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CAMBIAMENTI CLIMATICI E NUBIFRAGI

Non ci Sono Più le Mezze Stagioni! O No?

di: Catello Masullo
Proponiamo un breve articolo apparso sul periodico online “Il parere dell’Ingegnere”, in cui l’autore dà dei più recenti eventi meteorologici intensi una lettura diversa da quella ormai ricorrente, che li collega direttamente ai cambiamenti climatici e che sembra apprestarsi a diventare un nuovo luogo comune.


Sempre più spesso si attribuiscono ai cosiddetti “cambiamenti climatici” le cause di nubifragi, alluvioni e disastri dovuti a precipitazioni meteoriche molto intense. Mi piacerebbe attirare la attenzione dei lettori su alcuni dati di fatto.

1. I record assoluti italiani in termini di eventi idro-meteorologici estremi, tutt’ora imbattuti, non si riferiscono agli ultimi anni. Infatti la massima pioggia cumulata nelle 24 ore è stata registrata a  Bolzaneto (GE), il 19 ottobre 1970 con i suoi 948mm, mentre se prendiamo in considerazione le 48 ore il record spetta ad una località sarda: Sicca d'Erba con 1014mm, che diventano 1431 in 72 ore, ma il periodo è lontano: si parla infatti del periodo 15-18 ottobre del 1951. Per la pioggia cumulata in un mese il  record spetta ad Uccea, nell'Udinese, con i 1899mm del novembre del 1951

2. A Roma, dal 1941 al 2007 si sono verificati solo 4 nubifragi (cioè con precipitazione maggiore di 40 mm in mezz’ora, oppure 60 mm in un ora, o 70 mm in due ore, o 80 mm in tre ore); negli anni: 1953 (99 mm in un’ora), 1972, 1986 e 1993. E la massima pioggia in 24 ore è 180,1 mm il 13 nov ‘46 (Analisi climatica delle temperature e delle precipitazioni a Roma : F. Mangianti (Resp.Oss. Met. Roma) e F. Leone (Prot. Civ.)

3. Uno studio di dettaglio sulla serie storica di 150 eventi di piena registrati a Reggio Calabria dal 1600 ad oggi , di cui il 4% responsabili di danni alla popolazione, ha confermato che il trend crescente di danni è dovuto alla espansione edilizia e non all’andamento delle piogge. Queste ultime, infatti, risultano in leggera diminuzione. (Olga Petrucci, Angela Aurora Pasqua, Maurizio Polemio (CNR-IRPI) “L’influenza della piovosità e dell’antropizzazione sulla serie storica delle piogge catastrofiche (Calabria sud-occidentale)”. - Atti del Convegno Nazionale sul Dissesto idrogeologico – Il pericolo geo-idrologico in Italia e la gestione del territorio – Roma 11 giugno 2011 )

4. Uno studio su piogge e calamità idrogeologiche in Puglia dal 1877 al 2008 ha messo in evidenza una generale tendenza al calo della piovosità e dell’intensità di pioggia, mentre sono in aumento le calamità a causa dell’uso del territorio con crescente utilizzo di aree a non trascurabile pericolosità idrogeologica. (Maurizio Polemio, Teresa Lonigro (CNR-IRPI) - Atti del Convegno Nazionale sul Dissesto idrogeologico – Il pericolo geo-idrologico in Italia e la gestione del territorio – Roma 11 giugno 2011).

5. In Italia sono decenni che si consumano in media 75 ettari di terreno al giorno. Dal 1956 al 2001 la moltiplicazione delle superfici artificializzate è dell’ordine del 500%. Tra il ’91 e il 2001 la Agenzia Ambientale Europea ha rilevato un incremento di quasi 8.500 ha/anno di territorio urbanizzato. L’Istat ha stimato una perdita di territorio tra il ’90 ed il 2005 di 3 milioni di ha, un terzo dei quali agricoli.

6) La CRESCENTE IMPERMEABILIZZAZIONE DEI TERRENI riduce fortemente il potere di trattenuta, di infiltrazione e di evapotraspirazione dei suoli. Ed altera totalmente i COEFFICIENTI DI DEFLUSSO. Così che una stessa pioggia può incrementare anche di dieci volte la portata di picco prodotta su un determinato territorio se è stato impermeabilizzato dalle urbanizzazioni.

Ciò premesso, in una materia come l’idrologia, in cui l’unica certezza è l’incertezza, non sarebbe più prudente (e scientificamente giustificato) avere dei dubbi sulla connessione diretta tra “cambiamenti climatici” ed “eventi estremi”, come invece viene largamente diffusa? E non attribuire le tragedie sempre più frequentemente ripetute, più che ai “cambiamenti climatici”, ai “cambiamenti di risposta idrologica dei bacini”, dovuti ai progressivi processi di impermeabilizzazione dell’azione antropica, non associati ad opportune misure per assicurare la invarianza idraulica degli interventi?

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