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LA MODIFICA DELLA DIRETTIVA UE SULL’EFFICIENZA ENERGETICA

Servono Obiettivi Coerenti per una Strategia Efficace

di: Tommaso Franci
E’ all’esame del Parlamento italiano la proposta di modifica della Direttiva 2012/27UE per l’efficienza energetica. L’obiettivo al 2030, formulato dalla Commissione UE in termini di riduzione dei consumi, non è adeguato perché non distingue fra gli effetti della crisi e il livello di efficienza effettivamente conseguito. Inoltre, l’obiettivo obbligatorio dell’aumento percentuale annuale di risparmi di energia risulta penalizzante per Paesi come l’Italia, perché non tiene conto dei risultati già conseguiti e del maggior costo per conseguirne di nuovi attraverso un più alto livello tecnologico. Gli Amici della Terra tornano a proporre la “Ricetta Italiana” per la scelta di obiettivi relativi all’intensità energetica e per una strategia realistica ed efficace.


Il 30 novembre 2016, nell’ambito del consistente pacchetto di proposte denominato “Energy winter package”, la Commissione europea ha presentato la proposta di modifica della direttiva 2012/27/UE per l’efficienza energetica. Si tratta di uno dei tasselli previsti dal percorso tracciato dalla “Union Energy” finalizzato alla messa a punto di un nuovo ciclo 2020 – 2030[1] di politiche energetico ambientali UE che modifica, per vari aspetti, l’impostazione di quello precedente. In particolare, non ci saranno obiettivi vincolanti 2030 per le rinnovabili fissati a livello UE per i singoli stati, come invece è stato per gli obiettivi 2020 con la direttiva 2009/28/UE.

La nuova impostazione europea delle politiche energetico ambientali parte dalla fissazione di tre obiettivi 2030 considerati vincolanti a livello UE: riduzione del 40% delle emissioni climalteranti rispetto al 1990; raggiungimento del 27% di penetrazione delle fonti rinnovabili nei consumi di energia e, per l’efficienza energetica, una riduzione dei consumi di energia del 27%, riservandosi di innalzare tale valore al 30%. Non ci saranno più piani separati ed elaborati con criteri diversi per la riduzione dei gas serra e per l’incremento di rinnovabili ed efficienza: ogni paese dovrà predisporre un unico piano nazionale integrato energia e clima fissando contestualmente i propri obiettivi nazionali per fonti rinnovabili ed efficienza energetica. Da oggi al 2020 è previsto un processo di concertazione tra UE e stati membri, col fine di avere una coerenza del complesso dei piani nazionali rispetto al conseguimento degli obiettivi 2030 fissati a livello UE.

La proposta della Commissione di modifica della direttiva 2012/27/UE è in questo momento all’esame delle Camere che sono chiamate ad esprimere un parere per la formazione della posizione che il Governo italiano terrà nella fase negoziale tra gli stati membri nel corso del 2017 e che dovrebbe portare ad una posizione comune prima dell’esame della proposta da parte del Parlamento Europeo. In relazione alla parziale revisione dell’attuale direttiva per l’efficienza energetica per renderla coerente con la prospettiva degli obiettivi 2030, la Commissione UE aveva tenuto, a fine 2015, una consultazione sulle due principali modifiche individuate: a) nella definizione del macro obiettivo 2030 indicativo di miglioramento dell’efficienza energetica; e b) nel ruolo degli obiettivi vincolanti di risparmio energetico negli usi finali di energia conseguibili tramite regimi obbligatori (come quello dei certificati bianchi) o strumenti alternativi (come le detrazioni fiscali e il conto termico).

 

La proposta della Commissione per il macro obiettivo indicativo di efficienza energetica al 2030

La proposta della Commissione UE di modifica della direttiva conferma la precedente impostazione per la formulazione dell’obiettivo indicativo 2030 di efficienza energetica e propone, come già prefigurato, di innalzare tale obiettivo dal 27 al 30%. Con questa proposta, l’obiettivo 2030 di efficienza energetica espresso come riduzione di dei consumi continuerebbe ad avere come riferimento l’evoluzione dei consumi da qui al 2030 di uno scenario di riferimento formulato nel 2007[2] prima della crisi economica e che prevedeva per l’Italia, dal 2005 in poi, una crescita dei consumi di energia primaria fino a 219 Mtep in quindici anni (vedi Figura 1). Nella realtà, i consumi di energia primaria nel 2016 si sono ridotti a circa 150 Mtep. Con questo criterio, il livello obiettivo di riduzione del 30% dei consumi rispetto al valore 2030 dello scenario di riferimento in Italia (153,4 Mtep) è  già stato raggiunto nel 2013. Semplicemente mantenendo il livello dei consumi registrati nel 2015 e nel 2016, l’Italia nel 2030 sarebbe già oltre l’obiettivo del 30%, avendo già conseguito una riduzione del 32,3% rispetto ai livello indicato dallo scenario di riferimento.

Figura 1. Italia, consumi di energia primaria 1990-2016 e obiettivi 2020 - 2030 di efficienza energetica

Fonte: elaborazione e stime Amici della Terra Italia su dati Eurostat, MSE.
 

Al momento della consultazione, gli Amici della Terra hanno dato il proprio contributo[3] che metteva in evidenza la questione, già sollevata da tempo[4], dell’assurdità degli obiettivi 2020 e 2030 di miglioramento dell’efficienza energetica, formulati come valore percentuale della riduzione dei consumi rispetto ad uno scenario di riferimento formulato nel 2007, prima della crisi economica, quando si prevedeva una rilevante crescita dei consumi fino al 2030. Già in quell’occasione veniva evidenziato che: “l’obiettivo UE 2020 per l’efficienza energetica non è formulato in modo adeguato, ma è relativo al semplice consumo di energia; consumo che può ridursi per via della crisi economica, anche indipendentemente dai miglioramenti nell’efficienza degli usi delle risorse energetiche, come sta accadendo questi ultimi anni. Inoltre, mentre gli obiettivi di riduzione dei gas serra sono riferiti al livello storico del 1990, per la riduzione dei consumi di energia primaria, la direttiva 2012/27/UE ha adottato uno scenario di riferimento (assenza di nuove politiche) formulato prima della crisi economica. L’obiettivo 2020 UE per l’efficienza energetica è quindi formulato in modo doppiamente fuorviante. In base ad esso, l’obiettivo UE 2020 prevede una riduzione dei consumi di energia del 20%. In Italia, con la Strategia Energetica Nazionale (SEN 2013) e poi con il PAEE 2014, tale obiettivo sempre per il 2020 è stato portato al 24% di riduzione dei consumi rispetto allo scenario di riferimento, obiettivo già raggiunto e superato nel 2013.”

Tuttavia, in questo scenario, è utile sottolineare che la posizione dell’Italia  è molto diversa rispetto a quella della UE a 28 e a quella di ognuno degli altri principali paesi membri. Rispetto all’obiettivo 2020, l’UE nel suo complesso non ha ancora raggiunto l’obiettivo di riduzione del 20% con un livello dei consumi di 1.529 Mtep che si sono ridotti  del 17% circa.

La Figura 2 mostra, per i primi 12 principali paesi[5] della UE, in termini di consumi energetici, il grado di conseguimento dell’obiettivo 2020 di efficienza energetica così come fissato dalla direttiva 2012/27/UE. Emerge che, tra questi paesi, la Germania è quella che ha la peggiore performance con una riduzione solo del 7%. Molto lontani dal target 2020, con una riduzione minore del 10% si collocano anche l’Austria e il Belgio. Altri 7 paesi, nel 2015, fanno registrare riduzioni tra l’11% e il 19%. Rispetto all’obiettivo 2020 l’Italia fa registrare una riduzione del 26%. Oltre questo valore si trova la Spagna che fa registrare una riduzione del 32%.

Figura 2. Grado di conseguimento dell’obiettivo UE 2020 di efficienza energetica al 2015 (*)
Fonte: elaborazione e stime Amici della Terra Italia su dati Eurostat.
 
 

La proposta della Commissione per un obiettivo 2030 obbligatorio di risparmi nei consumi finali di energia

Accanto all’obiettivo indicativo 2020, la Direttiva 27/UE/2012, in base all’articolo 7, prevede che gli Stati membri fissino un obiettivo 2020 cumulativo di risparmio energetico, da conseguire tra il 2014 e il 2020, di carattere vincolante, pari a un incremento dell’1,5% annuo dei consumi finali. La direttiva indica anche i criteri con cui correlare questo obiettivo ai consumi finali di energia. Tale obiettivo può essere conseguito tramite i regimi obbligatori di efficienza energetica, come i Certificati Bianchi, o attraverso altri incentivi per l’efficienza energetica.

L’Italia con il PAEE 2014 e la notifica alla Commissione per l’attuazione dell’articolo 7 ha definito il proprio obiettivo vincolante di risparmio energetico da conseguire tra il 2014 e il 2020, e ha scelto di utilizzare come strumenti il meccanismo dei certificati bianchi, le detrazioni fiscali e il conto termico.

Per conseguire tale obiettivo vincolante, il PAEE 2014 prevede che, secondo la progressione mostrata dalla Figura 3, a partire dagli 0,85 Mtep/a di risparmi nei consumi finali di energia del 2014, si arrivi fino a 6,75 Mtep/a nel 2020. Sempre secondo le previsioni del PAEE 2014, il 62% dei risparmi necessari a conseguire questo obiettivo, nei sette anni, dovrebbero essere generati dal meccanismo dei Certificati Bianchi.

La proposta di modifica della direttiva elaborata dalla Commissione su questo punto prevede sostanzialmente di estendere al 2030 l’obiettivo obbligatorio di incremento annuo di risparmi energetici mantenendo la progressione dell’ 1,5% dei consumi finali. Tale progressione in termini cumulativi dovrebbe portare al 2030 a conseguire un volume annuo di risparmi pari a circa 16 Mtep.

Figura 3. Italia, obiettivi 2014 -2030 di risparmio energetico negli usi finali 

Fonte: elaborazione e stime Amici della Terra Italia su dati Eurostat e MSE. 

Una simile progressione però, nel caso italiano che ha già raggiunto un elevato livello di efficienza energetica, richiederebbe investimenti molto superiori a quelli degli altri paesi, determinando un gap di competitività a spese  del nostro sistema produttivo.

Come nota anche il Governo italiano nel documento che accompagna la richiesta di parere al Parlamento, l’obiettivo non tiene conto del livello già raggiunto di miglioramento dell’efficienza energetica e dei risultati conseguiti dalle misure di promozione già attuate. La sua rigida applicazione rischia di essere penalizzante  proprio per i paesi già oggi più efficienti.

Inoltre, come risulta evidente, l’obiettivo obbligatorio di risparmio energetico al 2030 che si vuole introdurre con la modifica proposta dalla Commissione all’articolo 7 della direttiva 2012/27/UE, è completamente scollegato da quello generale per l’efficienza energetica espresso in termini di riduzione dei consumi.

Invece, per valutare correttamente la portata di un simile obiettivo è utile operare una simulazione dei risultati attesi. Se i risparmi conseguiti in base all’obiettivo obbligatorio si traducessero in una riduzione effettiva dei consumi finali, nel caso dell’Italia, rispetto a quanto previsto dalla scenario di riferimento più aggiornato[6] sulla evoluzione dei consumi da oggi al 2030 in assenza di nuove politiche per la promozione dell’efficienza energetica, si avrebbe un ulteriore calo dei consumi fino circa 105 Mtep nel 2030 (vedi Figura 4).

Figura 4. Italia, consumi finali di energia 1990-2016 e obiettivi 2020-2030 per l’efficienza energetica
Fonte: elaborazione e stime Amici della Terra Italia su dati Eurostat, MSE.

I consumi, nel 2030, tornerebbero al livello di quelli del 1990 con una riduzione del 39% rispetto allo scenario di riferimento del 2008. Ma per sostenere un simile scenario, un paese manifatturiero come l’Italia dovrebbe poter mettere in atto nuove politiche e strumenti di intervento in modo stabile e senza incertezze (come quelle che hanno gravato il meccanismo dei certificati bianchi negli ultimi anni). Un meccanismo di progressione rigido e penalizzante come quello proposto non aiuterebbe certamente questa prospettiva.

 

La proposta della commissione è inadeguata, è necessario un approccio alternativo

Risulta chiaro che è necessario superare i limiti dell’impostazione UE delle politiche di promozione dell’efficienza energetica attraverso l’adozione di un nuovo approccio che faccia dell’efficienza energetica il perno delle politiche di ripresa economica. E’ necessario adottare un indicatore che possa esprimere il miglioramento di efficienza energetica in modo collegato alla crescita della competitività del Paese. L’intensità energetica, che esprime il rapporto tra una unità di ricchezza o produzione e la quantità di energia necessaria per realizzarla, è un indicatore che consente, molto meglio dell’andamento dei consumi, di registrare l’effettivo miglioramento dell’efficienza energetica nelle attività di produzione o consumo. Ad esso andrebbero associati obiettivi settoriali (definiti attraverso specifici indicatori) di miglioramento dell’efficienza energetica nei diversi settori di consumo finale dell’energia. Un solido rilancio dell’economia italiana può passare solo attraverso investimenti di miglioramento dell’efficienza energetica nei processi produttivi in chiave di crescita della competitività. Assumere la riduzione dell’intensità energetica come principale obiettivo costituisce la premessa per un’effettiva integrazione delle politiche ambientali con le politiche industriali.

L’Italia dovrebbe farsi promotrice di questo cambiamento nelle politiche di efficienza energetica della UE superando la proposta della Commissione a partire dalla definizione dell’obiettivo 2030 di miglioramento dell’efficienza energetica.

Inoltre, un approccio alternativo a quello proposto dalla Commissione potrebbe essere quello di adottare un criterio di premialità, consentendo una maggiore flessibilità nella definizione delle politiche di promozione del miglioramento dell’efficienza energetica ai paesi che hanno già raggiunto nel 2015 la riduzione del livello di consumi al livello previsto per il 2030. Per questi paesi, l’obiettivo 2020 – 2030 di risparmio energetico dovrebbe diventare indicativo e  ad essi dovrebbe essere consentita una maggiore flessibilità nella definizione delle misure di sostegno rispetto ai requisiti richiesti dalla proposta. In questa prospettiva potrebbe essere effettivamente ridisegnato il meccanismo dei certificati bianchi come strumento economico in grado di offrire un elevato grado di efficacia ed efficienza all’intervento pubblico nelle politiche energetico-ambientali. 

 

NOTE

[1] Vedi articolo “L’Italia prima e dopo Parigi

[2] “European Energy and Transport – Trends to 2030 - Update 2007”, European Commission 2008.

[4] Vedi « La ricetta italiana »

[5] I paesi considerati costituiscono più dell’80% dei consumi della UE.

[6] «EU Reference Scenario 2016 Energy, transport and GHG emissions Trends to 2050 », EU 2016.

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