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TUTELA DEL PAESAGGIO E DEL SUOLO AGRICOLO

La Legge sul Consumo di Suolo all’Esame delle Camere

di: Beniamino Bonardi
L’approvazione in prima lettura, da parte della Camera, del disegno di legge sul contenimento del consumo di suolo è stata accompagnata da dure critiche da parte delle opposizioni e dei “movimenti”. In realtà, il testo rappresenta una mediazione fra le proposte di diversi partiti e punta ragionevolmente a contenere l’espansione urbana attraverso l’apposizione di nuovi vincoli. In assenza di politiche attive in favore del paesaggio e del territorio però, le nuove norme rischiano di sovrapporsi a vincoli preesistenti che, in molta parte del territorio, non sono mai stati resi operativi …


Il provvedimento è stato approvato dalla Camera con 256 sì e 190 no, e ora passa al Senato, dove è pressoché certo che sarà modificato e dove la discussione non si prevede breve. Una “specie di aborto”, secondo Fratelli d’Italia. “Il fratello ipocrita del vostro caro e amato Sblocca Italia», accusa per motivi opposti il M5S. “Una norma liberticida, per alcuni aspetti violenta”, rincara Forza Italia. “Tutto è andato come doveva andare: nel peggiore dei modi”, conclude sconsolata sull’altro fronte Sel, facendo propria la posizione di coloro che avrebbero preferito una bocciatura del testo, cioè del Forum Salviamo il Paesaggio, che ha provato a dettare ai parlamentari il testo da approvare e secondo il quale, dopo questo “delitto perfetto”, “ai cittadini non resta che l’indignazione”.

Per i favorevoli, il testo rappresenta un punto di mediazione tra l'esigenza di fermare il progressivo consumo del suolo agricolo e la necessità di evitare un blocco drastico delle costruzioni, che potrebbe avere gravi ripercussioni su un importante settore dell'economia. Secondo i contrari vicini ai movimenti, una legge sul consumo di suolo non avrebbe dovuto avere alcuna relazione con le norme di natura urbanistica, quanto, invece, essere ancorata alla legislazione in materia paesaggistica e ambientale. Questo avrebbe consentito al parlamento di esercitare appieno la materia di competenza esclusiva propria dello Stato, senza dover costruire un meccanismo di rimando agli enti territoriali, che rischia di inficiare l'intero percorso attuativo della norma.

Per l’opposizione di centro-destra, invece, si è scelta la via vincolistica, che genererà nuovi abusi, ingesserà il sistema Paese e non aiuterà a creare condizioni di equilibrio sul fronte delle tutele ambientali.

Il testo della Camera introduce per la prima volta il concetto di consumo di suolo, cioè la sua impermeabilizzazione, puntando a ridurlo sino a conseguire l’obiettivo indicato dall’Unione europea del “consumo zero” entro il 2050. L’obiettivo è di salvaguardare il paesaggio e i terreni agricoli, attraverso il principio per cui il consumo del suolo è consentito solo quando non ci sono alternative al suo riuso. Alle Regioni spetta il compito di individuare strumenti per incentivare i Comuni a promuovere strategie di rigenerazione urbana. Ai Comuni, invece, spetta la redazione del censimento degli edifici e delle aree dismesse, in modo da verificare se le previsioni urbanistiche che comportano consumo di suolo possano essere soddisfatte attraverso interventi di rigenerazione. Le superfici che hanno beneficiato di finanziamenti pubblici europei, legati alle politiche agricole comunitarie e ai piani di sviluppo rurale, non possono essere adibite ad usi diversi da quello agricolo, per cinque anni. Per i primi tre anni dall’entrata in vigore della legge non sarà consentito il consumo di suolo tranne che per i lavori e le opere pubbliche o di pubblica utilità, inserite negli strumenti di programmazione delle amministrazioni aggiudicatrici vigenti.

Tra le norme approvate, c'è quella che, allo scopo di favorire la sicurezza e l'efficienza energetica del patrimonio edilizio esistente, per gli edifici residenziali in classe energetica E, F o G, o inadeguati dal punto di vista sismico o del rischio idrogeologico, consente la demolizione e ricostruzione, all'interno della medesima proprietà, di un edificio di pari volumetria e superficie utile, che preveda una prestazione energetica di classe A o superiore e un’occupazione e un’impermeabilizzazione del suolo pari o minore rispetto a quelle antecedenti la demolizione. Al fine di garantire un regime di favore per gli interventi di ristrutturazione edilizia, è previsto che i Comuni provvedano a modulare la determinazione dei costi di costruzione. Inoltre, è previsto anche l’intervento delle Regioni nella determinazione della quota del costo di costruzione e nella definizione delle tabelle parametriche per stabilire l'incidenza degli oneri di urbanizzazione, prevedendo valori tali da garantire un regime di favore per questi interventi.

Una norma criticata dall’Istituto Bruni Leoni, che vuole promuovere “idee per il libero mercato” e secondo il quale sarebbe necessario prevedere interventi che, in fase di ristrutturazione degli edifici con interventi di efficienza energetica, consentano di aumentarne i volumi in senso verticale, il che non comporterebbe un aumento del consumo di suolo ma consentirebbe di “guadagnare comunque abitazioni e uffici, a vantaggio delle persone e delle loro attività”. Secondo l’Istituto, “delle due l'una: o il calmiere al <consumo di suolo>significa che ci teniamo per sempre le nostre città esattamente come sono ora, inclusi gli spazi meno salubri e gli edifici meno efficienti sotto il profilo dei consumi energetici, oppure bisogna poter mettere mano agli edifici che ci sono già, e agevolarne un ulteriore sviluppo "verticale".

Diversa la critica di Silvia Viviani, presidente dell’Istituto Nazionale di Urbanistica, secondo la quale “il rinnovo edilizio è una serie di interventi di demolizione e ricostruzione di fabbricati, operazione importante, la cui sommatoria, però, non produce città, non è politica urbana. (…) Rimanere alla scala edilizia confina il dibattito su questioni come la modifica della sagoma o le quantità ricostruibili. Invece si dovrebbero integrare micro scala (edilizia) e macro scala (urbana), per la convergenza sia degli interventi sia delle risorse economiche pubbliche e private”.

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