Tags: Amici della Terra, Ambientalismo

Ecologia è buongoverno

di: Mario Signorino
Per questa Newsletter, abbiamo ripreso una testata antica, decisamente fuori moda per il suo dichiarato illuminismo: la testata del settimanale che mezzo secolo fa accompagnò l'ultima avventura politica di Ferruccio Parri ed Ernesto Rossi, e che ebbi la fortuna di dirigere. Rendiamo omaggio ai due leader azionisti – “Maurizio”, “Burattino” -, ora che quel mondo è sparito, ma non il loro insegnamento, il loro anticonformismo. Il recupero di questa grande tradizione riformatrice innova fortemente l’approccio tradizionale alle questioni ambientali e aiuta a correggere le facilonerie, le menzogne, i pregiudizi che caratterizzano tanta parte dell’informazione corrente su questi temi.


 

Più ancora delle pressioni prodotte dagli inquinatori, a minacciare l’ambiente sono le cattive politiche, sia di governo, sia di protesta.

Il movimento ambientalista è arretrato negli anni su posizioni settarie e controproducenti. Oggi si vedono “Verdi” di tutti i tipi tra coloro che a Napoli si battono contro la costruzione degli impianti che cancellerebbero la vergogna dei rifiuti nelle strade. Si vedono “Verdi” nella coalizione reazionaria che punta al mantenimento dell'attuale, fallimentare gestione del ciclo dell'acqua. Si vedono “Verdi” tra i barbari che distruggono i paesaggi con le torri eoliche e tra coloro che si oppongono con la violenza all'alta velocità ferroviaria. In sintesi: invece di concorrere alla soluzione dei problemi, questo ambientalismo settario finisce con l'aggravarli.

 Si tratta di una pesante sconfitta. Ma - e qui sta il paradosso perverso - alla sconfitta politica si accompagna un’egemonia culturale: tanto che la sottocultura estremista, anticapitalistica, catastrofista guadagna spazi crescenti nella stessa classe dirigente. Imprenditori e manager, docenti di tutti i gradi scolastici, giornalisti, politici, preti e vescovi, magistrati, alti burocrati, sindacalisti: insomma, la classe dirigente che dovrebbe costituire la pietra angolare del buongoverno, è sempre più permeabile alle posizioni ambientaliste più infantili e conformiste. Così, inevitabilmente, la ricerca del consenso si risolve spesso, non nel miglioramento dell’informazione e delle scelte di governo, ma nel cedimento alla demagogia.

Tutte le criticità si scaricano sull’informazione. Molti giornalisti e ambientalisti la falsificano per “la buona causa”, la distorcono con i pregiudizi ideologici e le semplificazioni, ne minano la credibilità con gli allarmi esasperati.

Ed ecco l'altra grande “depressione” informativa: i governi in genere non motivano seriamente le loro scelte, non le sostengono con strategie, numeri, statistiche, analisi costi/benefici, valutazioni delle esternalità; non le sorreggono con corrette valutazioni scientifiche. Quando più e meglio dovrebbero parlare al pubblico, i governi diventano muti. E se nasce un conflitto, tutto si riduce a un sì o a un no. I “Verdi” dicono sempre di no, gli uomini d'ordine dicono sempre e comunque di sì. Pazzesco.

Alla sua nascita, l'ambientalismo poneva una grande sfida riformatrice; è diventato invece una piccola eresia anticapitalistica. Da parte nostra, non abbiamo mai fatto cadere quella sfida; e per decenni, abbiamo tenuto questo fronte praticamente da soli. Non ci sentiamo battuti: abbiamo avuto risultati importanti, che hanno inciso sul sistema di governo dell’ambiente; ed oggi siamo pronti a rilanciare. Bisogna individuare politiche adeguate ai processi di trasformazione che investono popoli, territori, istituzioni politiche ed economiche. Per questo, c'è bisogno di una “battaglia delle idee” coraggiosa.

È l’obiettivo principale di questa Newsletter. Ai lettori che approvano le nostre idee chiediamo attenzione, collaborazione e sostegno, e quando necessario franchi confronti.

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