Tags: Energia, Fonti fossili, Efficienza energetica, Clima

X CONFERENZA NAZIONALE PER L’EFFICIENZA ENERGETICA

Decarbonizzazione: Strategie Possibili per l’Italia.

di: Giuseppe Tomassetti*
Il Vicepresidente di FIRE, la federazione che rappresenta gli energy managers in Italia, intervenendo alla X Conferenza per l’efficienza energetica, ha tracciato le condizioni, i criteri e gli strumenti di una possibile strategia per l’Italia per conseguire gli obiettivi europei di politica energetico climatica al 2030. Tenendo conto di una esperienza trentennale.


Le strategie per raggiungere gli obiettivi fissati dalla UE, quindi con la partecipazione anche dell’Italia, per il 2030, sui temi della riduzione delle emissioni climalteranti, debbono tener conto prioritariamente di quello che abbiamo imparato in questi 30 anni di attività e in particolare che:

-gli obiettivi di efficienza, rinnovabili, ambiente, sicurezza delle forniture, sviluppo economico e sociale, possono essere separati ma le azioni e i comportamenti debbono essere integrati e unitari;

-i tempi necessari per attivare nuovi meccanismi, sono lunghissimi; i TEE (Titoli di Efficienza Energetica) sono stati pensati alla fine degli anni 80, legiferati negli anni 90, decretati nel decennio scorso, hanno fatto sentire il loro peso in questo decennio;

-il nostro paese ha dimostrato di avere difficoltà a gestire progetti complessi, capillari e diversificati per tanti motivi (emendamenti killer, truffe, formalità cartacee, assenza di verifiche sul campo, ritardi e inerzie nel necessario adeguamento continuo delle regole);

-la fiscalità generale non appare in grado di lanciare nuovi massicci incentivi mentre i consumatori, fino al 2034 saranno gravati dagli incentivi in essere.

Con queste limitazioni le strategie possibili appaiono:

-far funzionare i meccanismi esistenti potenziandone la comunicazione, i controlli sul campo e il necessario aggiornamento continuo delle regole;

-non vincolare scelte su specifiche tecnologie, prima di verifiche sul campo di adeguamento delle manifatture nazionali e di aver verificato la disponibilità di risorse per tutte le fasi dell’impegno;

-potenziare il monitoraggio delle realizzazioni, la verifica dei risultati, la diffusione delle conoscenze in possesso delle autorità di controllo, degli attori sul mercato e dei distributori dando un significato ai contatori intelligenti già installati, permettendo così alle imprese, alle amministrazioni ed alle famiglie di operare le loro scelte col supporto di una più approfondita e condivisa conoscenza dei fabbisogni e delle possibili soluzioni.

 

Indicazioni settoriali

Le attività della FIRE sono indirizzate al supporto delle persone che operano nell’uso dell’energia nelle imprese e nelle amministrazioni, per le considerazioni sopraesposte si concorda pienamente con la priorità data all’efficienza energetica, sia per il più efficace uso delle limitate risorse di capitali che per maggiori ricadute economiche e sociali.

Il settore delle imprese, sia per la produzione di beni che di servizi, anche se ha perso il ruolo di consumatore principale di energia, resta importante. Questo perché l’Italia è obbligata a restare un paese manifatturiero, perché la capacità di evoluzione delle imprese traina altri settori, sia, infine, perché, essendo un settore leader, può continuare ulteriormente la sua corsa con minori sforzi. Appare fondamentale, per questo settore, rilanciare il meccanismo dei TEE, tra l’altro, adottato in questi anni da altri paesi.

La gestione dell’energia nelle amministrazioni è molto importante per la rilevanza dei consumi e soprattutto per la visibilità dei loro comportamenti; per superare le difficoltà dei contrasti fra le tante normative e le carenze di competenze occorrerebbe indirizzare le Agenzie (ENEA e GSE) al supporto delle amministrazioni, specie nella fase delle scelte e della impostazione dei progetti.

L’uso dell’energia negli edifici sta acquistando sempre maggiore rilevanza. Anche per la FIRE questa è una priorità d’intervento, il nostro lavoro si è concentrato sul tema dei contratti a garanzia di prestazioni, monitorando le difficoltà incontrate nelle varie fasi; per i nuovi edifici le scelte appaiono concordi verso le soluzioni con consumi sempre più bassi, ma su come migliorare diffusamente il parco degli edifici esistenti c’è un’esperienza ancora poco consolidata.

Sul tema dei NZEB (edifici a energia quasi zero), come riferimento per gli edifici esistenti, stiamo maturando una posizione con molti dubbi. Gli edifici italiani hanno spesso forme molto aperte, secondo la diversa latitudine. Per 5 mesi ci proteggono dal freddo ma per altri 4 ci debbono proteggere dal caldo, permettendoci un dialogo con l’esterno: non sono una serra per piante grasse. Il fabbisogno per il condizionamento, ignorato dalla SEN, è in forte crescita e condiziona sempre più la vivibilità delle aree urbane.

Mettere il cappotto ad un vecchio edificio, attivare la ventilazione meccanica con flusso incrociato per il recupero di calore dall’aria espulsa, sigillare infissi e penetrazioni d’acqua è un lavoro non solo costoso ma delicato, richiede artigiani esperti e responsabili; ora nelle nostre imprese edili prevalgono immigrati dai Balcani, quanta formazione sarà necessaria! Chi si occuperà del processo? non certo il singolo condominio e i suoi facilitatori.

Se si vuole un rapido miglioramento del parco, appare più percorribile un’integrazione di interventi di strutturazione delle aree urbane con l’impiego delle fonti rinnovabili termiche e dalle fonti di recupero equiparate, con la valorizzazione della quota residua dei rifiuti non selezionati, dei CSS prodotti dalle raccolte differenziate, dei reflui temici delle industrie, delle biomasse prodotte dai nostri boschi rimessi a gestione e non più abbandonati, accoppiati, almeno in tutta la valle padana e lungo i fiumi, allo scambio di calore con le acque delle falde superficiali, valorizzate con pompe di calore invertibili anche per il condizionamento estivo.

I vantaggi sarebbero di tre ordini:

- sostenibilità economica perché sono tecniche alla portata delle nostre imprese, senza importazione di componenti;

- sostenibilità sociale per la forte ricaduta occupazionale sul territorio (le piccole reti di Teleriscaldamento a biomassa hanno prodotto ricadute economiche ed occupazionali molto interessanti);

- sostenibilità politico/organizzativa nel territorio con ruolo e spazio alle utilities per la pianificazione, l’organizzazione del consenso, la sperimentazione d'innovazione tecnologica secondo i siti, l’integrazione delle iniziative locali, la supervisione della gestione oltre, naturalmente, alla gestione diretta.

 

*Vicepresidente di FIRE, Federazione Italiana per l’uso Razionale dell’Energia

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