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Efficienza energetica nell’edilizia, le audizioni delle associazioni di settore sullo schema di decreto
La commissione industria del Senato ha effettuato alcune audizioni sullo schema di decreto legislativo presentato dal governo per recepire, entro la scadenza del 10 marzo, la direttiva europea 2018/844 sull’efficienza e la prestazione energetica nell’edilizia, che modifica le precedenti del 2010 e del 2012.
Lo schema di decreto tende a promuovere il miglioramento della prestazione energetica degli edifici, tenendo conto delle condizioni locali e climatiche esterne, nonché delle prescrizioni relative al clima degli ambienti interni e all'efficacia sotto il profilo dei costi delle azioni previste e ottimizzando il rapporto tra oneri e benefici per la collettività. In particolare prevede: l'integrazione negli edifici di impianti tecnici per l'edilizia e di infrastrutture per la ricarica dei veicoli elettrici e la strategia di lungo termine per la ristrutturazione del parco immobiliare nazionale entro il 2050; la promozione delle competenze e della formazione nei settori edile e dell'efficienza energetica; modifiche alla disciplina sull'attestato di prestazione energetica.
Tra le associazioni di settore ascoltate dalla commissione del Senato, l’Ance (Associazione nazionale costruttori edili) ha sottolineato come, nel recepire i criteri indicati dalla direttiva per la predisposizione della strategia di ristrutturazione a lungo termine, lo schema di decreto non contenga la previsione, sempre indicata nella direttiva, di facilitare l’accesso ad appropriati meccanismi finanziari per sostenere la mobilitazione degli investimenti per la ristrutturazione degli edifici (aggregazione dei progetti; riduzione del rischio percepito delle operazioni di efficienza energetica; utilizzo di fondi pubblici per stimolare investimenti privati; orientamento degli investimenti per edifici pubblici efficienti; fornire efficaci strumenti di consulenza accessibili e trasparenti).
Ulteriori misure da prevedere, secondo l’Ance, riguardano, la stabilizzazione del sistema degli incentivi e delle norme per la riqualificazione energetica degli edifici; l’adozione di politiche di supporto; la semplificazione delle procedure; lo svolgimento di attività di sensibilizzazione e diffusione delle buone pratiche, l’istituzione di un sistema affidabile di monitoraggio dei risultati conseguiti. Serve anche, secondo l’Associazione, sollecitare il sistema bancario a sviluppare strumenti innovativi di finanza sostenibile rivolti a famiglie ed imprese. In questo contesto, osserva l’Ance, il sistema delle garanzie pubbliche può costituire un valido strumento di attenuazione del rischio.
Secondo AssoESCo (Associazione italiana delle Energy Service Company) , lo schema di decreto legislativo “pone un’elevata attenzione sul tema del reperimento dei capitali necessari per i progetti di efficientamento energetico e i meccanismi di finanziamento tramite terzi, senza però rispondere adeguatamente ad altri due temi altrettanto fondamentali per garantire la promozione di riqualificazioni profonde e in grado di convertire porzioni sempre maggiori del parco immobiliare in nZEB (edifici a energia quasi zero). Essi sono i lunghi tempi di ritorno degli investimenti, ossia il periodo necessario prima che famiglie e gestori di immobili tornino ad avere risorse da investire nella propria disponibilità, e i tempi di intervento, che possono risultare proibitivi laddove non ci si limiti a intervenire sull’involucro esterno e sulla centrale termica”.
Sempre alla luce della necessità di una maggiore stabilità normativa, AssoESCo ha espresso rammarico per l’abrogazione delle misure relative allo sconto immediato in fattura e alla cessione del credito per il fotovoltaico, contenute nell’articolo 10 del DL Crescita. “La repentina cancellazione dello strumento, cui sarebbe stata preferibile una correzione limitata ad alcune criticità, ha rappresentato un danno per il sistema e ha introdotto situazioni critiche nella gestione del fase transitoria successiva all’abrogazione, oltre ad aver privato la filiera di opportunità di business in direzione della decarbonizzazione del parco immobiliare e i clienti finali della possibilità di ridurre la spesa iniziale per gli interventi di efficientamento, uno dei principali ostacoli alla realizzazione degli stessi.”
Sempre sul tema della prevedibilità degli investimenti, secondo AssoESCo il meccanismo dei certificati bianchi, riconosciuto anche a livello europeo per la sua efficacia nell’incentivo di investimenti sulla riqualificazione energetica, deve diventare più prevedibile sia in termini di titoli potenzialmente ottenibili con un intervento di efficienza energetica, sia di prezzo minimo dei titoli stessi.
Anche Elettricità Futura, aderente a Confindustria, ha chiesto il ripristino dello sconto immediato in fattura e della cessione del credito per il fotovoltaico, previsto dall’articolo 10 del DL Crescita, che costituiva un’opzione integrativa a quelle esistenti e “assicurava una notevole semplificazione delle procedure a beneficio dei clienti finali, fornendo un ulteriore stimolo agli interventi di riqualificazione, in particolare per quelli con progettualità più complessa e con maggiori risparmi energetici”.
Tra le richieste di Elettricità Futura vi sono quelle di:
- promuovere la semplificazione dell’attuale quadro che regolamenta la generazione distribuita e le relative procedure autorizzative degli impianti FER/CAR attraverso portali online accessibili da cittadini ed imprese;
- nell’ambito delle configurazioni «uno a molti», regolamentare sia la possibilità di scambio virtuale che di scambio fisico;
- prevedere la stabilizzazione delle detrazioni fiscali per la riqualificazione energetica e per la ristrutturazione edilizia;
- favorire la sostituzione delle caldaie convenzionali esistenti con tecnologie più efficienti, tra cui pompe di calore elettriche e microcogeneratori a gas naturale, che consentono di ridurre fino al 90% le emissioni di ossidi di azoto e annullare quelle di particolato;
- promuovere uno schema di incentivazione alla rottamazione di impianti termici non più compatibili con le vigenti normative sulle emissioni.
Fire (Federazione italiana per l’uso razionale dell’energia), ha sottolineato come fra gli aspetti più delicati della riqualificazione energetica degli edifici ci siano l’impatto elevato in termini di capitali richiesti (con necessario ricorso al finanziamento tramite terzi), i lunghi tempi di ritorno degli investimenti (ossia del periodo necessario prima che famiglie e gestori di immobili tornino ad avere risorse da investire nella propria disponibilità) e i tempi di intervento, che possono risultare proibitivi laddove non ci si limiti a intervenire sull’involucro esterno e sulla centrale termica. “Il decreto dovrebbe cercare di offrire delle risposte a queste problemi, ma sembra focalizzarsi prevalentemente sul primo, sia in relazione alla strategia di lungo termine di cui all’articolo 3, sia in merito all’articolo 7 comma 1 punto c (documento di proposte sugli strumenti finanziari redatto da ENEA e GSE). Si suggerisce di spingere maggiormente per offrire nel tempo risposte agli altri due aspetti”.
Infine, secondo l’Aicarr (Associazione italiana condizionamento dell’aria riscaldamento e refrigerazione) , che ha indicato specifiche richieste di modifica dello schema di decreto del governo, è necessario un Testo Unico per l’efficienza energetica, che coordini tutti i testi legislativi interessati.