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LA REVISIONE DEGLI IMPIANTI NUCLEARI EUROPEI

Cosa dicono gli “stress test”

di: Leonello Serva


Dagli stress test espletati a seguito dell’incidente di Fukushima Daichi sugli impianti europei è risultato che tutti i 132 reattori dei paesi dell’Unione Europea tuttora in esercizio hanno mostrato significative insufficienze per quanto riguarda la sicurezza a fronte degli eventi esterni considerati (fondamentalmente terremoto e piena).

A questo si deve aggiungere anche il vulcanismo, su cui è stata di recente pubblicata  un’apposita guida IAEA (ad esempio, nella Valle del Reno, dove sono ubicati degli impianti, sono presenti fenomeni vulcanici di rilievo in tempi recenti; c’è quindi rischio vulcanico che va valutato almeno a livello probabilistico).

Questa situazione può essere dovuta al fatto che questi impianti sono per la maggior parte vecchi e quindi costruiti quando le analisi di siting erano grossolane; ed a questo “peccato originale” non hanno supplito le varie revisioni decennali sulla sicurezza che per lo più sono state fatte solo burocraticamente, senza disturbare più di tanto i gestori.

Purtroppo anche oggi, tra gli addetti ai lavori europei c’è una certa resistenza dovuta sia a scarsa sensibilità sul siting che a motivi economico/politici. Tutti gli impianti dell’Est Europeo hanno subito una verifica seria da parte dell’IAEA dopo il crollo dell’impero sovietico, realizzando studi e miglioramenti impiantistici magari con finanziamenti europei. Ciò non è stato fatto per gli impianti della UE. E’ necessario  quindi fare un’analisi di siting seria su tutti questi impianti, utilizzando le guide IAEA, com’è stato fatto per i paesi dell’Est.

Dopo Fukushima, le scelte progettuali fatte fondamentalmente sulla base dei dati storici dei rischi naturali, appaiono superate. Un’iniziativa in proposito, per avviare la discussione, sarebbe opportuna.

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