Tags: Efficienza energetica, Certificati bianchi
VERSO L’XI CONFERENZA PER L’EFFICIENZA ENERGETICA
TEE, Come Salviamo il Meccanismo?
- di: Dario Di Santo
- FIRE, l’associazione dell’Energy Management, com’è ovvio, sta sul pezzo dei Certificati bianchi e del loro indispensabile rilancio. Dalla loro newsletter, sulla scia del dibattito aperto, proponiamo l’intervento del direttore che ricapitola le critiche e le proposte di FIRE presentate in diverse sedi.
L’abbandono in cui versa lo schema dei certificati bianchi – che la proposta di Piano nazionale integrato energia-clima ancora pone come strumento principe per raggiungere gli obbiettivi al 2030 – appare sempre più preoccupante. Di certo gli avvicendamenti governativi e il contrasto al vertice del GSE che hanno caratterizzato la scorsa estate non hanno aiutato, ma si tratta di problemi di governance che devono essere superati, pena il mancato raggiungimento degli obiettivi sull’efficienza energetica e il relativo impatto sul percorso di decarbonizzazione.
Nonostante le difficoltà, la forte partecipazione al tradizionale convegno organizzato da FIRE a KeyEnergy lo scorso 6 novembre mostra che gli operatori non hanno perso le speranze e che lo schema può ancora svolgere un ruolo chiave.
Per contribuire alla ricerca di soluzioni, la FIRE già a gennaio 2019 aveva prodotto un documento di proposte rivolte a MiSE e GSE, realizzato nell’ambito di un gruppo di lavoro con la partecipazione di AICEP, ANIMA, Assistal, Assoege, Assoesco, Federchimica, Federesco, Utilitalia. Di seguito i principali aspetti affrontati nel documento:
Cap al contributo tariffario ed emissione di TEE “virtuali”.
Queste misure hanno una giustificazione in un contesto emergenziale, ma vanno necessariamente superate per tornare a tutti gli effetti ad un meccanismo di mercato. Purtroppo la situazione rimane critica, con una forte carenza di TEE sul mercato. Senza interventi si rischia dunque di trovarsi nel 2020 a gestire una situazione molto complicata, in particolare per i soggetti obbligati e per il raggiungimento dei target previsti dalla direttiva sull’efficienza energetica. Occorre agire sia lato definizione dei target, in modo che questi possano indirizzare in modo adeguato lo schema nei prossimi anni, sia lato offerta, rivitalizzando quest’ultima con interventi regolatori che consentano di superare le attuali barriere.
Necessità di regole chiare.
La gestione del meccanismo negli ultimi anni ha sofferto la carenza di confronto e supporto con gli stakeholder e gli operatori coinvolti nello schema. Tematiche complesse come l’addizionalità e la misura e verifica dei risparmi richiedono un confronto continuo e aperto fra Gestore e operatori. Il call center del GSE è risultato deficitario in ragione della complessità tecnica delle problematiche collegate ai progetti. La mancanza di chiarezza ha contribuito a portare le proposte respinte negli ultimi tre anni al 40-50%. Occorre un’unità dedicata alla discussione ex-ante, un tema su cui il GSE ha avviato un percorso di apertura negli scorsi mesi e su cui rimane molto lavoro da fare.
Data di avvio dei progetti.
Considerata la complessità dei progetti nei grandi impianti industriali, si auspica una maggiore flessibilità per la definizione delle tempistiche di avvio dei lavori, in quanto specialmente con i progetti complessi è difficile, se non impossibile, rispettarle. Un ulteriore aspetto critico sulla data di avvio dei progetti è relativo alla documentazione da produrre per dimostrane la veridicità. Rispetto a questo punto, però, il GSE ha nel frattempo avviato un percorso di chiarificazione con la pubblicazione dello Studio Osservazionale.
Trasparenza.
Nell’ultimo anno e mezzo si sono ridotte le informazioni fornite con regolarità sull’andamento dello schema. Ad esempio, il GME pubblica meno dati sui TEE rilasciati nell’ambito della sua newsletter ed il GSE non fornisce indicazioni sui PC nell’ambito del contatore e non aggiorna gli open data con la frequenza precedente. Ciò rende più difficile fare valutazioni sull’andamento dell’offerta, un aspetto poco in linea con un meccanismo di mercato.
Contenzioso.
L’emersione delle truffe nel 2017 ha poi portato alla realizzazione di controlli a tappeto sulle schede standard più problematiche. L’approccio seguito per verificare la regolarità dei progetti è stato quello della richiesta di una gran mole di documenti (e.g. fatture, schemi di impianto, visure catastali, APE, contratti con utenti, etc.), cui molti soggetti non sono stati in grado di rispondere positivamente. Ciò ha generato l’annullamento di numerosi progetti, con richiesta di restituzione dell’incentivo percepito, e il conseguente ricorso al TAR da parte dei proponenti coinvolti. La risoluzione di tale contenzioso appare fondamentale, sia per chiarire l’effettivo ruolo delle truffe e quello invece dell’assenza di prescrizioni chiare sulla documentazione da conservare per i controlli, sia per capire quanti TEE potranno eventualmente tornare disponibili sul mercato, sia, soprattutto, per ricostruire un clima di chiarezza e fiducia.
Valorizzazione dei risultati conseguiti.
Lo schema non ha prodotto solo risparmi energetici, ma ha consentito negli scorsi anni di qualificare il mercato degli operatori, in particolare ESCO ed EGE, e di incrementare l’attenzione data dalle imprese agli investimenti in efficienza energetica. Un risultato frutto delle sue caratteristiche di base, come l’attenzione alle procedure di misura e verifica dei risparmi, la strutturazione dei PC (e prima delle PPPM), la descrizione dettagliata dei progetti da un lato e del supporto economico dall’altro. Si tratta di effetti fondamentali per accelerare la trasformazione del mercato richiesta per raggiungere gli obiettivi al 2030.
I problemi indicati si possono superare. Al momento FIRE sta collaborando con Confindustria per produrre un documento di proposte articolato, che tenga conto anche degli sviluppi degli ultimi mesi. Serve però la volontà politica di farlo. Una volontà che dovrebbe essere naturalmente presente in un Governo che ha posto il Green New Deal al centro del proprio programma e che speriamo dunque possa presto trovare attuazione.
Chiudo evidenziando che i certificati bianchi sono un tema complesso, difficile da trattare in un articolo di rivista o newsletter senza necessariamente risultare superficiali. Nel mio blog sono disponibili approfondimenti e valutazioni aggiuntive, anche in relazione alla possibilità di optare per schemi alternativi. Segnalo in particolare tre post che possono essere di interesse di chi volesse capirci di più:
• https://www.dariodisanto.com/certificati-bianchi-e-tempo-di-intervenire/
• https://www.dariodisanto.com/white-certificates-in-italy-will-it-overcome-the-huge-challenges-it-has-been-facing-in-the-last-three-years/
• https://www.dariodisanto.com/certificati-bianchi-unanalisi-sullo-schema/