONI IN SICILIA

Nenti Sacciu e Nenti Vogghiu Sapiri

di: Rosa Filippini
Nella campagna elettorale siciliana appena conclusa, i candidati a governatore in Sicilia non hanno parlato volentieri di uno dei problemi principali della Regione che ancora sversa in discarica il 90% dei rifiuti prodotti. Quando lo hanno fatto, hanno detto banalità o spropositi.


Nelle settimane precedenti le elezioni siciliane, un comitato di cittadini contro l’inceneritore del Mela ha interpellato i candidati alle regionali siciliane per conoscere la loro opinione sulla gestione dei rifiuti e per sapere come si sarebbero espressi, se eletti, sul progetto di termovalorizzatore avanzato da A2A nell’area della ex centrale di San Filippo del Mela.

In un paese normale, le domande sarebbero state più che opportune e, anzi, ci si chiede come mai non siano state le più importanti testate dell’informazione a farle. La mala gestione dei rifiuti, infatti, è una delle problematiche dolenti della Sicilia che, fra tutte le regioni italiane, è quella che raccoglie e recupera meno materiali, continua a compromettere grandi parti del proprio territorio con uno spropositato conferimento in discarica e non esita a esportare rifiuti in tutto il mondo (persino in Africa) per risolvere le frequenti emergenze di accumulo dei rifiuti che si verificano nelle sue città.

Ma, sia il Comitato che i candidati si sono guardati bene dal considerare questo quadro informativo. Non pensano di dover allineare finalmente la Sicilia agli standard di raccolta, di riciclo e di recupero energetico del nord Italia e dei più avanzati paesi europei. Non pensano che il problema da risolvere sia quello dell’igiene e del decoro delle città invase dai rifiuti o quello dell’inquinamento del suolo, delle acque e dell’aria provocato dalle discariche. In modo ottuso (il Comitato) e tartufesco (i candidati) pensano che il problema sia l’inceneritore che ancora non c’è.

Per l’esattezza, alcuni fra i candidati hanno cercato di non rispondere o di sottrarsi a impegni che non sanno valutare. E sono stati subito classificati come sospetti.  I candidati più graditi al Comitato sono stati, ovviamente, quelli allineati all’allarmismo. Alcune risposte sono state addirittura paradossali nel tentativo di rovesciare la frittata: i termovalorizzatori sarebbero funzionali ad “interessi privati spesso criminali” ha detto, ad esempio, Claudio Fava che si è presentato come il candidato antimafia ma, evidentemente, ignora gli interessi mafiosi che governano oggi, in Sicilia, l’export dei rifiuti e lo smaltimento basato sulle discariche.

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