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MISTERI DELLA GUERRA CHIMICA

C’è ancora puzza di gas

di: Francesco Mauro
Gli indizi, in Siria, lasciano pochi dubbi: sono stati impiegati gas nervini. La pistola fumante è visibile. Ma chi la impugna, chi ha impiegato i gas: il governo alawita del dittatore al-Assad e i suoi alleati shiiti? I ribelli sunniti, magari quelli più vicini a gruppi terroristici? O magari entrambi? O una potenza terza?


 

L’informazione presenta molte carenze. La prima è il silenzio precedente sull’eventualità di un possibile uso dei gas: ma questo può dipendere dallo scarso interesse preventivo dell’opinione pubblica internazionale. Gli altri punti trascurati sono, a nostro avviso, molto importanti. Cosa sono e che effetti hanno gli agenti chimici impiegati? Come ha potuto la Siria crearsi un arsenale di questo tipo e quale è la sua forza? Qual è l’entità del pericolo? Questo anche indipendentemente dall’autore delle stragi, che non è l’argomento che possiamo trattare.

A parte alcuni casi storici, a cominciare addirittura dal V secolo a.C., le armi chimiche nascono alla fine del XIX secolo: una tecnologia moderna quindi ma oggi ormai datata. Fino ad allora, in Occidente e in Oriente, erano stati usati qualche volta agenti fumogeni o incendiari (il “fuoco greco”); era stata molto più impiegata la tecnica di trasmettere infezioni (armi biologiche) tramite cadaveri, coperte o vestiti infetti, e simili. Con la chimica moderna, vengono resi disponibili composti di potenziale impiego bellico, magari sviluppati per altri usi (il DDT viene sintetizzato nel 1874, ma utilizzato come insetticida solo a partire dal 1939). Comunque, la possibilità di un uso bellico di questi composti viene intuita e discussa dagli stati maggiori in occasione della Guerra di Crimea (1854) e della Guerra Civile Americana (1861-1865). Tale eventualità era già molto temuta, tant’è vero che alla Conferenza dell’Aia del 1899 viene approvata, tra l’altro, una dichiarazione (convenzione dal 1907) che “proibisce l’impiego di veleni o armi avvelenate”.

Si arriva alla I Guerra Mondiale con alcuni paesi già in possesso di arsenali chimici apprezzabili, specialmente se questi paesi sono ben attrezzati per la chimica di sintesi. Nonostante la convenzione, la proliferazione è rapida: nel 1914 i francesi usano per primi come gas lacrimogeni l’etilbromoacetato e il cloroacetone; i tedeschi usano l’agente irritante dianisidina clorosulfonato contro le truppe britanniche; nel 1915 i tedeschi usano un altro irritante, lo xililbromuro, indirizzato mediante proiettili di cannone contro i russi. Si arrivò così al primo terrificante attacco con il cloro contro truppe franco-algerine e canadesi sul saliente di Ypres (22 aprile 1915), con un centinaio di morti e moltissimi feriti. Nella guerra venne usato su quasi tutti i fronti, Italia compresa, un totale di 50.965 tonnellate di gas lacrimogeni, polmonari e soffocanti (cloro, fosgene, ecc.) e le terribili “mostarde” (agenti vescicanti, chimicamente agenti alchilanti, le più note la mostarda azotata e la mostarda solforata, con effetti genetici, mutageni e cancerogeni). Alla fine della Grande Guerra, i morti dovuti ai gas erano 85.000 ed i feriti o menomati 1.172.500.

I gas vengono usati a intermittenza nel periodo fra le due guerre: da parte dei britannici contro i bolscevici (1919) e contro i ribelli curdi e iraqeni, da parte dei bolscevici contro i reparti bianchi, dagli spagnoli contro i rivoltosi marocchini (1922-1927), da italiani contro libici e etiopici (1936), massicciamente dai giapponesi in Cina (1936-1939). Tutti questi agenti vennero sviluppati entro il 1930. Intanto, nel 1925, era stato definito il Protocollo di Ginevra per la Proibizione dell’Uso in Guerra di Gas Asfissianti, Velenosi o Altri Gas, e dei Metodi Batteriologici in Guerra; ma non venne firmato dal Giappone e non venne ratificato dagli Stati Uniti,  con evidente indebolimento dell’azione internazionale. Ciò nonostante, i gas non furono usati nella II Guerra Mondiale, neanche dai nazisti, forse per accordo tacito, probabilmente per ragioni logistiche o organizzative. Un’eccezione a scopi diversi fu lo Zyklon B (a base di cianuro) utilizzato dai nazisti nell’Olocausto.

Un’immagine dell’attacco con i gas a Ypres nella I Guerra Mondiale.

Nel 1942, gli Stati Uniti avviano uno specifico programma di ricerca. Nel 1943, dopo l’8 settembre, una nave americana che trasportava proiettili di artiglieria caricati a mostarda viene attaccata da aerei tedeschi nel porto di Bari e esplode con centinaia di morti a bordo. Nel 1945, alla fine della guerra, i tedeschi avevano accumulate grosse riserve dei gas di nuova generazione, il tabun e il sarin, ma era continuata la moratoria di fatto. Nel dopoguerra, Stati Uniti e Gran Bretagna “declassificano “molti degli studi: in particolare, le mostarde vengono ancora indagate come possibili agenti anticancro ma, in quanto tali, si mostrarono inefficaci o con effetti collaterali eccessivi, aprendo però la strada all’impiego antineoplastico degli agenti alchilanti che dura ancora ora.

L’uso sporadico degli agenti chimici riprende con la “guerra fredda”: gas lacrimogeni e defoglianti, compreso l’Agent Orange, in Vietnam (1962-1979); fosgene e gas mostarda usato dagli egiziani nello Yemen (1963-1967); Yellow Rain (micotossine trichotecene) impiegate dalle forze pro-sovietiche in Laos e Cambogia; gas diversi usati dall’Iraq contro iraniani e curdi (1983-1988), compreso il massacro di Halabja.

Comunque, fin dagli anni immediatamente prima della II Guerra Mondiale, pur continuando ad accumulare mostarde e gas lacrimogeni, molti paesi producono la nuova generazione di agenti della serie G, gas nervini (liquidi volatili) organofosfati (sarin, tabun, soman), vagamente simili a degli insetticidi di sintesi; per passare nel secondo dopoguerra allo sviluppo della più tossica serie V. Ma, sotto la spinta dei timori di un’opinione pubblica che ancora ricorda l’attacco di Ypres, continuano i tentativi di cercare di limitare gli arsenali e procedere ad un disarmo. Nel 1969, gli Stati Uniti sospendono unilateralmente i programmi militari di ricerca sugli agenti biologici. Nel 1972 viene concordata la Convention on the Prohibition of the Development, Production and Stockpiling of Bacteriological (Biological) and Toxin Weapons and on their Destruction (BWC) e comincia il lungo processo di raccolta delle firme e ratifiche. Gli Stati Uniti nel 1975 infine ratificano il Protocollo sui gas del 1925. Finalmente, nel 1992 le Nazioni Unite approvano la Convention on the Prohibition of the Development, Production, Stockpiling and Use of Chemical Weapons and on their Destruction (CWC), che entrerà in forza nel 1997. Alla data del giugno 2013, 189 stati sono parte della Convezione CWC, ma di questi due (Israele e Myanmar) non hanno ratificato. Inoltre, altri 5 stati membri delle Nazioni Unite non hanno firmato e quindi non sono parti della Convenzione: Angola, Nord Corea, Egitto, Sud Sudan, Siria. Quest'ultima, solo durante la crisi di queste settimane, ha dichiarato che potrebbe firmare.

L’azione a livello internazionale per il controllo delle armi chimiche e biologiche è quindi iniziata ma con evidente ritardo. L’11 settembre 2001 si verifica l’attacco di al-Qaeda agli Stati Uniti; l’attacco, pur non impiegando queste armi, alza chiaramente il tiro della guerra asimmetrica. Ancor più specificamente, nel 1995 vi è l’attacco terroristico con un gas nervino nella metropolitana di Tokyo da parte della setta Aum Shinrikyo, con 12 fatalità ma gravi implicazioni per la sicurezza (ed una perfetta evacuazione nelle stazioni di Tokyo). Negli anni 2000, le spore di antrace cominciano a circolare fra i gruppi terroristici, gli stati-canaglia, i servizi segreti e deviati. Molti stati hanno ancora in deposito le ormai arrugginite (e pericolose) bombole di gas stoccate nella II Guerra Mondiale ed eliminate con grande lentezza. Nonostante che in certi paesi affiori la voglia di controllare il settore, con un sincero impegno ad implementare le convenzioni, il pericolo permane sotto la spinta dei paesi fautori di una politica aggressiva. Il pericolo aumenta anche a causa dei continui progressi della ricerca militare: dopo i gas nervini V, vengono i gas nervini Novichok (“nuovi venuti”, di sviluppo sovietico, ancor più efficaci, a partire dagli anni ’70, di tipo binario, ossia attivi solo dopo l’integrazione di due composti diversi). La ricerca si estende anche sull’altro versante, quello degli agenti non-letali e per il controllo anti-sommossa.

Tra le poche note positive, si può citare la famiglia dei metodi sensoriali e biotecnologici moderni per le ispezioni e il monitoraggio e le difficoltà da parte delle nazioni aggressive nel dotarsi di mezzi di delivery (proiettili, missili) in grado di trasportare quantità sostanziose degli agenti per attacchi veramente di massa, senza contare i mezzi anti-missilistici di difesa. Il ritardo missilistico rispetto allo sviluppo delle armi chimiche fu notato ampiamente nella prima Guerra del Golfo.

Rimane il fatto che si tratta di una tecnologia datata, accessibile a qualsiasi nazione in grado di operare nella chimica farmaceutica o degli insetticidi, a costi relativamente bassi, non facile da controllare, facilmente trasferibile tra stati e tra gruppi, e per di più con effetti sanitari e letali variegati ed estremamente sgradevoli. Una gran panoplia per diverse esigenze: agenti che agiscono sul sangue, agenti ulceranti, agenti nervini di varia efficacia, agenti soffocanti, agenti  incapacitanti.

La difesa si basa essenzialmente sul contro-terrorismo, le azioni di intelligence, la difesa armata. Israele, per ovvie ragioni, si è specializzata nelle azioni di contrasto e nell’addestramento di specialisti e popolazione.

In questo quadro, la Siria compare fin dal 1973, quando una prima dotazione di agenti chimici viene fornita dall’Egitto (ma potrebbe esser stata fornita nel periodo 1958-1961 quando Egitto e Siria erano unificati nella Repubblica Araba Unita; l’Egitto peraltro aveva arruolato ex ufficiali tedeschi esperti di gas nell’immediato dopoguerra). A partire da quegli anni sono noti rapporti commerciali, in settori della chimica particolari, con industrie dell’Unione Sovietica e di diversi paesi europei. Da allora, il regime siriano, soprattutto dopo la presa del potere da parte degli Assad, pur essendo secondo molti esperti fra i paesi più dotati di armamento chimico e biologico, è vissuto in un certo senso nell’ombra, sovrastato dai problemi dell’Iran e dell’Iraq. Eppure certi elementi aggravano la situazione: la minoranza alawita guidata dagli Assad che ha preso il potere dal 1970 è una setta esoterica di origine shiita che opera in maniera militante e militare al servizio degli shiiti (Iran e suoi alleati), e ha operato in passato per i francesi. Il modus operandi degli alawiti si è visto varie volte sul campo, come il massacro di Hama nel 1982 (più di 10.000 vittime, stime fino a 40.000). Francamente, con questi numeri e comportamenti, sapere se gli autori criminali siano stati alawiti, shiiti, sunniti o altro, è di relativo interesse.

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